Incontri

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Che io sono viva.

Quelle parole aleggiarono per interi attimi nell'aria e perfino il tempo apparve fermarsi per Kyriakos che deglutì a fatica e poi si voltò lentamente. Sentiva la gola secca, la lingua incollata al palato: era certo di aver riconosciuto la voce - mai avrebbe potuto dimenticarla -, ma, da una parte, continuava a credere che gli Dèi gli avessero annebbiato la mente.

«Nis?» chiese incredulo non appena riuscì a rendersi conto che, sì, quello che vedeva era reale. La ragazza davanti a lui che annuì con un lieve cenno del capo. Niketas lasciò cadere di schianto a terra la propria roba, spalancando la bocca; Callisto ridacchiò, allungò una mano e gliela fece richiudere. 

«Non mi sembra questo il comportamento da tenere in presenza di una principessa».

«Va tutto bene, Callisto, non preoccuparti» gli disse Alannis. «Li conosco bene e non mi è mai importato del, be', comportamento adatto».

«Perché non ci hai fatto sapere niente? Hai idea di quanto fossimo preoccupati per te? Avremmo potuto evitare una guerra...»

Alannis scosse la testa, abbassando lo sguardo e serrando le labbra. «No» sussurrò stringendo i pugni. «Sarebbe scoppiata comunque era solo... questione di tempo» aggiunse portando la mano destra sull'avambraccio sinistro. «Era come se fossero carboni ardenti sotto uno strato di cenere: uno non li vede, ma quelli sono pronti a bruciare di nuovo, con forza, non appena un po' di paglia si posa sul focolare ritenuto spento».

«Lo so, però...»

 «Esi avrebbe distrutto Posamis se l'avesse saputo» disse Alannis alzando lo sguardo e fissando Kyriakos negli occhi che si irrigidì, sorpreso da un guizzo dorato improvviso del riflesso di una torcia nelle pupille verdi di Alannis.

«È bene non rimanere qui fuori, la notte è umida e infima, Mu potrebbe avere spie anche qui: sarà meglio entrare».

Callisto annuì alle parole di Niketas e lo precedette in casa; Kyriakos rimase un attimo fuori, sulla strada, spostando il peso da un piede all'altro, continuando a fissare Alannis.

«Non vuoi entrare?» gli chiese Alannis indugiando con la mano sulla porta.

«Nis...»

«Cosa c'è?»

«La storia... la storia del bambino...»

«È vera».

Kyriakos sentì il cuore balzargli in gola. «Io... è stata tutta colpa mia...»

Alannis si guardò intorno, poi gli si avvicinò a grandi passi, fermandosi davanti a Kyriakos; sospirò, tirandogli uno schiaffo con tutta la forza che aveva in corpo.

«Questo per cos'era?» chiese Kyriakos massaggiandosi la guancia colpita.

«Ascoltami bene. La guerra sarebbe scoppiata comunque e probabilmente non saremmo qui a parlare se non fossi fuggita mettendo in giro la voce sulla mia morte. Esi ha tentato di avvelenarmi, per sua sfortuna ho letto quasi ogni cosa nella biblioteca di Atlantide e il libro sui veleni lo conoscevo a memoria».

Kyriakos la guardò preoccupato.

«Sarebbe stato più terribile, tu non eri a Mu, tu non sentivi i discorsi di Esi di persona» continuò lei prima che l'altro potesse aprire bocca. «So qual è stato il destino di mio padre, le voci corrono e la morte di un re è un argomento molto ghiotto per la Fama. Non posso fare a meno di ritenermi, almeno in parte, responsabile di questa disgrazia. Ma la morte aspetta tutti, non avrà riguardo se sei figlio di re... o se hai messo in piedi una rivolta che è finita nel peggiore dei modi» concluse prima di tirargli un altro schiaffo. «Kyriakos, sei un idiota».

Sea of fateWhere stories live. Discover now