°ventinove°

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[MICHAEL]

La mattina dopo il giorno del mio compleanno avevo la testa che pulsava e la schiena che bruciava. Luke era accanto a me che dormiva ancora con il viso completamente disteso e rilassato, il suo corpo ancora nudo sotto il piumino. Sorrisi involontariamente accarezzando gli zigomi alti del ragazzo, mi maledissi mentalmente quando pensai che quel viso fosse il ritratto perfetto di un Angelo. Michael Clifford non pensava quelle cose. Ma ormai il Michael Clifford che tutti conoscevano era stato messo alle strette da uno stupido biondino tutto ricci e fossette. E la cosa più strana era che mi piaceva pure.

Un mugolio da parte del mio ragazzo mi fece sorridere ancora di più così decisi di alzarmi e di mettere qualcosa a dosso per poter scendere a comprare la colazione. Cercai di trattenermi dal ridere quando entrai in bagno e mi guardai allo specchio, avevo i capelli completamente scompigliati e la schiena ricoperta di graffi. Quella notte Luke aveva dato il meglio di sé. Mi feci una doccia veloce e dopo essermi vestito uscii cercando di fare il più piano possibile.

L'aria di Parigi era fredda quella mattina e mi costrinse a stringermi un po' di più nella felpa che portavo, per via del vento gelido che tirava. Per fortuna il primo bar che trovai non distava molto dall'albergo nella quale alloggiavamo e sospirai di piacere entrando e tornando a far beare il mio corpo dell'aria tiepida del riscaldamento. Mi avvicinai al bancone dove c'erano solo un paio di signori vestiti di tutto punto, probabilmente pronti per andare a lavoro. In effetti non avevo neanche guardato l'ora e quando alzai lo sguardo sull'orologio appeso al muro sgranai gli occhi. Non erano neanche le nove del mattino.

"Ehy ragazzo" mi chiamò il barista col tipico accento francese che mi faceva storgere leggermente il naso. Mi voltai verso di lui. "Vuoi ordinare?" mi chiese. Annuii avvicinandomi alla teca di vetro dove c'erano tutti i dolci della casa.

"Prendo due brioche al cioccolato e due caffè latte da portar via" chiesi non staccando gli occhi dai dolci, già con l'acquolina in bocca.

"Arrivano subito" disse, sparendo subito dopo dietro la porta della cucina.

Mi guardai attorno e mi resi conto che tutto quello sembrava solo un sogno. Io che per il mio compleanno portavo a Parigi il mio fidanzato. Fidanzato che all'inizio dell'anno odiavo. Mi resi conto che in meno di un semestre era cambiato tutto, da quel giorno, su quella fottuta spiaggia. Ma forse era iniziato già da prima. Con i nostri sguardi sfuggenti al primo anno, quando ci limitavamo semplicemente a occhiate quando ci incontravamo per i corridoi o nei bagni. Ai sorrisi sfacciati al secondo anno, quando entrambi stavamo iniziando ad avere una reputazione. Una reputazione così uguale da essere completamente diversa. Era iniziato tutto quando, al terzo anno, avevamo iniziato a punzecchiarci con battutine fino ad arrivare alle prime risse. E semplicemente io stavo bene quando se ne andava incazzato ma con un sorriso vittorioso sulle labbra. Quelle labbra che alla fine del terzo anno avevo iniziato a bramare, chiedendomi come sarebbe stato baciarle. E quando ebbi la risposta, nell'estate di quello stesso anno, non ne potei più fare a meno. E quando dopo mesi in cui andavamo a letto assieme di sera e facevamo rissa la mattina, mi resi conto che il solo pensiero di qualcuno che lo toccasse come lo toccavo io mi faceva impazzire capii che non ero più Michael Clifford. Perché ormai Michael Clifford non poteva più esistere senza Luke Hemmings.

"Ecco a te le tue cose" disse il barista risvegliandomi da quello stato di trance nella quale ero caduto fissando il cielo. Mi voltai verso di lui sbattendo qualche volta le palpebre per poi prendere in mano il portafoglio.

"Grazie" sussurrai, quasi a corto di fiato, mentre pagavo la colazione e prendevo il sacchetto. Quello mi guardò con un cipiglio sulla fronte ma prese i soldi e mi salutò, augurandomi una buona giornata.

Quando uscii di nuovo storsi il naso per l'aria fredda, sembrava ancora peggio di poco prima. Camminai in fretta verso l'albergo e quando entrai mi diressi velocemente verso l'ascensore per poter tornare da Luke. Era strano quando mi mancasse in maniera così viscerale dopo neanche mezz'ora che non ero con lui. Quando entrai nella stanza il ragazzo era seduto, con la schiena contro la testiera del letto, a strofinarsi gli occhi in maniera assonnata. Sorrisi.

"Buongiorno piccolo" sussurrai salendo sul letto. Mi infilai tra le sue gambe e gli misi una mano sul viso per poi spingere le mie labbra sulle sue. Lui mi seguì subito, andando a muovere la bocca in sincro con la mia.

"Buongiorno Mikey" disse con un piccolo sbadiglio, che lo faceva sembrare un fottuto gattino tenero, dopo che ci staccammo con uno schiocco piuttosto rumoroso.

"Come hai dormito piccolo?" chiesi spostandogli un riccio ribelle dalla faccia, per poterglielo incastrare dietro l'orecchio.

"Molto bene, e tu?" chiese lui mordendosi un labbro.

"Bene.. Ho preso la colazione" dissi sorridendo, scesi dal letto e presi il sacchettino che avevo lasciato cadere per correre a salutare il più piccolo. Mi buttai seduto accanto a lui facendo fare un balzo al letto che fece ridacchiare in maniera acuta il biondino.

"Oh Mikey, quanto vuoi viziarmi ancora?" chiese con le guance leggermente rosse mentre si allungava per prendere una brioche e lasciarmi un bacio tra i capelli. Sorrisi e diedi un morso al suo cornetto facendolo imbronciare. "Ehi!" urlò facendomi ridere.

"È strabiliante con quanta velocità passi dall'essere un cucciolo all'essere una ragazzina isterica" dissi ridendo, guadagnandomi così una sberla sul braccio.

"Sei uno stronzo" disse alzandosi dal letto mostrando ai miei occhi, e al mio povero cuore, il suo magnifico culo ancora leggermente arrossato per le attività della notte precedente. Mi morsi il labbro e non riuscii a trattenermi dal tararci uno schiaffo sopra, facendo saltare e mugolare Luke. "Michael!" urlò.

"Uno stronzo che ami e che.. - gli presi il polso per costringerlo a sdraiarsi nuovamente sul letto, per poi mettermi a cavalcioni sui suoi fianchi. - ti scopa fin troppo bene.. Piccolo" sussurrai sulle sue labbra, mi avvicinai un po' di più per poi prendere il suo labbro tra i denti e tirarlo, facendolo mugolare.

"Hai ragione, Gordon" disse tirandomi fuori un ringhio dalle labbra.

"Non ti è bastato ieri notte?" chiesi abbassando una mano per poter toccare i suoi addominali. Lui sembrò sussultare al mio tocco freddo. "eh piccolo?" chiesi sorridendo.

"Penso che non ne avrò mai abbastanza di te" sussurrò. Il mio cuore si fermò per un secondo. Sapevo che quella era una frase detta in maniera maliziosa ma fece smuovere qualcosa in me. Come sempre succedeva quando stava con Luke.

"Davvero?" chiesi. Dalla sua faccia confusa capii che non stava capendo cosa stesse succedendo, e come mai ad un tratto io sembrassi così insicuro. Come mai sarei stato in una situazione del genere.

"Si, davvero Michael ma.. - liberò le braccia dal mio peso e mi mise le mani sul viso, accarezzandolo dolcemente. - che ti prende?" chiese ridacchiando leggermente.

"Nulla nulla.. - scossi la testa sospirando. - è che.. Tutti prima o poi si stancheranno di me, è sempre andata così" confessai abbassando lo sguardo sul petto del ragazzo sotto di me. "Mio padre.. Mia madre.. Addirittura Ashton a volte preferisce stare con Calum che con me" dissi ridacchiando in maniera amara. Io queste cose non le avevo mai dette a nessuno, forse neanche le avevo mai accettate con me stesso, queste piccole paure.

"Beh, io non sono né tuo padre, né tua madre e tantomeno Ashton" disse Luke con tono fermo e duro, tanto da farmi alzare di botto lo sguardo su di lui, leggermente sorpreso. Ma il suo sguardo dolce mi tranquillizzò all'istante. "Io non sono loro Michael e no, io non ne avrò mai abbastanza di te ok? Mai. Tra dieci anni sarò ancora lì a stuzzicarti in mezzo alla gente e a farti incazzare mentre ti rubo le coperte dal letto.. Oppure perché tiro lo sciacquone mentre tu sei sotto la doccia" disse, gli occhi improvvisamente lucidi. "Sei la prima persona alla quale riesco a dire tutte queste cose e.. Michael davvero, sei tutto ciò che ho e che voglio" sussurrò ad un millimetro dalle mie labbra.

Rivality{Muke} #Wattys2019Where stories live. Discover now