Passato e presente

206 32 177
                                    

La fiamma ballerina della torcia faceva sì che l'ombra della bambina si allungasse sulla parete alle sue spalle. Aggrappandosi a uno scaffale con una mano, si alzò sulle punte, allungando il braccio per afferrare una pergamena oltre la sua testa. La strinse sorridente tra le mani, andandosi poi a sedere vicino alla torcia e aprendo con cura il rotolo del libro che racchiudeva le cronache, le cui parole iniziavano a sbiadirsi a causa del tempo.

Alannis lo appoggiò a terra, poi si distese sulle pietre fredde, curandosi poco di quanto stesse stropicciando e sporcando la veste bianca: ci avrebbe pensato poi ai rimproveri della madre perché in quel momento le interessava solo quel tesoro che aveva davanti agli occhi. Si trattava del quarto libro delle cronache di Atlantide, quelle che risalivano all'epoca d'oro della flotta - l'era delle conquiste, delle colonie, del suo impero; il tempo in cui Mu era solo una piccola città che non aveva voluto riconoscere il dominio straniero, che aveva preferito la via di un'alleanza con Atlantide, gettando così le fondamenta per espandersi, grattando pian piano i territori degli alleati fino a diventare una potenza di pari autorità.

Tuttavia, il patto era rimasto e il compromesso era stato preferito alla guerra tra i due imperi: Mu aveva lasciato perdere quel popolo di navigatori e filosofi che aveva così tante ricchezze da poter permettersi di ignorare le dichiarazioni di guerra da parte dei nemici, seppellendole sotto ingenti quantità di oro e pietre preziose.

Alannis sbuffò: benché alcune parole le risultassero difficili, il senso della storia era chiaro: non aveva idea di quante volte l'avesse sentita ripetere dagli aedi durante i banchetti o quante volte suo fratello Alexandros gliela aveva raccontata. Sbadigliò, poi ripose al suo posto sullo scaffale il rotolo e ne prese un altro. Sapeva ciò che voleva leggere, ma anche quella volta non ricordava quale fosse il libro.

«Forse è il quarto» mormorò tra sé, afferrando il rotolo. Si morse un labbro, alzandosi il più possibile sulle punte, ma, un attimo dopo, perse l'equilibrio e, cadendo a terra, trascinò con sé varie pergamene.

Si spostò alcuni ciuffi dal volto, riprendendo in mano il rotolo che le interessava, non senza un sorriso stampato in faccia. Si sedette sul pavimento, aprì il rotolo e saltò i paragrafi in cui venivano elencati tutti i termini - spesso troppo difficili - dei trattati stipulati prima da suo nonno e poi da suo padre. Preferiva immaginarsi le scene di battaglie piuttosto che studiare i dettagli e le piccolezze degli accordi, all'opposto del fratello che ripeteva sempre che la violenza non può essere mai la soluzione preferibile. E il popolo la pensava come lui: per anni, la pace era stata mantenuta con trattative e pagamenti, senza mettere mano alle armi, e la guerra Alannis l'aveva conosciuta solo attraverso i racconti.

Scosse la testa con forza e una lunga ciocca di capelli neri le ricadde sul viso e prontamente la scostò. Sorrise: era arrivata al racconto della battaglia di Lemuria, l'unica guerra a cui suo padre avesse mai partecipato in prima persona e che non si fosse risolta con un trattato.

La conosceva la storia, l'aveva sentita più di una volta dalle parole di Kleitos - uno dei più importanti generali e consiglieri del re - ma le piaceva sempre rileggerla in cerca di particolari che potevano esserle sfuggiti, però più che la battaglia, la attirava il racconto della storia d'amore tra il giovane re e quella ragazza.

«Ah, sei qui. Ti ho cercato ovunque».

Alannis gonfiò le guance e alzò lo sguardo verso la sorgente della voce: odiava essere disturbata mentre leggeva, ma, puntualmente, sembrava che gli dèi la volessero punire per quel che faceva di nascosto.

Riconobbe immediatamente la voce, era la solita che spesso la fermava dall'andare a curiosare in giro a palazzo, stravolgendo tutti i suoi piani. Quando Alannis gli fece il verso, il ragazzo appoggiato al muro vicino alla porta, alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia al petto, facendo spostare appena la spilla dorata sulla spalla.

Sea of fateWhere stories live. Discover now