°cinque°

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[MICHAEL]

Quel noioso Mercoledì alcune classi dell'università sarebbero andate in gita a vedere la mostra d'arte di qualche pittore e scultore della quale ignoravo l'esistenza. Decisamente non mi interessava andare a quella stupida uscita scolastica ma avrei preferito quello a stare tre ore chiuso in una classe con qualche matricola ribelle per punizione. E in fondo che cosa avevo mai fatto? Avevo semplicemente cosparso di pittura e carta igienica la scrivania dell'insegnante di inglese! Quell'arpia mi aveva presa di punta dall'inizio, metteva sempre voti più bassi di quelli che in realtà meritavo, per spronarmi, se qualcuno faceva rumore incolpava sempre me e non esitava un secondo a farmi andare alla lavagna. Se lo meritava.

E a detta di mio padre anche io meritavo di stare in punizione e di saltare l'uscita assieme ai miei compagni.

Stavo con la testa posata sulle braccia mentre cercavo di schiacciare un pisolino ma i sussurri dietro alla mie spalle mi urtavano il sistema nervoso facendomi ribollire il sangue nelle vene. Una ragazza del primo anno e un ragazzo della squadra di calcio di quel biondino stavano parlando tra di loro, ridacchiando. Non riuscivo a sentire bene tutta la conversazione ma sentivo che la ragazza, Leila, avrebbe voluto invitare Luke al ballo delle matricole che si sarebbe tenuto solo la sera dopo. Il suo amico, Harold, la spingeva a farlo il prima possibile dicendole che non avrebbe mai rifiutato una ragazza bella come lei e le dava dei consigli su come vestirsi.

Mi alzai dal banco trattenendo una risata, quella povera sfigata non aveva nessuna opportunità con quel ragazzo troppo orgoglioso per ammettere di essere gay e lo sapevo bene. Chiesi il permesso per andare in bagno ma nel tragitto per tornare vidi il migliore amico del biondo, Calum se non sbaglio, attaccato con la schiena agli armadietti mentre leggeva un libro.

Lo raggiunsi con un paio di passi e mi accomodai accanto a lui che appena mi vide alzò gli occhi al cielo infastidito e smise di fare quello che stava facendo per girarsi nella mia direzione.

"Cosa vuoi Michael?" chiese con aria annoiata.

"Come mai sei qui da solo? Dov'è il tuo amichetto?" chiesi facendo un piccolo sorrisetto malizioso e divertito. Lui sbuffò.

"Luke, ha un nome. Usalo." disse guardandomi con aria truce, peccato che lui non sapesse quanto bene sapevo il suo nome e come mi piaceva gemerlo.

"Ok, dov'è Luke?" chiesi di nuovo accontentandolo.

"Sono qui, che vuoi?" chiese mettendosi tra me e il suo amico, le braccia tese e la mano contro agli armadietti vicino al mio viso.

"Come mai non sei in gita biondino? Anche la tua classe è andata no?" chiesi mordendomi il labbro facendolo diventare ancora più rosso e gonfio.

"E tu? Come mai non sei con loro? Dovevi proprio rimanere qui per rompere i coglioni al mondo?" chiese avvicinandosi al mio viso e spostando sempre più indietro Calum, quasi a volerlo proteggere, da me.

"Non mi piace quando sei di cattivo umore, piccolo" dissi a bassa voce allungando una mano per sfiorare con le dita il suo zigomo. "Perché questo pomeriggio non vieni da me che ti faccio passare tutto questo nervoso?" chiesi cercando di essere il più sensuale possibile, avvicinando il mio viso al suo e facendo scontrare delicatamente i nostri nasi.

Calum non vedeva ne sentiva nulla, aveva comunque perso totalmente l'interesse alla nostra discussione ormai abituato a scene simili, ed era tornato a leggere il suo libro seduto a terra con le gambe incrociate.

"Smettila di fare il coglione Clifford, non è giornata" disse senza muoversi di un millimetro e perforandomi gli occhi con i suoi.

"Non è mai giornata per te piccolo Luke, poi vieni da me e passa sempre tutto" dissi continuando a tenere quel tono di voce basso.

Vidi le sue mani stringersi in due pugni, così forte che le nocche gli divennero bianche. Non sapevo cosa fosse a farlo innervosire così tanto ma la cosa mi stava eccitando e anche se potrebbe suonare un po' malata bramavo di vedere quel biondino così tanto incazzato da farsi uscire il fumo dalle orecchie.

"Te lo dirò solo una volta ancora, poi non risponderò delle mie azioni, quindi vedi di fare la scelta più adeguata" disse allontanando il viso dal mio. "Non è giornata, tornatene da dove sei venuto e non rompere" disse.

Luke si girò e fece per andarsene, Calum era già sparito, così gli presi il polso per fermarlo e lo tirai verso di me.

"Dove credi di andare? Perché devi sempre fare così eh?!" chiesi bloccandolo contro agli armadietti. Non sentii neanche la risposta perché il suo pugno colpì la mia guancia e mi ritrovai col culo per terra. In meno di un secondo ero io quello attaccato agli armadietti mentre il biondino mi teneva fermo dal colletto della maglia.

"Devi smetterla di pensare di fare quello che vuoi e quando vuoi" ringhiò vicino alle mie labbra, troppo vicino.

Mi avvicinai e gli posai un bacio a stampo, non sapevo il perché di quel gesto, avevo voglia di farlo e la sua faccia rossa di rabbia e imbarazzo era impagabile. Mi arrivò subito un secondo pugno, dall'altra guancia, che mi fece ridere. Mi buttò per terra e quando fece per andarsene gli diedi un calcio sulla caviglia facendolo cadere assieme a me. Risi ancora. Lui mi diede un pugno nello stomaco e non riuscii a capire se stavo svenendo o semplicemente se avevo iniziato a lacrimare per il dolore.

Riuscii ad alzarmi e lo spinsi contro un muro iniziando ad attirare l'attenzione di diverse classi per il rumore. Gli diedi un pugno sulla mascella e continuai a ridere mentre sputavo un po' di sangue. Lui non stava ridendo però. Era successo più di una volta che ci trovassimo in situazione simili, ma di solito rideva anche lui, ormai era di routine incazzarsi l'uno con l'altro, darci qualche pugno per poi finire a scopare in qualche lurido posto squallido. Era divertente. Ma ora lui non stava ridendo e forse qualcosa nel mio stomaco si smosse ripensando a quella ragazza. Sono sicuro che non accetterà?

Ma mentre pensavo a queste cazzate Luke mi spinse a terra e un'altra raffica di pugni mi colpii in pieno viso. Sentivo urlare il professore che stava controllando me e gli altri due ragazzi in punizione, sentivo le risate dei compagni di classe, vedevo i flesh dei telefoni e la professoressa di Tedesco che chiamava qualcuno, probabilmente mio padre.

Ma mentre cercavo di ribellarmi e di difendermi qualcosa di bagnato mi cadde sulla guancia e alzai lo sguardo sul viso di Luke. Stava piangendo.

Rivality{Muke} #Wattys2019Where stories live. Discover now