Arrivo

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Arrivarono al porto di Atlantide una settimana dopo esser partiti da Semosia.

«È così strano rivedere queste stelle» sussurrò Alannis, appoggiando la testa sulla spalla di Kyriakos che le accarezzò il braccio. 

«Avrei preferito tornare al porto principale di giorno e non di notte, in una spiaggia nascosta».

«Almeno ringrazia di non essere dall'altra parte dell'isola» disse Niketas avvicinandosi ai due giovani. «Dovremmo essere al sicuro, almeno finché non sorge il sole: potrebbero riconoscerci».

«Non sarà pericoloso muoversi senza torce al buio?» chiese Alannis. «Se non sbaglio, da quel poco che distinguo sulla costa, è una zona che mio padre e mio fratello percorrevano per le battute di caccia: pullula di fiere».

«Perfetto, diventeremmo cibo per animali. Tanto dobbiamo comunque morire» borbottò Kyriakos incrociando le braccia. Alannis gli tirò uno schiaffo. 

«Dillo un'altra volta e ti lascio in una gabbia sotterrata nella sabbia, cosparso di miele in attesa che gli insetti e qualche altra bestia venga a mangiarti».

«Si può sapere dove hai imparato questo genere di torture?»

«A Mu, ovviamente» rispose lei scrollando le spalle. 

«Siete certi di quel che pensate?» chiese Eth, fino a quel momento rimasto in silenzio. Non aveva profferito parola dalla partenza da Semosia, preoccupato che quel diverbio avuto con il soldato avrebbe segnato la loro fine. Solo quando la prua della nave aveva sfiorato il fondale basso e sabbioso della costa di Atlantide.

«A meno che la legge non sia cambiata in questi mesi, le perquisizioni avvengono solo alla luce del sole. È una legge che Hesperos, stranamente, ha mantenuto inalterata» rispose Niketas.

«Forse perché del commercio non gli importa troppo» aggiunse Kyriakos ed Eth annuì, rimanendo poco convinto. 

«Immagino sia arrivato il momento di separarci. Porta i nostri saluti a Callisto, digli che almeno ad Atlantide siamo arrivati sani e salvi» mormorò Niketas prima di avviarsi a scendere dalla nave.

«Siete sicuri che non volete che rimanga?»

«Atlantide è la nostra patria, qualunque cosa succeda - anche la più brutta che gli Dèi possano darci - è nostro compito fare il possibile» rispose Alannis.

«Atlantide è la nostra patria, qualunque cosa succeda - anche la più brutta che gli Dèi possano darci - è nostro compito fare il possibile» rispose Alannis

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Kyriakos strinse la mano di Alannis, procedendo di passo svelto, ma senza voler dare l'impressione di essere di furia. Non appena erano arrivati al limitare della città, Alannis scostò appena il mantello scuro, accarezzando una guancia a Kylos. Kyriakos le diede un bacio sulla fronte. 

«Andrà tutto bene, vedrai».

«Vorrei avere la tua sicurezza» rispose coprendo di nuovo il bambino.

Trattennero entrambi il fiato quando incontrarono un gruppetto di guardie, fermandosi sul ciglio della strada lastricata e tenendo la testa bassa, cercando di non incrociare il loro sguardo, ma, a giudicare dalla loro andatura poco decisa e dai versi storpiati delle canzoni, capirono ben presto che erano ubriachi. Si guardarono con un mezzo sorriso, riprendendo a camminare e sperando che Kylos non decidesse di svegliarsi all'improvviso. 

Sea of fateWhere stories live. Discover now