°trentatre°

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[MICHAEL]

Erano passati più di tre mesi da Natale e le cose stavano andando a gonfie vele. Tra me e Luke andava tutto alla grande, come tra Calum e Ashton. Ancora non riuscivo a fidarmi ciecamente del moro ma finché non vedevo il mio migliore amico soffrire la loro vita sentimentale non era affar mio. Ancora non mi sembrava vero di aver quasi finito l'università e ancora non mi capacitavo di quanto la mia vita fosse cambiata in così poco tempo. Avevo trovato il ragazzo perfetto, avevo fatto un viaggio a Parigi con lui e avevo anche passato il Natale più bello della mia vita assieme alla sua famiglia. Sua madre purtroppo nei mesi avanti era peggiorata e poco dopo capodanno l'avevano ricoverata all'ospedale per sottoporla ad una seduta di chemio terapia più potente delle precedenti. Luke non l'aveva affatto presa bene e mi ci erano voluti giorni prima di convincerlo a uscire dalla sua stanza, anche solo per fare una passeggiata.

Eravamo andati a trovare la sua famiglia più spesso nonostante Luke non volesse dato che lui non poteva permetterselo e avevo voluto pagare io ogni volta, ma non avrei mai potuto sopportare che fosse triste per la mancanza di sua madre, in fondo, per me, i soldi non valeno nulla se messi a paragone con lui. Ma adesso c'erano gli ultimi veri e importanti esami prima della laurea e io credevo di impazzire, non riuscivo a farmi entrare niente in testa e ogni volta che il biondo provava a darmi una mano finiva sempre nella stessa maniera. Io che mi eccitavo a vedere Luke con gli occhiali, io che gli saltavo a dosso e lui che mi diceva di no, costringendomi prima a studiare. Anche con una dolorosissima erezione tre le gambe. Anche lui era molto preso dallo studio ma quel giorno, seduto in silenzio con le gambe incrociate sopra al mio letto, mi sembrava fin troppo strano e silenzioso. Ed ero sicuro non c'entrasse la madre dato che l'aveva sentita poco tempo prima e lei lo aveva rassicurato, dicendogli che stava bene e che presto sarebbero tornati a vivere come sempre. Anche lei sapeva che non era così ma la speranza è sempre l'ultima a morire, anche in questi casi.

"OK basta" dissi chiudendo con forza il libro di letteratura che stavo leggendo. "Che ti prende?" chiesi. Lui si morse forte il labbro, era nervoso e ciò stava facendo innervosire anche me. Ma sapevo di doverlo lasciare in pace se volevo che si aprisse con me, così feci semplicemente questo. Aspettai. Fin quando non sbottò.

"Mi hanno chiamato in una squadra di Chicago" disse. Sgranai gli occhi e pochi secondi dopo gli saltai a dosso stringendolo forte a me e facendolo ridere con i numerevoli baci che gli stavo lasciando sulla testa.

"Dio.. Sono così orgoglioso di te piccola testa di cazzo" dissi stringendolo ancora e beccandomi un piccolo pugno sullo stomaco che mi fece solo ridere leggermente.

"Si ma.. Io non ho ancora detto di sì" disse facendomi sgranare ancora di più gli occhi.

"Perché non lo hai fatto Luke? Non è.. Il tuo sogno?" chiesi stranito, inclinando leggermente la testa per poterlo guardare. Le sue guance erano rosse e si torturava il labbro coi denti, quasi avesse paura di parlare e di dire qualcosa che avrebbe potuto far esplodere una guerra.

"Volevo prima parlarne con te.." sussurrò così a bassa voce che se non fossimo stati appiccicati probabilmente non lo avrei sentito.

"Con me?" chiesi. La bocca impastata per la sete e le gambe intorpidite per la posizione scomoda nella quale eravamo messi. Lui annuì confondendomi ancora di più. Mi faceva piacere che lui volesse parlarne con me che ero il suo ragazzo ma non riuscivo a comprenderne il motivo, quello era il suo sogno, non il mio. "Perché con me?" chiesi.

"Per sapere se tu vorresti venire a Chicago con me razza di idiota!" urlò, le guance che sembravano stessero per prendere fuoco e gli occhi fuori dalle orbite. Sorrisi come un cretino e mi piegai verso di lui per poi baciarlo con una lentezza e una dolcezza che neanche io credevo di avere. Gli accarezzai un fianco, ancora coperto dalla maglia, mentre andavo alla ricerca della sua mano per poterla stringere nella mia. Luke ricambiò mettendo una mano sul mio petto e una tra i miei capelli, facendomi capire che mi voleva vicino, più vicino.

"Certo che vengo con te" dissi sorridendo mentre tiravo sulle mie gambe il più piccolo, così da poterlo stringere ancora più forte, sorridendo come non avevo mai fatto prima.

"Si?" chiese il ragazzo in braccio a me, facendo sfiorare le nostre labbra e i nostri nasi, in una lenta e dolce tortura.

"Si" annuii, baciando con delicatezza la sua mascella, scendendo sul collo e sulle clavicole scoperte dalla maglietta leggera che portava. Una mia maglietta. In quei mesi Luke era stato sempre più spesso a casa mia e ormai i suoi vestiti erano sparsi per tutta la camera, mischiati ai miei. E questa cosa mi piaceva così tanto che il solo pensiero di poter prendere una casa completamente nostra a Chicago mi faceva andare fuori di testa per la felicità.

Gli tolsi la maglia, lasciandolo a petto nudo, e scesi a baciargli anche quella porzione di pelle mentre lui si mordeva il labbro, tenendo gli occhi chiusi. Alzai lo sguardo sul suo viso e, quando notai le sue labbra leggermente bagnate e alcuni ansiti uscirgli da esse mentre scendevo a baciargli la V degli addominali, credetti di morire. Era la visione più bella alla quale io avessi mai assistito. Cercai di sbottonargli i pantaloni ma le sue mani si strinsero ai miei polsi per bloccarmi.

"Questa non è una scusa per smettere di studiare, Clifford" disse col suo tipico sguardo d'ammonimento, alzai gli occhi al cielo sbuffando, facendolo ridacchiare. "Vuoi passare questi esami giusto?" chiese alzando un sopracciglio. Sbuffai.

"In questo momento voglio solo sentirti urlare Lucas" dissi mettendomi meglio tra le sue gambe, così da potermi spingere contro la sua erezione appena accennata, facendogli sfuggire un ansito.

"Michael.." mi rimproverò lui mettendo le mani tra i miei capelli, segno che non avrebbe resistito ancora per molto. Sorrisi soddisfatto e ricominciai a baciargli il collo, mordendo e succhiando il pezzo di pelle sotto l'orecchio, facendolo ansimare oscenamente. Lo baciai.

"Ti voglio amore" sussurrai. Lui annuì, sorridendo, e si spinse contro di me ricominciando a baciarmi passionalmente. Le sue labbra erano diventate la droga migliore che potesse esistere sul mercato, e io ne ero diventato completamente dipendente. Sembravo un tossico di Luke Hemmings.

"Ma dopo ricomincereno a studiare capito?" chiese spingendo il suo indice contro il mio petto facendo alzare gli occhi al cielo per la sua faccia seria, ma con gli occhi rossi per l'eccitazione.

"Si capo" dissi prima di ricominciare a baciargli il petto scendendo lentamente con le mani per levargli quegli stupidi jeans che intralciavano il mio lavoro. Appena essi caddero a terra Luke ribaltò la situazione mettendosi su di me e finendo di spogliarmi. Feci viaggiare le mani per tutta la sua schiena mentre lui si strusciava leggermente sul mio corpo ormai nudo, la testa lasciata cadere leggermente all'indietro coi ricci sciolti che sembravano andare da tutte le parti, per poi afferrargli le natiche stringendole. Capovolsi un'altra volta la situazione e senza preavviso sprofondai nel suo corpo facendolo gemere di sorpresa, ma quando feci per dare la prima spinta il telefono del biondo suonò.

"OH nono.. Ti prego" mugolai esasperato mentre lui si allungava a prendere l'aggeggio dalla quale proveniva la suoneria. Rispose a quello che avevo capito fosse suo fratello, il labbro stretto tra i denti mentre abbassava lo sguardo sui nostri corpi immobili, ma ancora uniti.

Il sorriso di Luke si spense all'improvviso e si alzò di scatto, spingendomi via mentre uscivo da lui. Si mise a sedere, gli occhi improvvisamente vuoti e l'espressione sconvolta. "C-cosa stai dicendo Jack? Non prendermi per il culo, cazzo!" urlò. Che cazzo stava succedendo?















[-3❤️] ...

Rivality{Muke} #Wattys2019Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon