°due°

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[LUKE]

Quel giorno, finite le lezioni, non avevo nessun allenamento così io e Calum andammo a pranzare in un bar vicino ai dormitori per poi caricarci le chitarre in spalla per andare al parco a suonare in tranquillità. Quel giorno il mio migliore amico si stava lamentando di un ragazzo conosciuto la sera prima, riccioli d'oro, così lo aveva chiamato il corvino in senso dispregiativo. Continuava a blaterare su quanto fosse coglione e quando la sua risata gli stesse sul cazzo. Io ridevo, cercando di alleggerire la situazione ma quando Calum si offendeva per qualcosa era davvero la fine. Non invidiavo per niente quel povero ragazzo dai capelli ricci.

"Capisci? Mi è venuto a dosso come se nulla fosse, poi mi ha guardato, mi ha sorriso e se ne è andato.. Senza neanche chiedermi scusa!" mugolò il corvino sedendosi a terra e accavallano le gambe per poter mettere la chitarra su di esse. Sbuffò mentre io alzavo gli occhi al cielo e mi sedevo accanto a lui." Devo comprarmi quel basso che abbiamo visto settimana scorsa.." sussurrò sospirando sognante.

Era una vita intera che Calum aspettava di comprarsi un basso coi controcazzi come deceva lui ogni volta. La sua famiglia, come la mia, non ha mai avuto tanti soldi e per poter venire all'università abbiamo iniziato a lavorare quando avevamo solo 15 anni. La nostra amicizia iniziò proprio così. Io facevo il barista in un piccolo e squallido bar della mia città natale, Sydney, mentre lui cercava disperatamente di farsi prendere per suonare lì.

Il ricordo di un piccolo Calum Hood vestito in maniera orribile, con un pantalone della tuta grigio e una canottiera rossa fuoco, privo di tatuaggi e muscoli si irradiò dentro la mia testa facendomi sorridere. Eravamo così piccoli. Ricordo che lo guardavo venire al bar tutti giorni, pregare il mio capo per poi prendere una brioche al cioccolato e andarsene sconsolato. Un giorno però, prima di andarsene, si voltò a guardarmi e scoppiammo a ridere assieme. Eravamo ridicoli. Lui che sembrava un cagnolino bastonato e io, magro e vestito non meglio di lui, con un grembiulino nero a dosso e del caffè sulla manica della maglia bianca.

Quella sera convinsi il mio capo a far suonare Calum e non ci separammo più.

Posai un braccio attorno alle spalle del mio amico corvino mentre lui accordava la sua chitarra e pizzicava le corde con un plettro rosso che gli avevo regalato un paio di giorni fa, trovato per terra e ritenuto un piccolo porta fortuna.

"Lo avrai Cal; promesso" dissi sorridendo. Lui si voltò verso di me e sorrise dolcemente per poi lasciarmi un bacio sulla fronte.

"Hai intenzione di andare al ballo delle matricole?" chiese dopo un po' che provava qualche accordo. Scossi la testa.

"No, non penso. È una cosa per loro e non penso sia giusto rovinarglielo, perché so che se ci andassi mi ritroverei ubriaco a limonare con qualche matricola e non sarebbe bello" dissi ridendo subito dopo seguito dal moro.

"Io penso di andarci invece, in fondo non penso ci sia davvero qualcosa di alcolico in quella palestra" disse, scrollando le spalle e tornando a concentrarsi sulle corde della sua chitarra.

"Bah.. E con chi ci andrai?" chiesi.

"Con te naturalmente" rispose scrollando le spalle una seconda volta, come se non avesse sentito la mia risposta. Mi voltai verso di lui che stava già ridendo sotto ai baffi.

"Non hai sentito quello che ho detto poco fa? Non ho intenzione di venire" dissi e scostai in fretta lo sguardo dal suo sapendo benissimo che da lì a poco avrebbe attuato la sua tattica segreta.

E infatti poco tempo dopo avevo il suo viso davanti. Il labbro inferiore tirato fuori e gli occhi lucidi. Mi morsi il labbro costringendo il mio sguardo da tutt'altra parte ma le sue mani fredde si posarono sulle mie guance girandomi di nuovo verso di lui.

"Cal.." sussurrai frustrato.

"Dai perfavore Lukey" disse continuando a fare quella sua fottuta faccia da cucciolo bastonato.

Sbuffai alzando gli occhi al cielo e lui esultò sapendo benissimo di avermi convinto.

"Va bene, vengo con te.. Ma se succede qualcosa ti soffoco con un cuscino appena arriviamo in stanza" dissi puntandogli il dito contro al petto e fulminandolo con lo sguardo.

"Tanto mi vuoi troppo bene per farlo, quindi ti risponderò che va bene.. Sapendo già che probabilmente tu farai qualche cazzata e poi io risolverò.. Come al solito" disse pavoneggiandosi.

"Sei uno stronzo, Hood" dissi buttandolo per terra e iniziando a torturargli i fianchi con il solletico, suo punto debole, mentre lui si contorceva ridendo con le lacrime agli occhi. "Ok, ora basta.. Siamo venuti qui per suonare non per far pensare alle persone che ci sono qui che stiamo insieme" dissi ridendo mentre guardavo le facce di alcune signore sconvolte mentre ci guardavano e mamme che coprivano gli occhi ai bambini che ci indicavano in maniera curiosa.

Ci sedemmo di nuovo composti, contro un albero, e dopo aver abbracciato le nostre chitarre accordate alle perfezione iniziammo a suonare qualche canzone. Le nostre voci assieme mi piacevano particolarmente e più volte, negli anni passati, avevo pensato di unirmi a lui in qualche sua esibizione nel bar.

Il pomeriggio passò in fretta e quando arrivò l'ora di cena ci fermammo in un fast food. Cenammo tranquilli, ridendo e scherzando sui tempi passati. Quando tornammo in camera Calum si sedette alla sua scrivania e iniziò a scrivere un tema che avrebbe dovuto consegnare solo il giorno dopo ma che gli avevano assegnato più di due settimane prima. Io ridevo, sdraiato tranquillamente sul mio letto, mentre lo guardavo sclerare e darsi del deficente per non aver pensato a iniziare prima quel compito. Ma tanto finiva sempre così, rimandava tutto e poi sclerava per fare le cose bene all'ultimo minuto. Non so come facesse ma alla fine prendeva sempre il massimo dei voti.

Alle undici e mezza lui era ancora piegato sul suo quaderno di letteratura mentre io, con le cuffie nelle orecchie, giravo i social che avevo sul telefono fin quando questo non suonò segnando l'arrivo di un messaggio da parte di lui.

Da : "Mike"
“*immagine*”

Sgranai quando la foto si caricò e notai che il ragazzo che odiavo mi aveva mandato la foto del suo cazzo.

Da : "Mike"
“Buonanotte baby boy”

Recitava il messaggio dopo facendomi alzare nuovamente gli occhi al cielo. Quel giorno avevo compiuto quel gesto così tante volte che mi faceva male la testa.

A : "Mike"
“Smettila di chiamarmi così Clifford!”

Scrissi prima di spegnere il telefono e crollare tra le braccia di Morfeo.

Rivality{Muke} #Wattys2019Where stories live. Discover now