Ultima notte

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Alannis trovò Kyriakos seduto sul letto, con la testa fra le mani. Nella semioscurità della stanza, la sua figura fu la prima cosa che aveva catturato la sua attenzione. Continuava a ripensare al dialogo con Alexandros, alla poca fiducia nel nuovo giorno che il fratello aveva. Arrendersi, però, non sarebbe mai rientrato nelle sue intenzioni: aveva già dovuto abbassare la testa davanti a Mu una volta, non aveva certo intenzione di farlo di nuovo. Atlantide non si sarebbe piegata di nuovo all'invasore e lei sarebbe stata disposta a dare la vita per vedere la caduta di Hesperos ed Esi. 

Vedere il marito immobile, però, la riportò alla realtà in un attimo. 

«Credevo fossi ancora al porto» gli disse chiudendo la porta alle proprie spalle. «Com'è la situazione? E il morale?»

«Il più è fatto, ci penseranno gli uomini di mio padre da ora in poi a sistemare le cose» rispose lui senza muoversi. Teneva la spada appoggiata sulle gambe, ma Alannis non riusciva a capire se stesse fissando quella o avesse gli occhi chiusi.

Trattenendo il respiro, gli si avvicinò, appoggiandogli una mano sulla spalla, ma poco dopo la spostò per accarezzargli una guancia; la ritrasse subito rendendosi conto che Kyriakos stava piangendo.

Si lasciò cadere di colpo accanto a lui, prendendogli il viso tra le mani.

«Che sta succedendo?» gli disse scrutandolo in volto. «Kyriakos, per gli Dèi, che è successo?»

Kyriakos sospirò, appoggiando la spada accanto a lui, ma non riusciva a guardare negli occhi Alannis: tutti parlavano dell'ultima notte di Atlantide e, a quanto pareva, erano in pochi ad avere la speranza che il giorno seguente sarebbe andato tutto bene. E lui non riusciva a condividere quell'ottimismo, non in quel frangente, non sapendo che Esi aveva messo in campo ogni forza che fosse disponibile a Mu.

«Ho paura. Ho paura di morire» mormorò lui all'improvviso con la voce incrinata dal pianto. «Ho paura che questa sarà davvero l'ultima notte di Atlantide».

Alannis gli diede un bacio sulla fronte. «Nessuno riesce a sperare per il meglio, a quanto pare. Ma Esi non è un dio, Esi è umano e può morire. Ha già osato troppo, sai che il mare non perdona».

«Ma riuscirà ad arrivare fin qui. Di nuovo. Chi ha già combattuto ad Alis... Tu non c'eri, non puoi capire».

«Mio padre è morto in quella battaglia. Mio fratello ha perso il trono a... a favore di quel tiranno» rispose Alannis in un sussurro, stringendo le mani sulla stoffa della tunica. «So quanto abbia perso Atlantide quel giorno. Non... non farti prendere dalla paura».

«Come pensi che sia possibile?» le chiese Kyriakos alzando gli occhi. «Sapere... sapere che domani sarà guerra è qualcosa a cui nessuno di noi si potrà mai abituare. Siamo figli del mare e della pace, non della guerra» continuò prendendo le mani di Alannis tra le sue e stringendole con forza.

«Mu non conosce né il trattare né la pace: l'unica cosa da fare per far tornare Esi al suo posto è combattere».

Kyriakos si passò una mano sulla fronte. «Dimmi solo che non sei decisa a prendere la spada, domani».

«Non iniziare come mia madre» gli disse Alannis distendendosi sul letto. «Sembra che siate tutti d'accordo nel tenermi lontano dalla battaglia. Ho solo a cuore la mia patria quanto voi».

«Non è questo il punto: nel caso le cose si dovessero... mettere male, il trono di Atlantide passerebbe a te e poi a Kylos».

«Ah, la politica, quella cosa che porterà alla rovina il mondo» rispose Alannis sollevando appena il busto e puntellandosi sui gomiti. «Ma non mi pare che uno, si sia ancora combattuto e due, tu sia morto».

Sea of fateTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon