Arrival (prologue)

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Quel preciso giorno Jimin e Jungkook avrebbero fatto ritorno a Seul. Ciò avrebbe significato visi e luoghi dimenticati e sconosciuti. Per il primo non era mai stato un problema quello di socializzare, ma il bisogno di una spalla sicura sulla quale poggiare la testa era una costante insostituibile, la quale fortunatamente era uno dei tanti ruoli che ricopriva il suo demonio più giovane di due anni.

Seokjin e Namjoon non si erano fatti problemi a riaccoglierli, data la presenza degli altri e la mancanza solo loro all'appello. Ormai quella casa era diventata una sorta di dormitorio per il gruppo del liceo mai sciolto, si consideravano tutti fratelli a tal punto da condividere lo stesso tetto.
E adesso che i due più giovani avrebbero fatto ritorno, la squadra sarebbe stata al completo.

Il viaggio da Busan verso la prossima città non durò eccessivamente ma a Jimin parve un'eternità data la sua conosciutissima impazienza, e forse la troppa vicinanza con il moro assopito sul sedile affianco.
Ogni volta che posava lo sguardo lungo il suo viso si meravigliava di quanto potesse essere perfetto, con quei lineamenti virili e il simpatico neo sotto il labbro inferiore.
In quel momento non gli sarebbe dispiaciuto affatto mordere quel punto per scoprirne il sapore.

Jimin, cavolo, riprenditi! Non puoi metterti a pensare certe cose solo perché è seduto pericolosamente vicino a te.

Si rimproverò mentalmente per le sue fantasie poco consone, ma che per le restanti ore non riuscì a placare.

Nell'altro sedile adiacente al finestrino, un annoiato Jungkook se ne stava a guardare distrattamente il paesaggio che scorreva veloce al di fuori del treno. Ovviamente aveva notato gli sguardi timidi ma ben mirati che il biondino accanto gli riservava ogni cinque minuti.
Jungkook sarebbe riuscito a far arrapare pure una suora vergine fresca di convento di quanto era fastidiosamente sexy.

《Jimin. Svegliati dobbiamo scendere, è la nostra fermata.》

《Ueh cosa?》

Il biondo aveva appena riaperto gli occhi quando si trovò il viso del moro a pochi centimetri dal suo, cominciò a sentire le guance ardere e riuscì a formulare solo quella frase in preda alla confusione.

《Prendi la valigia nanetto, che siamo arrivati.》

《Non darmi del basso! Ho solo qualche centimetro in meno di te, coniglio.》

Quest'ultimo sorrise come ogni volta che quel soprannome usciva dalle labbra rosee di Jimin. Ah quelle labbra! Erano una tentazione irresistibile, così perfette e carnose che la voglia si affondarci le zanne era difficile da contenere. Ma per il bene della loro amicizia avrebbe fatto meglio a non dare segni di interesse.

Saltati giù dal treno trovarono i ragazzi ad aspettarli. Cinque facce, sempre gli stessi sorrisi e le stesse voci.

《Ragazzi, non avete idea di quanto mi siete mancati!》 urlò Hoseok saltellando con un sorriso che partiva da una guancia all'altra.

《I miei piccoli finalmente! Ma quanto siete cambiati! Come state? Com'è andato il viaggio? Avete mangiato?》 la tempesta di domande della eomma era il segnale che erano definitivamente tornati e ne erano più che felici.

《A dire il vero no hyung, stiamo morendo di fame.》 ridacchiò Jimin per il tono acuto del maggiore del gruppo.

Non era una novità, Jin-hyung si prendeva cura dei ragazzi, era una una roccia onnipresente e un cuoco degno di lode. Non a caso veniva chiamato mamma.

《Kookie, Chimmy!》esclamò Taehyung buttandosi a braccia aperte sui due arrivati《È passato troppo tempo, era ora che tornaste al nido.》 disse facendo scoppiare tutti in una fragorosa risata.

Accennò addirittura un sorriso anche Yoongi, cosa altamente insolita, ma che ultimamente era diventata un abitudine se si trattava di quel ragazzino con l'ossessione per Gucci.

Per ultimo ma non meno importante, Nam si fece largo tra quelle galline eccitate per il ritorno dei pulcini e gli scoccò due affettuose pacche autoritarie sulle spalle.

Finiti i saluti la comitiva venne caricata su una navetta diretta al dormitorio.

All'interno di essa si respirava una tanto mancata atmosfera familiare, composta principalmente da risate infrenabili, battute a scopo di sfotto per l'ossessione di Jin per il rosa e le minacce di chiudere la cucina da parte di quest'ultimo.

I due minori non mascheravano la gioia di essere nuovamente coinvolti nel loro mondo, formato da sette ruoli diversi che si andavano a concatenare per trovare il giusto equilibrio, proprio come in un puzzle dove ogni pezzo ha il suo collocamento.

Il gruppo si poteva identificare esattamente come una famiglia: il ruolo che saltava più all'occhio era ovviamente quello di Jin, il quale possedeva un ancoratissimo istinto materno e un forte complesso di protezione. Seguito da Nam, che costituiva il classico padre di famiglia che ti aiuta a rialzarti dopo una disastrata caduta, senza aver paura di dire che è stata colpa tua ma dandoti subito modo di rimediare e di capirlo da solo. In fin dei conti chi altro avrebbe potuto esserlo meglio di lui?
Tralasciando anche il velato interesse reciproco della coppia che li legava inevitabilmente ad assumere la denominazione di queste due figure.

《Jiminie a che stai pensando?》chiese Yoongi tra uno sbadiglio e l'altro.

Quel ragazzo era la reincarnazione di un nonno in un corpo giovanile dalla lingua senza peli, noncurante di dire ogni singolo pensiero gli passasse per l'anticamera cerebrale. Il che spesso, quando non si dimostrava eccessivamente acido, risultava utile per un consiglio a cuore aperto.

《Il nostro ChimChim è rimasto folgorato dalla mia bellezza che non riesce più a proferire parola, vecchia tartaruga.》 esclamò Hobi con un finto sorriso da playboy.

《Bada a come parli cavallo.》

Quei due non facevano altro che punzecchiarsi a vicenda ma sotto quelle frecciatine erano davvero buoni amici. Hoseok riusciva a contagiare l'anima pigra di Yoongi, impresa degna di un riconoscimento globale certificato. Con la sua smisurata allegria e positività era in tutto e per tutto lo zio che ti copriva qualche guaio agli occhi dei genitori, così da ritardare l'imminente prigionia domestica.

《Questi due non la smettono un attimo, menomale che siete tornati così avrò con chi giocare ad Overwatch!》

Tae gli riservò uno dei suoi soliti splendidi sorrisi squadrati che fece inesorabilmente comparire una linea all'insù sulle labbra perfette di Jungkook.

Quei due erano letteralmente fratelli, andavano ben oltre il riduttivo legame di sangue, erano fratelli per le esperienze condivise, per il dolore provato e consolato a vicenda che li aveva marchiati e legati l'uno all'altro.

In tutto questo mancava ancora una figura da determinare: Jimin.
Beh, lui era definibile con una parola, ovvero mochi.
Non era molto alto di statura, aveva un corpo minuto e delle piccole mani paffute, era adorabile qualsiasi azione compiesse, in particolar modo quando rideva così tanto da fargli venire le lacrime agli occhi.
Ciò era musica per le orecchie degli altri, che non riuscivano a resistere a quell'agglomerato di spensieratezza.

Quell'accozzaglia di personalità, visi e caratteri diversi era un equilibrio perfetto, e il minore del gruppo, totalmente consapevole di ciò, aveva giurato a sé stesso che non avrebbe dovuto alterare per nessun motivo l'armonia dei sette. Anche se ultimamente nascondersi e frenare le sue mani volenti un unico destinatario era diventato sempre più difficile.

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Salve guys, Je suis Giulia (una personcina altamente disagiata con la fantasia di un unicorno, la quale è già sposata con Kookie da tre mesi) Se l'inizio vi è piaciuto lasciatemi un commentino e ditemi che ne pensate!

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Loving beast [jikook] Where stories live. Discover now