Amicizia

142 24 166
                                    

Ktesias si passò una mano sul volto, la situazione politica con Mu sembrava - seppur a malincuore - sistemata. Aveva sacrificato la sua adorata figlia per mantenere la pace, non sarebbe mai riuscito a perdonarsi per aver firmato quel patto. Da quando erano tornati, sentiva che c'era un vuoto, una mancanza che sarebbe stata difficile da colmare.

Agata gli accarezzò una guancia con il dorso della mano: Alannis mancava a tutti e tre, nessuno parlava durante le cene, nessuno alzava più lo sguardo, Alexandros passava il tempo a studiare in biblioteca e la sua unica compagnia era Kyriakos, la sola persona che riuscisse a smuovere il principe dall'apatia in cui era precipitato.

«Re, il giovane Kyriakos e suo padre sono arrivati, vi aspettano nello studio» annunciò una delle guardie.

«Arrivo, arrivo» mormorò Ktesias alzandosi dalla sedia. Guardò per un attimo la moglie, poi le strinse la mano nella sua.

«Tornerà. È una decisione che sta stretta a tutti» le disse prima di uscire dalla camera da letto, seguendo la guardia. Arrivò poco dopo nello studio, arredato con un tavolo di legno pregiato, una piccola libreria dove teneva accuratamente la corrispondenza più importante.

Kyriakos era così assorto nell'osservare un vaso di fattura straniera che non si accorse dell'arrivo del re. Dopo averlo guardato a fondo da fuori, aveva ritenuto una buona idea alzare il coperchio, guardando all'interno: sicuramente non avrebbe scatenato i mali nel mondo come era successo a Pandora.

Kleitos salutò Ktesias con un cenno della testa - ormai fra loro i convenevoli erano quasi di troppo - poi gli indicò un'anfora appoggiata vicino al muro.

«Ti abbiamo portato un po' di vino, questa è un'ottima annata».

Ktesias sospirò. «Quale gioia c'è nel bere se mia figlia è nelle mani di quel mostro?»

Kyriakos sussultò, voltandosi di scatto sentendo la voce del sovrano. Si inchinò appena, sistemò alla bene e meglio il coperchio e poi si sedette accanto al padre, lisciando con gesti lenti la tunica.

«Vai pure da Alexandros, credo abbia bisogno di compagnia» gli disse Ktesias. Kyriakos salutò, lanciò un ultimo sguardo al vaso e poi si incamminò alla ricerca dell'amico che trovò assorto nella lettura in biblioteca; come al solito si disse affacciandosi alla porta.

«Kyri... ho sentito i tuoi passi» gli disse Alexandros senza alzare lo sguardo dal rotolo. «Che ci fai qui?»

Kyriakos scrollò le spalle e, senza rispondergli, si avvicinò all'altro e sollevò il rotolo, quanto bastava per leggere il titolo.

«Isocrate, ancora? Davvero, Alexandros? Dovresti leggere altro».

Alexandros annuì, alzando gli occhi e notando che Kyriakos si era seduto di fronte a lui, sorridendo come al solito.

«Che ci trovi di così bello nelle orazioni fittizie? Il teatro è molto meglio».

Alexandros scosse la testa. «Il teatro non serve alla politica».

«Ma allo svago sì» rispose lui mentre gli occhi azzurri brillarono.

«Non ho voglia di svagarmi» rispose con voce calma l'altro, tornando a leggere l'orazione. «Non senza Nis».

«C'è l'Edipo Re, oggi! Vuoi che ci vada da solo?» gli chiese Kyriakos incrociando le braccia.

«Vai pure, non hai bisogno del consenso dell'erede al trono per farlo».

«Alexandros, per favore. Non puoi ammuffire qui dentro per il resto dei tuoi giorni!»

Il moro alzò gli occhi al soffitto. «È Ktesias che ti manda?»

Sea of fateWhere stories live. Discover now