I'm trying but I can't anymore

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Jimin's pov

Tutto quello che era rimasto del nostro rapporto era il silenzio, neanche una parola, uno sguardo. Nessun intesa. Mangiavo quel che dovevo e dormivo in sala. I miei pensieri erano un totale disastro da tre giorni ormai, troppe domande e poche risposte perlopiù ipotesi, cosa c'era che non andava? Avevo sbagliato a comportarmi in quel modo e ne ero consapevole ma non riuscivo a spiegarmi il comportamento strano di quei due che sicuramente erano a conoscenza ciò che io non sapevo. Avrei voluto essere Tae, potrebbe suonare strano ma volevo esserci io accanto al Kookie di dieci anni piccolo e carino, per condividere qualsiasi cosa facesse parte della sua vita. Non sapevo praticamente niente degli anni prima del liceo, della sua famiglia, della sua infanzia, e tutto ciò non faceva altro che rendermi conto di essere ancora più impotente di quanto pensassi. Era straziante essere allo scuro di cosa tormentava il tuo ragazzo e ancora di più la sua distanza, mi sentivo tagliato fuori da una verità celata e nascosta, non avrei mai voluto essere solo uno spettatore. L'unica cosa che mi salvava da una crisi isterica era l'amore che provavo per lui, che cliché già, ma era la realtà purtroppo.

L'alba arrivò di nuovo con la consapevolezza di un'altra notte in bianco. Mi diressi come un zombie verso l'isola in cerca di cibo, dopo aver aperto una decina di volte sia le credenze che il frigo, decisi di sbattere due uova e cucinare delle crêpes per tutti. Non calcolai che saranno state circa le sei del mattino e che avrei dovuto aspettare almeno tre ore per vedere qualcuno sveglio, quindi salvai ciò che avevo preparato nel microonde ed imboccai il corridoio delle stanze.

Arrivai davanti a quella porta che ormai non mi trasmetteva altro che ansia e per qualche forza divina sconosciuta impossessata del mio corpo, la mia mano si poggiò sulla maniglia. Dalla fessura potevo vederlo seduto sul suo letto con le gambe a penzoloni, la testa rivolta verso il soffitto con uno sguardo privo di umanità.

Tornai sul divano per contemplare un muro vuoto. Non mi spiegavo affatto il suo cambiamento, tutto sembrava andare così bene. Ero felice, stavo col ragazzo che amavo da una vita e lui addirittura ricambiava, sapevo che in parte la causa era la gelosia ma era solo uno dei tanti motivi; la mattinata al centro commerciale era stata perfetta...a parte quando rimase ipnotizzato davanti a quel portafoto. Non mi ero fatto domande più del dovuto ma in effetti quello era l'unico comportamento anomalo prima dei bagni del locale. Forse era un oggetto con un significato particolare per Kookie.

Con tutte le buone intenzioni che potessi avere, mi recai nuovamente in quel centro commerciale.

《Ouch! Stia più atte- Mark!》

《Jimin, quanto tempo!》mi tese una mano che prontamente strinsi per alzare il mio fondoschiena dal pavimento.

《Che io ricordi non sei mai stato tipo da shopping Markiepooh.》

《Sono qui con Jackson.》sussurrò le ultime parole prima di arrossire leggermente.

《Alla fine si è arreso.》 dissi facendo ridere entrambi, era davvero carino e ancora di più il suo sorriso.

Mark faceva parte della comitiva di Yugyeom, un caro amico di Jungkook, con il quale avevo stretto una sana amicizia e aiutato con la sua terribile cotta per quel playboy di Jackson. All'inizio il più giovane era restio dall'ammettere il proprio interesse anche se palese, mentre adesso erano una coppietta felice e innamorata.
Parlando del diavolo, arrivò una testa bionda che mise un braccio sulla vita del suo ragazzo.

《Park, sono secoli. Quello stronzo di Namjoon continua ad ignorarmi.》era un'amicizia strana la loro ma sicuramente una delle più solide che avessi mai visto.

《L'amore fa cose strane Wang.》

《Quindi ha reclamato il culo di Jin finalmente! Dobbiamo uscire di nuovo tutti insieme come una volta.》

《Certo, a presto.》

Dopo aver sventolato in aria una mano verso i due all'uscita, iniziai una ricerca di mezz'ora per ritrovare quel preciso negozio.

《Salve, come posso aiutarla?》

《Buongiorno, ho adocchiato un portafoto in vetrina e vorrei acquistarlo.》

《Mi dia un secondo.》

La commessa sparì in quello che doveva essere il magazzino oscillando sui suoi tacchi a spillo, tornando poco dopo con l'oggetto del mio interesse. Prima di renderlo mio lo analizzai attentamente: la copertina era di morbida pelle chiara, aprendolo vi erano delle bustine plastificate dove conservare quei ricordi cartacei così preziosi. Senza stare a pensarci troppo lo presi, fiducioso che avrebbe risanato leggermente il nostro rapporto.

All'andata ero stato accompagnato da Tae in moto quindi per tornare a casa dovetti prendere i mezzi.

Non vedevo l'ora di dare il piccolo pacchetto a Jungkook, speranzoso che avrebbe in qualche modo alleviato quella quasi ostilità nei miei confronti, e senza accorgermene ero già arrivato saltellando davanti alla porta della nostra stanza. Senza pensarci due volte l'aprii, sicuro di trovarlo al computer ad editare qualche video, invece quello che vidi riuscì a rompermi in mille pezzi in meno di un secondo.
《Jungkook... cosa?》 sussurrai con voce spezzata a testa bassa per cercare di nascondere la moltitudine di goccioline salate che rigavano le mie guance.

La scena che avevo davanti era una delle più grandi sofferenze che il mio cuore era mai riuscito ad assorbire. Tutte le mie certezze, le sensazioni, l'amore che avevo custodito gelosamente per lui e nessun altro, diventarono solo dei pesi strazianti. In quel momento, io sulla soglia della porta, lui seduto sul letto a petto nudo con accanto una ragazza anch'essa mezza svestita, io completamente ripulito della felicità di qualche istante prima, lui con uno sguardo che non riuscii a leggere.

Fu la ragazza a rompere il ghiaccio, capendo di essere di troppo uscì dalla nostra stanza ma non senza prima stampare un bacio sulle guance candide del mio coniglietto.

Non lo toccare.

Ripetei all'infinito questa frase nella mia testa, ero io l'unico che poteva farlo ma evidentemente Jungkook era di opinione diversa.

Ad un certo punto sentii le gambe tremare sul punto di cedere. No. Non dovevo farmi vedere vulnerabile soprattutto davanti a lui.
Feci per uscire quando la sua mano prepotente mi bloccò un braccio facendo aderire la mia schiena, coperta solo da una leggera maglietta in cotone, contro il muro, provocandomi un brivido lungo tutto il corpo. I suoi occhi trasudavano rabbia mista a desiderio e il suo sguardo mi terrorizzava tanto quanto attraeva; se avessi guardato un attimo di più le sue iridi nocciola avrei giurato che mi ci sarei potuto perdere dentro ma il problema non si pose quando inaspettatamente posò le sue labbra sulle mie. A differenza di quanto ci si sarebbe potuto aspettare il suo tocco fu delicato, quasi un soffio, forse per paura della mia reazione ma bramoso di quel contatto a lungo desiderato. Anche facendo ricorso alla poca forza di volontà che restava nel mio corpo, non sarei riuscito a staccarmi da quella bocca divoratrice. Fu lui a staccarsi, forse per riprendere fiato ma la sua espressione adesso lasciava intravedere solo preoccupazione, causata dalle lacrime che avevano ricominciato a cadere con continuità.
Non ero per niente sicuro di cosa significassero, forse dolore, frustrazione o addirittura sollievo, però l'unica cosa che sapevo per certa da fare era rimuovere la belva di nome Jeon Junkook da ogni meandro del mio essere.

~

Ciao raggi di sole, vi delizio con questo capitolo la sera prima di andare a scuola e mi sto cagando sotto ma non perché io abbia paura, IO VOGLIO DORMIRE e so già che non mi sveglierò.

È tutto nuvolette.
Bye.
☘︎︎

Loving beast [jikook] Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang