If you're an alien why he couldn't be an angel?

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Taehyung's pov

Ero davvero felice.
Nei giorni successivi Jungkook e Jimin sarebbero tornati dopo tanto tempo senza esserci potuti vedere, erano come due fratelli e mi mancava da morire fare dispetti agli hyungs senza i miei due complici. Durante la loro assenza avevo trascorso il mio tempo principalmente con Hoseok, che aveva deciso di insegnarmi a ballare obbligandomi ad essere consensiente. E con Jin, il quale aiutavo spesso alla caffetteria dell'università.

Un lunedì mattina mi svegliai tremendamente in ritardo e con ancora addosso i pantaloni del pigiama, i quali fortunatamente potevano essere scambiati per una tuta. Corsi fuori casa fiondandomi sul primo autobus che notai all'interno del mio campo visivo. Arrivai all'università con inaspettatamente cinque minuti di anticipo, ma il mio look era un completo disastro così mi diressi a passo sicuro verso la caffetteria.

《Hai appena corso una maratona in pigiama o cosa?》 Jin scoppiò a ridere appena mi vide varcare la soglia vetrata.

Eomma chiedo clemenza, ho bisogno di aiuto.

A quel richiamo non poté opporsi e mi portò sul retro nella stanza del personale.

Tieni.》

Mi lanciò addosso un paio di skinny blu scuro che formavano un'accoppiata perfetta con la felpa di Gucci che stavo indossando.

《Vai in bagno, sistemati quel pagliaio che ti ritrovi in testa e fila in classe marmocchio.》

Prima di uscire per lasciarmi il tempo di cambiare mi lanciò un bacio volante con il suo solito fare teatrale.

Dopo essere riuscito ad assumere un aspetto più decente mi accorsi che ero già in ritardo di dieci minuti alla lezione. Impanicato più che mai, imboccai di corsa il lungo corridoio che avrebbe portato alla mia aula.

Una lieve melodia catturò però le mie orecchie. Era pizzicante, come se stesse gradualmente scavando nella mia persona.

Dovevo trovare la fonte di quelle note surreali.

Seguendo il suono mi trovai di fronte ad una porta accostata, la curiosità ebbe la meglio e non riuscii a trattenere la mia mano dall'aprirla leggermente di più. Infilai la testa nella fessura creata e la mia mente venne subito catapultata in un'altra dimensione a causa della visione che mi si presentava: al centro dell'aula vuota riconobbi Yoongi che stava suonando al pianoforte quell'armonia pungente. Non ne compresi il motivo ma quelle note mi colpirono nel profondo, era una sensazione decisamente strana.

Io mi sentivo strano.

Un fiume di ricordi confusi e sepolti da tempo cominciò a riaffiorare in superficie rendendomi sempre più bisogno di continuare l'ascolto.

Sembrava di essere letteralmente in un altro mondo. Dalla finestra aperta entrava una corrente fresca che trasportava con sé, all'interno della stanza, tanti piccoli petali rosati, i quali vorteggiavano intorno allo strumento come fossero attratti anche loro dai suoni che ne uscivano. Il profilo di Yoongi era lievemente illuminato dalla prima luce mattutina e ne rendeva i lineamenti più caldi, più umani. Egli teneva gli occhi saldamente chiusi e le dita scivolavano delicatamente sui tasti bianchi e neri come fossero un tesoro prezioso; suo e soltanto suo.

Loving beast [jikook] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora