Spiegazioni

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Hesperos tirò un pugno contro la parete non appena l'ancella che lo aveva accompagnato nella stanza lo lasciò solo, stringendo l'altra mano sul ciondolo del medaglione che indossava; lo tirò con forza, strattonando il laccio di pelle. Il nodo si slegò e il dischetto d'oro, decorato con pietre preziose, rimase stretto nel palmo di Hesperos per qualche istante, prima di essere lanciato verso il letto che Agata gli aveva fatto preparare. 

Malediceva sottovoce gli oracoli, Alexandros e le sue visioni. Era cresciuto snobbandoli, ritenendo tutto l'apparato che il mondo esterno a Mu aveva costruito sopra agli invasati dalle divinità. 

Sapeva che avrebbe dovuto fare i conti con la morte, la cosa non lo spaventava: quella era la fine che aspettava tutti, nessuno sarebbe potuto sfuggirle; morire in battaglia, con la spada in mano e la gloria intorno a sé era, da sempre, ciò che desiderava. 

Si guardò per un attimo le nocche sbucciate, per poi sferrare un secondo pugno alla pietra nuda. Agata aveva imposto al figlio di rimanere almeno per quella notte a casa sua ed Hesperos aveva accettato, suo malgrado, l'ospitalità: sentiva il vento ululare all'esterno, il freddo si insinuava nelle fessure, arrivando ad attanagliargli il corpo in una morsa gelida. Le pelli sul letto, così ispide a vedersi, erano l'unica cosa che poteva dargli conforto.  

Teneva ogni arto in tensione pur di non dar spazio ai brividi: sentire i capelli alla base del collo rizzarsi, vedere la mano tremare e la pelle liscia del braccio perdere la propria caratteristica era tutto ciò che associava alla paura, all'essere debole.

Ma lui non aveva paura.

Lui non poteva.

Lui era forte.

Lui non era un codardo.

Eppure, in quel momento si sentiva in pericolo: Agata avrebbe potuto tentare di avvelenarlo di nuovo, trovando quella vendetta che tanto desiderava verso l'assassino del marito - dell'ultimo buon re di Atlantide.

Lui era il tiranno, l'impostore.

Se Ktesias godeva dell'ammirazione del popolo, lui poteva bearsi soltanto del suo odio e nessuna pioggia avrebbe potuto cancellare i rivoli di sangue dalle strade: finché Hesperos sarebbe stato sul trono, l'odio avrebbe serpeggiato nelle vie della città. 

Ma non sarebbe stato da solo: la rabbia nei suoi confronti era cresciuta, alimentata anche dal fallimento della rivolta. Era certo che qualcuno avrebbe tentato di ucciderlo, favorendo del buio e del silenzio che la neve offriva, se si fosse avventurato da solo da quella dimora verso la città.

L'immagine descritta da Alexandros gli aveva messo i brividi addosso, diceva di non fidarsi, ma aveva paura. Paura di morire trafitto, tradito da qualcuno di vicino: sapeva che il fratello sarebbe andato contro il fratello e che il figlio avrebbe tramato contro il padre per il potere.

E se i miti lo tramandavano, la storia di Mu lo dimostrava.

Nel momento in cui stava per colpire la parete per la terza volta, sentì la porta gemere sui cardini e poco dopo Alexandros la richiuse alle sue spalle.

«Tua madre non approva» lo canzonò Hesperos. «Nessuno approva» aggiunse inclinando la testa di lato e lasciando cadere sulla spalla destra delle ciocche di capelli rossi, ormai sfuggite dal laccio di cuoio.

Alexandros alzò le spalle. «Sono capace di prendere le mie decisioni in autonomia: mia madre è pur sempre una sola persona per quanto bene io le voglia. Ma ho anche questo regno a cuore e che mi piaccia o no, il potere è tuo adesso. Non posso far altro che riferirti ciò che gli dei mi permettono di vedere».

Hesperos gli posò le mani sulle spalle. «Perché non mi hai mai detto niente delle tue crisi?»

Alexandros abbassò lo sguardo, fissando le crepe sul pavimento, illuminato dalla torcia che portava con sé. «Io...» Si morse un labbro, sentendosi completamente indifeso. «Io avevo paura» mormorò mentre tutto ciò che era successo dalla battaglia di Alis in poi gli tornava in mente. Le immagini si accavallavano, le parole che era sicuro di aver sentito andavano a comporre frasi mai pronunciate, dandogli la sensazione di galleggiare in un limbo da cui non poteva spostarsi. 

Sea of fateWhere stories live. Discover now