Preghiere

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Alexandros sorrideva a Kylos, seduto sulle sue gambe e intento a cercare di afferrare la corona dello zio. Gli accarezzò la testa, facendogli poi un buffetto sulla guancia. 

«Mi sembra che di mia sorella tu abbia ripreso soltanto il voler toccare ogni cosa». Kylos sorrise, inclinando appena la testa e lasciandosi sfuggire un versetto. «E il non saper tenere la bocca chiusa» aggiunse prima di sollevarlo. Il bambino agitò le braccia, continuando a sorridere.

Da quando il potere era caduto nelle sue mani, riusciva a trovare la calma solo con il bambino: era l'unico che non sapeva cosa fosse successo ad Atlantide, l'unico che non poteva giudicarlo. Non aveva idea di quale fosse la realtà, era l'unico che poteva mostrare sorrisi davvero felici.

Non si sentiva giudicato quando Kylos posava gli occhi su di lui, ma percepiva il loro sdegno quando Alannis, Kyriakos o Agata lo guardavano: loro sapevano cosa era successo, sapevano cosa aveva permesso che Hesperos facesse, sapevano quanto poco avesse protetto il suo popolo.

E Alexandros sapeva che, se non fosse stato per le leggi, ci sarebbe stata Alannis sul trono: forse era la regina che Atlantide si meritava. Bastò quel pensiero a fargli scendere una lacrima lungo il volto: pensava spesso a quanto diversa sarebbe stata la situazione se Alannis e Kyriakos avessero le redini del regno. Se era riuscita a farsi amare dal regno da sempre nemico di Atlantide, non le sarebbe costato molto mettersi alla guida del popolo che l'aveva amata da quando era venuta al mondo. Era troppo legata alla patria per contraccambiare l'amore che aveva ricevuto nel regno al di là del mare, ma avrebbe donato il suo cuore pur di donare la libertà alla sua isola.

Si passò una mano sul volto, lasciandosi andare a un respiro: era inquieto, i sogni confusi che faceva ogni notte – e di cui non ricordava niente alla mattina – gli impedivano di riposare. Continuava a chiedersi se gli Dèi avessero un messaggio per lui, ma le sue preghiere rimanevano inascoltate: ogni volta che si recava ai templi, le statue rimanevano immobili, fiere nell'immobilità del marmo, continuando a fissare un punto davanti a loro, senza dare un segno al re di Atlantide.

Si era recato alla tomba di Ktesias, aveva effettuato sacrifici e libagioni all'anima del padre, aveva chiesto un aiuto, un segno che potesse portarlo sulla buona strada.

Invano.

Non era solo la famiglia che sentiva distante: molti dei nobili, che avevano finalmente riassaporato la libertà, lo consideravano debole, prendendo a esempio il suo comportamento con Hesperos. Nemmeno le voci sul fatto che fosse stata Alannis a sconfiggere l'usurpatore in un duello avevano fatto sì che venisse portata via l'ignominia di cui si era macchiato, quando si era piegato al volere di Hesperos senza ribellarsi.

Ma gli occhi azzurri del bambino non erano lì per giudicarlo, anzi, lo seguivano con curiosità. Allungò una manina, appoggiandola su quella che lo zio usava per nascondere il volto, stringendogli il pollice e ridendo appena. Alexandros abbassò la mano, stringendo al petto il bambino che, senza farsi troppi riguardi, lasciò cadere un po' di saliva sulla spalla dello zio.

«Non credevo tu potessi andare d'accordo con un bambino. Li hai sempre evitati, soprattutto al mercato».

Alexandros sospirò, allontanando Kylos dalla spalla. «Solo perché si tratta di mio nipote, Kyriakos. E tu eri il primo a dire che non ti interessava il matrimonio... guardati adesso».

«Non mi interessava il matrimonio, è vero, ma con quelle che non fossero Nis».

«È un sollievo sapere che non è più vicino a Hesperos...»

«Nis sa difendersi da sola».

Ti ha mandato a controllare che il bambino stesse bene?»

Kyriakos scosse la testa. «No, l'ho lasciata che stava urlando a Niketas che il numero di monete che avevano concordato per un duello era troppo basso e ne pretendeva molte di più dopo averlo... be', quasi ammazzato. È che... non abbiamo mai avuto modo di parlare come ai vecchi tempi: sono cambiate tante cose, ma mi piace pensare che la nostra amicizia non sia tra quelle. So che ho una buona dose di responsabilità in questa situazione che si è venuta a creare – voglio dire, hai la causa della sete di vendetta e conquista di Esi tra le braccia». Kyriakos sospirò, passandosi una mano tra i capelli. «Ma volevo anche dirti che non ho intenzione di fuggirmene con la coda tra le gambe. Sia io che mio padre ti sosterremo a qualunque costo – per i talenti, in ogni caso, chiedi a tua sorella, ne ha vinti almeno altri venti da Niketas solo nei giorni scorsi. Che rimanga fra noi, non farle gestire le finanze».

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