°sedici°

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[LUKE]

Un mese e mezzo. Ormai il tempo scorreva così in fretta che non mi ero nemmeno reso conto che fosse passato così tanto tempo dall'ultima volta che avevo passato del tempo con il tinto. I miei sentimenti per lui non cambiavano, anzi, sembravano diventare sempre più forti nonostante non ci parlassimo neanche più. Lo vedevo spesso in compagnia di Ashton e di una ragazza, la stessa di qualche tempo prima. Sembravano felici, lui sembrava felice. Tra me e Calum non era successo molto e non era andata avanti. Forse due settimane, avevamo deciso poi di non rovinare l'amicizia e di tornare ad essere come sempre. Lui aveva capito quanto io fossi innamorato di Michael, nonostante non lo avessi mai detto ad alta voce. Vedeva come i miei occhi diventavano lucidi quando lo vedevo nei corridoi ed era consapevole che quando lui si avvicinava ad Ashton per salutarlo io restavo indietro per non sentire il profumo del suo migliore amico. Potevo avere un crollo emotivo solo al sentire il suo profumo che ormai non aveva più nulla del mio.

Michael neanche mi guardava in quelle occasioni e ciò faceva semplicemente stringere ancora di più il mio cuore. Quella mattina Calum aveva la febbre così andai a lezione da solo, una sigaretta tra le labbra e la musica nelle orecchie. Non avevo voglia di subirmi due ore intere di lezione di matematica così semplicemente deviai la mia rotta ritrovandomi nel campo da calcio. Il posto che aveva assistito a così tante emozioni che quasi le emanava anche da lontano. C'erano un paio di ragazzi più piccoli che facevano alcuni passaggi, non erano della squadra ma probabilmente l'anno dopo lo sarebbero stati, quando ormai io non sarei più stato qui e avrei dovuto lasciare il mio posto da capitano.

Appena mi videro presero la palla tra le mani e mi salutarono con un dolce sorriso radioso. Sorrisi di rimando e andai verso gli spogliatoi dove avevo sempre un cambio pronto proprio per quelle occasioni nelle quali decidevo all'ultimo minuto di venire qui. Posai lo zaino sulla panca, sotto al mio armadietto, e mi sedetti per potermi levare le scarpe. Tolsi anche i jeans e la maglia restando con solo i boxer. Sentivo tutti i miei movimenti rallentati, così come i battiti del mio cuore. Presi i pantaloncini blu e la maglia dello stesso colore per poi infilarmeli assieme alle scarpe da ginnastica. Misi tutto dentro lo zaino e infine misi quest'ultimo nell'armadietto per chiuderlo a chiave.

Uscii sul prato e iniziai a correre tutto il perimetro per potermi riscaldare. Il freddo di quasi Dicembre mi stava quasi facendo battere i denti ma corsi semplicemente più in fretta per potermi riscaldare. Tra qualche giorno sarebbe stato il suo compleanno e solo il pensiero mi fece stringere lo stomaco, volevo prendermi a schiaffi da solo. Mi mancava così tanto da sentirmi mancare l'aria ogni istante. Giocare e stare in quel posto che mi aveva sempre aiutato a stare meglio quel giorno peggiorò solo le cose, era l'ultimo posto nella quale c'eravamo baciati, fregandocene di ciò che gli altri potessero pensare o dire. Lo stomaco mi faceva male e forse non ricordavo l'ultima volta che avevo messo qualcosa che non fosse semplice caffè nella pancia.

La sera Calum sarebbe uscito, si sentiva bene aveva detto. Avrebbe avuto un appuntamento ma non mi aveva detto con chi, ero felice per lui. Così, stupidamente, decisi di uscire anche io. Avevo bisogno di svagarmi un po'. Presi dal mio armadio un paio di Skinny neri, un maglioncino bianco che teneva scoperte le clavicole e un paio di stivaletti marroni. Feci una doccia calda e mi preparai legando i ricci ribelli in un cipollotto fatto male. Mangiai un panino tanto per non crollare in mezzo alla strada e uscii portandomi dietro solo il portafogli e il telefono.

Le strade di Londra erano dannatamente fredde ed ero sicuro che da lì a qualche settimana avrebbe nevicato. Chissà se avrebbe passato il suo compleanno tra la neve, magari assieme ad Ashton. Scrollai forte la testa e cammina più in fretta. Trovai un bar che sembrava molto carino. Non riuscivo a leggere bene il nome, c'erano molte luci colorate e una densa nuvola di fumo a coprire buona parte dell'insegna colorata a Led. Entrai senza farmi domanda e la musica alta sembrò quasi stordirmi.

Mi diressi in fretta verso il bancone dove un ragazzo a petto nudo stava asciugando dei bicchieri. Aveva un fisico scolpito ad arte, anche migliore del mio, era molto sexy ma niente riusciva a togliermi dalla testa la pelle candida e la leggera pancetta da birra di Michael. Che aveva cambiato colore ed ora aveva i capelli tinti di verde. Appena il barista si rese conto della mia presenza si girò verso di me con un sorriso che avrebbe fatto girare la testa a qualsiasi ragazzina della mia università.

"Ciao, cosa prendi?" chiese. La sua voce era dolce e calda, aveva la R leggermente moscia e ogni volta che finiva una frase infilava la lingua tra i denti facendo un sorriso.

"Ciao.. Una birra media" dissi. Lui annuì e lo ringrazia quando posò il bicchiere di birra davanti ai miei occhi. Iniziai a berla lentamente guardandomi attorno. La musica non era male ma l'odore di erba mi stava facendo lacrimare gli occhi. C'erano molte, troppe, persone. Alcune erano già ubriache nonostante non fossero neanche le nove di sera, altre avevano gli occhi così rossi da non riuscirli neanche a tenere completamente aperti. C'erano persone che limonavano sui divanetti in pelle nera e gente che cercava di ballare strusciandosi gli uni sugli altri. Sembravano così spensierati, nessuno di loro in quel momento era triste.

Mi voltai di nuovo verso il barista e in una golata sola finii la mia birra. Lui rise guardandomi e probabilmente aveva imparato a capire le emozioni dei suoi clienti, mi mise davanti una bottiglia di vodka liscia e del Rum. Gli sorrisi grato e iniziammo a bere assieme.

"Non dovresti rimanere sobrio quando lavoro Jace?" chiesi al ragazzo che avevo scoperto si chiamasse Jason. Lui rise dato che avevo sbagliato il suo nome per il troppo alcool che stavo ingerendo dopo neanche due ore che ero lì e scosse la testa.

"Piccolo, a differenza tua io reggo" disse ridendo e il mio cuore sprofondò a quel nomignolo. Piccolo. Lui mi chiamava così. Piccolo. Io ero il suo piccolo. Volevo esserlo ancora. E così inebetito dalle due bottiglie appena scolate mi alzai sotto lo sguardo attento di Jason.

"Devo andare un attimo in bagno" dissi, la nausea a mille, dovevo fare qualcosa per riprendermi. Lui annuii e sapevo fin da subito che mentre uscivo dal locale per cercare un po' di tranquillità Jason mi stava guardando, pronto a venire da me se fossi caduto rovinosamente a terra.

Quando arrivai fuori presi una grande boccata d'aria e quasi credetti di vomitare. Non lo feci. Presi il mio telefono e composi quel numero che ormai sapevo a memoria, il cuore a mille e gli occhi già pieni di lacrime.

"Luke?"

La sua voce. Dio la sua voce.

"C-ciao Mikey" dissi.

Rivality{Muke} #Wattys2019Where stories live. Discover now