°ventisei°

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[LUKE]

Quando la Domenica sera tornammo finalmente in città Calum dormiva beatamente con la testa poggiata alla spalla di Ashton che sembrava potesse collassare svenuto sulla portiera da un momento all'altro. Michael era ancora incazzato per una piccola discussione avvenuta col moro che non voleva lasciare l'ultima costina di maiale sostenendo che noi siamo più piccoli e abbiamo più bisogno di carne per crescere. Tutto accompagnato da una teatrale faccia convinta di sé stessa e terribilmente seria. Michael quasi non lo strozzava. Il riccio si era semplicemente messo a ridere tirando il suo ragazzo sulle proprie gambe per proteggerlo dal migliore amico. In realtà non sapevo effettivamente se quei due stessero insieme ma li trovavo estremamente carini e pensavo che sarebbero stati una coppia ufficiale a breve. Io ero stanco, sì. Ma non vedevo l'ora di poter passare un po' di tempo da solo col mio ragazzo. In quei tre giorni non avevamo avuto un secondo di tempo tranquilli dopo la notte nella quale avevamo fatto pace. Gli altri due erano rimasti sempre con noi, ci svegliavamo presto e andavamo a letto tardi, così da crollassare appena toccavamo il letto. E quindi, si, io in tutto questo ero sessualmente frustrato e avevo l'estremo bisogno di dormire in un letto vero, con un materasso e delle coperte pulite e profumate. Ah, avevo anche bisogno di una doccia calda visto che l'unica volta che avevo provato a lavarmi nel ruscello vicino alle nostre tende avevo rischiato di far cadere le mie parti intime per il freddo.

"Lasciaci pure entrambi qui" decretò il riccio appena arrivammo davanti a casa sua. "Non penso gli dispiacerà svegliarsi nel letto con me domani mattina invece che da solo" disse ridacchiando, probabilmente per coprire l'imbarazzo che le sue guance arrossate non lasciavano sfuggire. Era palese che aveva voglia di stringere a sé il mio migliore amico quanto ne avevo voglia io di fare la stessa cosa col suo.

"Va bene, ci sentiamo domani.. Non penso che qualcuno andrà a lezione" disse il mio ragazzo ridendo e dando un pugnetto all'altro una volta uscito col moro tra le braccia.

"Buonanotte Ash" dissi sorridendo al riccio che stava entrando in casa. "Da te o da me?" chiesi. Michael si girò verso di me e mi sorrise ampiamente. Io arrossii abbassando leggermente lo sguardo sulle mie mani. Non avevo ammesso contraddizioni, per me era scontato che avremmo dormito assieme anche noi.

"Da me, così siamo più tranquilli" rispose sorridendo, prima di posare una mano sul mio ginocchio per avanzare verso casa. "E in più nessuno potrà sentire quanto urli Lucas" disse stringendo leggermente la presa su di me. Quasi gemetti a quelle parole così sporche che avevano avuto il potere di eccitarmi nell'immediato.

"Non eri stanco?.. Gordon" dissi marcando il suo secondo nome, facendogli emettere un ringhiò frustrato.

"Dopo questo sappi che ti distruggerò Hemmings" disse mordendosi con forza il labbro.

"Non aspetto altro" dissi portando la lingua tra i denti e facendogli un piccolo occhiolino.

Quando si poteva amare una persona? Perché io pensavo di amare il ragazzo che guidava affianco a me anche troppo. Ero perdutamente, incondizionatamente e irrimediabilmente innamorato di Michael Clifford. Questo ancora mi spaventava a volte, ma mi bastava guardarlo negli occhi e assaporare le sue labbra per dimenticarmene completamente. Ma questo io a Michael non lo avevo mai detto, nonostante il suo carattere lui aveva messo da parte l'orgoglio e la sua reputazione. Aveva smesso di essere il puttaniere popolare della scuola. Si era mostrato con me, tenendomi la mano e baciandomi davanti a tutti, rimarcando ogni volta, in ogni bacio, in ogni carezza e in ogni stretta che era una cosa seria. E che io ero suo. Io per lui, tutto questo, non lo avevo mai fatto. E non mi ero mai sentito così in colpa come in quel momento. Mi sentivo in colpa per essere un cazzo di codardo.

"Michael" lo chiamai. Si girò verso di me, accostando la macchina a pochi metri da casa.

"Che succede piccolo?" chiese corrugando le sopracciglia al mio sguardo improvvisamente serio.

"Ti amo" dissi. "E non come ho pensato di amare tutte le ragazze, o i ragazzi, che ho avuto in passato - guardai la sua faccia leggermente sconvolta dalle mie parole, sapeva quanto mi costasse aprire il mio cuore così. Sapeva quanto mi imbarazzasse mostrare i miei sentimenti e tutto questo probabilmente lo stava mandando fuori di testa. - Io ti amo davvero Mike, sento che tutto possa andare bene solo se tu resti accanto a me. Michael non mi sono mai sentito così con nessuno, solo con te" dissi allungando una delle mie mani per poter prendere la sua. La paura che potesse essersi spaventato dalle mie parole e potesse scappare da un momento all'altro, chiedendomi di scendere dalla macchina e di tornare da solo al dormitorio.

"Oh Luke.." sussurrò con gli occhi colmi di un sentimento che avevo visto solo una volta dentro le iridi del tinto. La sera che lo avevo chiamato e che tornati a casa mi ero lasciato abbracciare. Lui voleva solo sapere che io stessi bene e forse in quegli occhi, quella sera, avevo trovato tutto l'amore che cercavo da sempre.

"Non riesco più a pensare alle mie giornate, senza di te.. Non voglio più dormire lontano dalle tue braccia e sopratutto non voglio che nessun'altro all'infuori di te possa toccarmi" disse avvicinandomi ancora, così da poter posare la fronte contro la sua. "Ti amo Michael, davvero tanto" dissi ancora soffiando sulle sue labbra rosse.

"Anche io ti amo davvero tanto, Lucas" disse prima di unire le nostre labbra in un dolce bacio. Così dolce che forse avrebbe fatto invidia ai canditi che si davano ai bambini a Natale. E già in quel momento la mia mente viaggiò ad anni avanti, pensando a quanto sarebbe stato bello Michael vicino ad un albero di Natale, con un piccolo pargoletto tra le braccia, mentre sorridono per la foto di famiglia. Tutto quello stava mandando fuori controllo il mio povero cuore che già non ne poteva più. Quando ci staccammo non avevo la minima idea di quanto tempo fossimo stati a baciarci, non mi importava.

"Andiamo?" chiesi accarezzando lentamente una coscia in maniera dolce al mio ragazzo.

"Prima devo dirti una cosa" disse. "È da qualche giorno che ci penso ma non ho mai trovato il momento giusto per dirtelo.. Volevo farlo appena arrivati, dopo aver fatto l'amore ma.. Non riesco a tenermelo ancora" concluse. Mi scoppiò ancora una volta il cuore quando definì quello che facevamo amore, non semplice sesso.

"Cosa succede?" chiesi. Sembrava teso come la corda di un violino. E Michael Clifford non era mai teso, neanche al cospetto di suo padre furibondo. Lui aveva sempre la calma dalla sua parte. Tranne in quel momento.

"Andremo a Parigi" disse riscuotendomi dai miei pensieri come se mi avesse dato uno schiaffo in pieno viso. Sgranai gli occhi.

"C-come?" chiesi incredulo.

"Per il mio compleanno, andremo a Parigi. Sei giorni, solo io e te nella città dell'amore" disse. "Non ti va?" chiese diventando improvvisamente insicuro. E pensai che Michel Clifford insicuro fosse la cosa più dolce del mondo.

"Scherzi?!" urlai. Mi tuffai tra le sue braccia stringendolo più forte che potevo, cominciando a baciare più pelle possibile del suo viso. Fino ad arrivare alle labbra. "ANDREMO A PARIGI" urlai sentendo le lacrime di gioia quasi arrivare agli occhi.

"Si piccolo.. Andremo a Parigi" disse Michael ridendo prima di baciarmi di nuovo. E davvero, ancora una volta, pensai di amare quel ragazzo più della mia stessa vita.

Rivality{Muke} #Wattys2019Where stories live. Discover now