71 - Tempo

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«Sono felice che sei tornato, Warren.»

Sollevai il volto dallo schermo del telefono e incontrai un paio di occhi ciliegio che mi fissavano briosi. Provai a ricambiare con la stessa energia, ma dentro di me non c'era spazio per nessun sentimento che somigliava alla contentezza.

Era da quasi tre mesi che il mio stato d'animo non cambiava, la depressione e la tristezza mi accompagnavano da quel maledetto pomeriggio nel quale la mia vita si era completamente rivoluzionata. Una vita senza Rory. Senza il mio amore, la mia principessa... Aveva un sapore orrendo e mi veniva da vomitare.

Mi ero chiuso in me stesso, non avevo voluto nessuno attorno, neppure i miei amici; avevo saltato la sessione invernale senza preparare gli esami, gli unici miei compagni erano stati il computer, la televisione e i videogiochi. Persino mia madre non era stata in grado di smuovermi, nonostante mi fosse rimasta vicina e mi avesse confortato ogni singolo giorno.

Dovevo essere stato un peso in quelle settimane, soprattutto per lei, eppure non riuscivo a stare meglio, non c'era niente che mi rincuorasse.

Sospirai e tornai con lo sguardo sul monitor: una foto di me e Rory faceva da blocco schermo, era rimasta lì assieme a tutte le altre nella memoria e a quelle che mi ero passato dal telefono di Rory, dopo che avevo chiesto ai nonni di poterlo avere. Nella foto posavo il mento sul suo capo, abbracciandolo da dietro attorno al petto, i sorrisi erano su entrambi i nostri volti e le sue braccia erano allungate in avanti per sorreggere il cellulare e scattare.

Potevo essere più patetico di così? Forse sì, ma non me ne fotteva nulla. I miei occhi non erano capaci di spostarsi da quel volto truccato e pieno d'amore per me. Soprattutto non erano capaci di rimanere impassibili, diventavano sempre lucidi.

«Vuoi che ti presti gli appunti?» Kevin mi distrasse ancora una volta, ancora con quel sorriso. Perché sorrideva? Non stava male per la perdita del suo amico? Perché lui poteva sorridere e io no?

«Faccio la fotocopia e ti riporto il quaderno domani» dissi atono, poi fissai di nuovo il blocco schermo e, l'istante dopo, una mano calda fu sulla mia.

«Warren...» mormorò Kevin.

«Che c'è?» domandai brusco e scossi le spalle.

«Basta...» disse. Aggrottai le sopracciglia, confuso, mentre il cellulare tornava nero, e lui continuò: «Hai passato più tempo a sbloccare e bloccare il telefono che ad ascoltare il prof. Non ti fa bene.»

«Decido io come passare le lezioni» ribattei con rabbia, la fronte piena di rughe. «Soprattutto quando sono noiose come questa.»

«Lo sai che non è una questione di noia.»

Dov'era Trey quando serviva? Doveva per forza andare a prendersi un caffè con Stephan? Se fosse rimasto in aula, durante la pausa, avrebbe tenuto lontano dagli affari miei il suo fidanzato. Non avevo bisogno delle preoccupazioni di Kevin e nessuno poteva capirmi, men che meno lui, che si era già dimenticato di Rory e viveva felice la sua storia d'amore.

Ero invidioso di Kevin? Assolutamente sì. Non trovavo giusto che lui potesse amare Trey, mentre io ero dilaniato dalla perdita; che lui avesse superato gli esami, mentre io non ero riuscito neppure ad aprire un libro; che i suoi occhi fossero allegri, mentre i miei solo pieni di angoscia. Ma cosa sto pensando? Portai una mano alla fronte, poi premetti due dita sulle palpebre fino a vedere tante lucine guizzare qua e là.

«So che fa male» disse Kevin. Si aggrappò al mio braccio e lo lasciai fare. «Credimi, fa ancora male anche a me, ogni singolo giorno, ma non si può rimanere ancorati al passato. Non nel modo in cui fai tu... Ti procuri solo più dolore.»

Come Guardare il SoleWhere stories live. Discover now