51 - Ingenuità

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Essere in quel locale insieme a così tanta gente, la musica alta, gli odori penetranti e le chiacchiere allegre tra quei ragazzi che non conoscevo, mi stordiva. Non ero affatto il tipo che amava il casino... A dirla tutta, non avevo mai potuto testarlo, perché non avevo mai avuto un amico con il quale farlo, ma avevo capito che mi trovavo più a mio agio nella tranquillità di un divano.

Kevin era al mio fianco e mi teneva la mano, oppure ero io che la tenevo a lui per timore di perdere l'unico contatto con la realtà, ma non era importante, rimaneva comunque un tocco confortante e caldo.

Rory si stava dando alla pazza gioia con i suoi amici Robert e Julian, anche loro omosessuali, inoltre c'era una sua compagna d'università, Vicki. Discutevano a gran voce di ogni minima sciocchezza, apparivano complici e affiatati, sembrava davvero bello avere degli amici che ti amavano in quel modo.

Seppure ci fossero stati dei cambiamenti nella mia vita, ancora non mi sentivo totalmente realizzato: com'era ovvio, non intervenivo molto nei discorsi, mi limitavo a ridere, scambiare quattro parole con Kevin e Warren (con i quali avevo più confidenza) e per la maggior parte facevo da spettatore. Malgrado ciò stavo passando una bella serata e i vestiti in cui mi aveva costretto Rory non erano tanto male. Dovevo soltanto acquisire più sicurezza, essere partecipe e magari tirare fuori qualche argomento.

«Andiamo a ballare!» esclamò Rory, fece leva coi palmi sul tavolo e si alzò.

«Scarso come sei, forse è meglio se rimani al tuo posto» lo prese in giro Warren, spazzolando i rimasugli di panna nel piattino. Rory gli fece la linguaccia e soffiò come un gatto, così come si addiceva al suo costume, e gli mostrò le unghie finte affilate.

«Non ascoltarlo, andiamo a divertirci e a far cadere qualcuno ai tuoi piedi, lui è soltanto un etero che non sa cosa si perde» commentò Robert e prese per mano Rory. Ero sicuro che quel ragazzo non sapesse il trambusto che era successo tra Rory e Warren, la sua espressione e il suo tono erano troppo scherzosi, non si era neppure accorto del cambio di faccia di Warren. Che ancora accusasse le conseguenze delle sue parole?

«Vieni anche tu!» Rory strattonò Kevin e la sua mano sicura mi abbandonò.

«Trey» mi richiamò Kevin con una scintilla negli occhi meravigliosa, «balli?»

Scossi il capo, non ero proprio il tipo che si buttava in mezzo alla folla, e non ero capace. «Rimango con Warren.»

Kevin indugiò prima di essere trascinato via da Rory. Era il suo compleanno ed era giusto che stesse con lui, non c'era alcun problema e a me era passata la gelosia; inoltre non era necessario rimanere incollati tutto il tempo. Giusto? Anche se l'ansia di essere da solo mi sovrastò, però poi mi resi conto di non esserlo.

Indirizzai il volto verso Warren, che stava bevendo un analcolico ai frutti di bosco.

Dopo che Kevin l'aveva picchiato, si era allontanato dal nostro gruppo. Se dapprima era stato Kevin quello che non lo voleva intorno, dopo qualche giorno le cose si erano ribaltate ed era stato Warren a isolarsi di sua spontanea volontà. Nonostante lo avessimo invitato a stare con noi, non c'era stato verso di riallacciare i rapporti, nemmeno Stephan era riuscito a parlarci durante i viaggi in treno.

Poi non avevo compreso bene le dinamiche, ma Warren, una mattina, era arrivato prima di tutti noi in aula e si era seduto ai nostri soliti posti. Nessuno aveva domandato niente, l'avevamo accolto di nuovo come buoni amici. L'atmosfera era decisamente cambiata da quando eravamo tornati un gruppo, benché fosse evidente che qualcosa ancora mulinava nella testa di Warren, ed ero sicuro che si trattava di Rory.

«Perché non sei andato con il tuo fidanzato?» domandò Warren, posò il bicchiere e incrociò le braccia sul tavolo.

«Non è il genere di cose che...» Feci un cenno col capo e sperai che bastasse. «E tu?»

Come Guardare il SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora