🌊 - Capitolo 2

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Jemma stava letteralmente correndo lungo il corridoio, con la felpa che ormai aveva raggiunto i gomiti, i libri che stavano in equilibrio per miracolo - non aveva nemmeno avuto il tempo di posarli - e i capelli che dovevano sembrare un vero e proprio disastro.

Riuscì fortunatamente a raggiungere l'aula punizioni, oltre l'orario accordato, ma viva seppur con le guance arrossate dal calore che provava in quel momento.

Era in ritardo a causa di tutti i ragazzi che avevano sentito del suo ritiro e che in panico la fermarono per chiederle cosa avrebbero dovuto fare adesso. Jemma non era particolarmente preoccupata per loro, dato che era appena iniziata la scuola avevano ancora tutto il tempo per organizzare le elezioni e, nonostante tutto, non era così dispiaciuta di non far più parte del Consiglio dei Rappresentanti, specialmente al suo ultimo anno dove voleva concentrarsi sugli studi e sul futuro.

Quello per cui era arrabbiata era ritrovarsi in una punizione senza avere la minima colpa e tra l'altro non era nemmeno riuscita ad avvisare Celeste, contava di farlo una volta dentro la classe.

Si fermò davanti alla porta con una scivolata, prima di aprirla e fiondarsi in aula.

Quando finalmente si sedette, lasciando andare i libri sul banco con un tonfo e portandosi una mano alle guance nel tentativo di raffreddarle e di farle ritornare di un colore normale, Mr. Johnson decise di prenderla di mira.

<<Alla buon'ora, signorina Stone. Aspettavamo soltanto lei.>>, constatò indicando con le braccia i suoi compagni di punizione.

Jemma, che era al primo banco come al solito, si voltò guardando gli altri da sopra la spalla ormai scoperta. Hunter era proprio dietro di lei, con la schiena appoggiata allo schienale della sedia di legno e entrambe le mani dietro alla nuca, quasi come se fosse comodamente seduto sul suo letto; al suo fianco c'era Samantha che era intenta a fulminarlo con lo sguardo, mentre con le mani stringeva le bretelle nere che le tenevano su i jeans al posto di una più comune cintura. E poi, nell'angolo in fondo alla classe, c'era un ragazzo con la testa bassa, intento a fissare un punto imprecisato sul banco che la ragazza inizialmente non riuscì a riconoscere.

Quando quest'ultimo alzò lo sguardo e per pochi secondi con gli occhi chiari come il ghiaccio incrociò i suoi, Jemma realizzò di chi si trattasse.

Adam Jones non era più decisamente il ragazzino sdentato che giocava sempre con lei, Hunter e Samantha, nel grande giardino di Hunter. Adesso era cresciuto ed era molto diverso: il volto aveva perso i lineamenti morbidi tipici dell'infanzia, per adottarne di più duri ben visibili sulla mascella, inoltre la pratica del nuoto gli aveva scolpito anche il fisico quasi come fosse una statua proveniente dall'antica Grecia, mentre gli occhi azzurri e i capelli neri avevano conservato in lui l'aria misteriosa e fanciullesca che l'aveva sempre attirata. Fu questione di pochi secondi, prima che tornasse a farsi gli affari suoi interrompendo il contatto visivo bruscamente.

<<Oh...Mi dispiace...Ho avuto dei contrattempi...>>, mormorò Jemma girandosi nuovamente verso l'uomo e tirando fuori il cellulare per avvertire Celeste che non l'avrebbe portata a casa quel giorno.

Il professore annuì, guardandola con un sopracciglio inarcato.

<<I cellulari via, li ritirerò io fino alla fine della vostra punizione.>>, esclamò l'uomo girando fra i banchi con una vaschetta di plastica.

<<Ma...devo solo avvertire mia sorella.>>, si giustificò la mora nel momento in cui Mr. Johnson si fermò davanti a lei con sguardo brusco. Doveva essersela legata al dito la questione della palla, l'avrebbe presa di mira per tutto il resto dell'anno, pensò sconfortata la ragazza.

<<I cellulari. Qua dentro.>>, sibilò lui, mentre Jemma sconfitta ritirava il telefono con un sospiro all'interno della vaschetta prima di appoggiarsi allo schienale della sedia.

𝗜 𝗚𝘂𝗮𝗿𝗱𝗶𝗮𝗻𝗶 𝗗𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗘𝗹𝗲𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶Where stories live. Discover now