Cambiamenti

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3 anni dopo

«Quindi sei deciso».

Esi annuì con un cenno della testa, socchiudendo le palpebre e portando entrambe le mani dietro la schiena. «Ora che i persiani hanno concesso l'autonomia a Erastene, è ora di espandere i nostri territori».

«Che ne sarà del trattato?» La voce di Alannis fece voltare il principe verso di lei: lo guardava con un mezzo sorriso, sicura della posizione in cui si trovava. «Immagino non vogliate rischiare di perdere la rete commerciale che tiene in vita il vostro regno».

«È il nostro» sibilò Hesperos tra i denti scoccando un'occhiataccia alla moglie che lo liquidò con un veloce gesto della mano.

«Distruggere Erastene potrebbe avere più conseguenze di quel che pensate adesso».

«Non era tuo fratello a tirare fuori oracoli?» chiese Esi prendendosi le tempie tra pollice e medio.

«Potrebbe essere di famiglia».

Hesperos voltò appena la testa, soffocando una risata contro il palmo della mano. L'unico punto che aveva trovato in comune con Alannis era il voler portare al limite della sopportazione Esi e, da quando aveva iniziato a includerla nelle decisioni di governo, l'aveva visto più volte essere sul punto di perdere la pazienza.

«Non mi interessa» sibilò Esi. «La decisione è stata presa: Erastene sarà cenere prima del tramonto di domani. Partirò tra poche ore con la flotta» aggiunse prima di uscire dalla stanza, continuando a borbottare fra sé.

«L'unica cosa buona è che non vedrò la sua faccia per qualche ora» sbottò Hesperos versandosi del vino. «Cosa ti preoccupa del trattato?»

«Da quando Kyriakos e il governatore hanno firmato quell'accordo commerciale, so che Erastene ha avuto entrate molto grandi visto mio padre ne parlava spesso nelle lettere: se la città venisse conquistata e distrutta...»

«Ktesias avrebbe tutte le ragioni per venire meno all'accordo» concluse Hesperos. «Esi la conquisterà, c'è la possibilità che venga distrutta, ma a noi serve un altro sbocco sul mare».

Alannis annuì, abbassando lo sguardo e appoggiando un mano al bordo del tavolo pieno di mappe disegnate con precisione sulla pergamena.

«So che la guerra non fa per te, ma noi non abbiamo altre soluzioni. So che la reazione di Ktesias non si farà attendere, ma ci penseremo al momento opportuno: è inutile pensare a cosa fare quando ancora di Erastene ci sono i marmi e non cenere. Tieni, bevi» le disse passandole una coppa che aveva afferrato con tutte le dita dal bordo. Alannis sospirò, afferrando ciò che Hesperos le porgeva; quando ebbe finito di bere, la appoggiò sul tavolo.

«Credo che il vino di Atlantide sia migliore».

«L'hai mai bevuto? Non eri un po' piccola quando hai lasciato...»

«Credo che ci sia stata più di una volta in cui Kleitos mi ha dato delle focacce inzuppate nel vino... in ogni caso, è anche un metodo molto diffuso per calmare il pianto dei bambini».

Hesperos annuì, spostando lo sguardo su Alannis: quando notò che una goccia di vino era rimasta vicino all'angolo della bocca, le si avvicinò, togliendola con il pollice.

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