Preparativi

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Le voci degli ubriachi si sovrapponevano tra loro, facendo sì che nessuna conversazione si potesse capire e a quelle si aggiungevano i gemiti mal trattenuti dalle etere portate lì dai propri clienti. L'odore del vino riempiva le narici di tutti, inebriando i clienti che spesso alzavano le coppe, lamentandosi del fatto che vedessero il fondo scheggiato.

Dove erano sistemate le fiaccole, il muro era macchiato dalla fuliggine delle fiamme che lo lambivano per spostarsi, tremolando, solo ogni volta che la porta veniva aperta. Era una danza che molti non notavano, impegnati di più a parlare, ubriacarsi e tirare pugni sui tavoli, esprimendo così il proprio disappunto per i giochi di scommesse e di dadi.

In un angolo, seduti intorno a un tavolo dai bordi consunti dal tempo e pieni di graffi - ferite profonde lasciate da spade e pugnali, cicatrici di risse scatenate dal vino. Poche tazze ricolme di vino, ancora lasciato nell'anfora senza decori. Bisbigliavano, guardandosi continuamente le spalle gli uni degli altri, accertandosi che nessun soldato fosse lì e che gli ubriachi fossero presi più dalle forme dei corpi femminili e dal vino che dal gruppo.

«Quindi il momento è giunto» mormorò Niketas conficcando il proprio coltello dal manico decorato finemente nel legno, poi alzò lo sguardo, spostando gli occhi su altri presenti: erano facce più o meno conosciute, uomini di varie estrazioni sociali con lo stesso sentimento nel cuore e la medesima intenzione in testa. Aveva aspettato a parlare finché il numero degli avventori non era sceso e i pochi rimasti erano troppo ubriachi per capire di chi si trattasse la persona dal volto nascosto dal buio dell'angolo.

Hesperos sarebbe morto.

Atlantide sarebbe tornata libera.

Tutti i componenti del gruppo annuirono quasi in contemporanea.

«La gente è dalla nostra parte e la misura è colma» disse un uomo dai capelli castani raccolti in una coda tenuta ferma da un laccio di cuoio. Un altro dei nobili caduti in disgraziata, si disse Niketas, un altro di quelli che in un solo giorno aveva visto la propria vita essere distrutta, calpestata come gli stendardi macchiati di sangue di cui i cavalieri di Hesperos non avevano avuto rispetto.

Niketas annuì, arricciando una ciocca di capelli neri intorno al dito: aveva avuto modo di parlare con Alexandros per pochi minuti, ma quella breve conversazione gli aveva fatto capire tutto il dolore che il nipote accumulava dentro di sé, sopportando in silenzio le angherie di Hesperos di cui ormai era schiavo da quasi cinque mesi.

La rivolta era maturata in silenzio, in una delle peggiori bettole della città, frequentata per l'occasione da molti personaggi che un tempo avevano dominato la vita politica di Atlantide. Niketas ne era a capo, era pronto a morire, lo considerava necessario per vendicare sia la morte di Ktesias - quell'uomo che vedeva come un salvatore, colui che l'aveva strappato dalle fiamme di Lemuria, dalla follia omicida di Amyntas e dei suoi uomini. Odiava Mu, odiava la famiglia che la governava, li riteneva così primi di umanità, incapaci di provvedere ai bisogni altri e occupati solo a pensare alle proprie ricchezze e al proprio benessere, allo stesso modo la pensava Kyriakos che aveva lasciato a malincuore la rivolta. Tutti si ricordavano la sera in cui aveva discusso la questione: aveva riferito le parole di Hesperos, accennando al fatto che sarebbe partito. In molti la considerarono la scelta migliore: lui non avrebbe gettato ombre sulla presunta fedeltà al sovrano, loro avrebbero continuato la preparazione in segreto. Fino a quella notte il piano aveva funzionato.

Quando la porta della locanda sì aprì, in molti voltarono la testa e, temendo di essere stati scoperti, misero mano alle spade che portavano a fianco.La figura in piedi sulla porta rimase immobile, scoprendosi poi la testa con un rapido gesto della mano.

«Per gli dei, Kyriakos! Mi hai fatto prendere un colpo! Va bene che servi Hesperos ora, ma almeno la parola d'ordine potevi dirla! O Esi ti ha tagliato la lingua, oltre ad altro visto il tuo adulterio?» sbottò Niketas alzandosi e avvicinandosi al giovane. «Dai, vieni. Il vino caldo ti farà riprendere dal viaggio. Com'è la situazione a Mu?»

Sea of fateWhere stories live. Discover now