Rinascita

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Alannis si sedette sulla sabbia, affondando appena con le dita nella sabbia, riscaldata appena dal sole; chiuse gli occhi, alzando il mento verso l'alto. Aveva perso il conto del tempo che era passato dall'ultima volta che aveva visto Hesperos – non che le dispiacesse.

Erano giorni che avevano preso l'abitudine di andare in spiaggia e la sensazione dei granelli nei sandali era diventata ormai familiare. Le onde si infrangevano con lentezza sulla riva, producendo uno sciabordio continuo che cancellava la voce di Kyriakos. Si era avvicinato all'acqua, portando con sé Kylos.

Socchiuse le palpebre, quando sentì i passi di qualcuno fermarsi vicino a lei. Si voltò appena, rivolgendo un piccolo sorriso al fratello, in piedi al suo fianco. Aveva pensato che sarebbe andato da Kyriakos, continuando un discorso che avevano iniziato durante il tragitto, ma a quanto pare lui non ne aveva voglia. Aprì la bocca per dirgli qualcosa, ma il fratello la interruppe.

«Sicura che Kyriakos sia un buon padre?» le chiese Alexandros, sedendosi lentamente sulla spiaggia; si distese, incrociando le braccia sotto la testa.

«Per il momento non ha cercato di imporre nessuna corrente filosofica su Kylos, quindi direi di sì» gli disse piegando le gambe e abbracciandole con le braccia. «Se intendi che al momento lo sta portando vicino all'acqua, lo facciamo quasi ogni giorno. È bello senza la guerra» aggiunse guardando Kyriakos sollevare sopra la testa Kylos. Sentì il bambino ridere per un attimo, prima che il mare tornasse a infrangersi contro la sabbia, coprendo le voci.

«Nostro padre ne sarebbe stato felice. Atlantide in pace con Mu... questo era il suo sogno».

Alannis annuì con un cenno della testa: sentiva una stretta allo stomaco ogni volta che qualcuno rammentava il nome di Ktesias. Per quanto fosse passato dalla sua morte, la sensazione di sentirsi responsabile per quel che era successo non era svanita. Avrebbe voluto sapere come sarebbero andate le cose se non fosse fuggita da Mu, se fosse rimasta nel ruolo che gli altri le avevano dato – ma non poteva farci più niente: non avrebbe potuto cambiare il passato. Tuttavia, essere testimone di quel che per Atlantide non era altro che una rinascita la rendeva felice.

«Quanto tempo è passato dalla prima battaglia di Alis?» gli chiese dopo qualche istante di silenzio.

«Un anno, credo, tra due lune. Allora non avrei mai pensato di vedere questo momento».

Alannis annuì, appoggiando il mento sulle ginocchia: lasciò che la leggera brezza marina le accarezzasse il volto. Si spostò una ciocca di capelli che era sfuggita alla treccia dietro l'orecchio.

«C'è qualcosa che ti disturba?» chiese ad Alexandros quando lo sentì sospirare profondamente dopo qualche attimo in cui era rimasto in silenzio.

Alexandros sollevò una mano, osservando il sole tra le dita. «No, solo... politica. E non dormo bene da due notti, inizia a fare caldo, immagino sarà per quello».

«Non riguarda Hesperos, vero?» gli chiese aggrottando appena la fronte: conosceva le voci che giravano e non poteva ignorarle, ma credere che non raccontassero la verità, sì. Non aveva idea di come avrebbe reagito nel caso le avesse rivelato che quello che si diceva era la realtà, ma si era promessa di cercare di fare sempre il meglio per la patria – non sarebbe fuggita un'altra volta.

«No, no! Stiamo ancora definendo i termini di un accordo».

«Non sarebbe meglio... un incontro? Intendo di persona. Portare messaggi da qui a Mu e avere una risposta significa impiegare mesi. Senza contare che se non abbiamo un accordo chiaro, Mu potrebbe organizzare di nuovo l'esercito e cercare di conquistare Atlantide di nuovo».

«È strano che tu lo dica» le rispose tirandosi a sedere di scatto. «Mi sembra che tu sia paranoica verso un'altra guerra».

«Non mi fido di Hesperos» mugolò Alannis.

Sea of fateWhere stories live. Discover now