🔥 - Capitolo 44

123 18 78
                                    

[Hunter]

Hunter leggeva molto, leggeva di qualsiasi mondo possibile e immaginabile, eppure ancora faticava a credere di essere lì, di fare quello che stava facendo. Era un eroe? Probabilmente, nel caso in cui riuscissero nell'impresa, ma nessuno mai l'avrebbe saputo.

Si ritrovò a fantasticare così, immerso in quella nebbia bianca che l'aveva separato da tutti quanti. Era relativamente tranquillo per quanto riguardava la prova, perché fino a quel momento erano state più o meno tutte uguali e riguardavano tutte il controllo degli elementi, era quasi sicuro che quella non sarebbe stata diversa. Almeno fino a quando non si ritrovò da solo in quella che sembrava la sua camera con le urla dei genitori che entravano anche con la porta chiusa.

Ricordava di aver vissuto quella scena moltissime volte da bambino e da adolescente, fino a quando non si separarono finalmente.

"Dovevi andarci tu!", stava urlando la madre per l'ennesima volta, quasi isterica.

"Non è vero!", replicò suo padre.

All'improvviso la serenità di prima fu rimpiazzata da un senso di tristezza che gli fece immediatamente incurvare la schiena. Quel giorno, come tutti gli altri, suo padre si era dimenticato di andarlo a prendere a scuola e Hunter aveva aspettato due ore all'ingresso prima di tornare da solo a piedi. Jemma sarebbe rimasta con lui se non le avesse intimato di andare a casa, come ogni volta sperava di vedere la BMW nera del padre girare l'angolo e come ogni volta non accadeva. Con il passare del tempo le cose peggiorarono e lui e sua madre iniziarono a litigare per le cose più stupide, mentre Hunter a ogni partita alzava lo sguardo senza mai vedere nessuno dei due. Erano così occupati a crogiolarsi nei loro errori che spesso dimenticavano di avere un figlio e spesso quel figlio stava delle ore chiuso in camera con la musica alta per non sentirli urlare.

Quel giorno che Hunter stava rivivendo non aveva acceso la musica, perché le urla si erano fatte sempre più alte e allora aveva deciso di uscire. Aveva sceso le scale in silenzio, con la manina che strisciava sullo scorrimano, e superò i due che in cucina continuavano come se nulla fosse per uscire in giardino e raggiungere il grande albero dove ci stava la casetta in legno.

Alzò il viso guardando incerto la casa a un'altezza improponibile per lui che ne aveva paura. Penso a Jemma che lo aiutava sempre in quei casi e si fece coraggio, tutto pur di non rimanere in casa. Non senza fatica riuscì a entrare e acquattarsi nei vari cuscini che lui e Jemma avevano portato per "arredarla".

Allo stesso modo fece l'Hunter del presente, seguendo le orme del suo alter ego più piccolo e chiuse gli occhi sospirando. Non sapeva per quanto rimase lì, ma tenne gli occhi chiusi fino a quando non sentì un rumore. Neanche li aprì, sapeva che Jemma era l'unica ad avere l'autorizzazione per entrare in quella casetta, infatti alcuni secondi dopo prima spuntò un libro poi il viso sorridente della bambina dalle guance dolcemente arrossate.

<<Dovevamo finire l'ultimo di Harry Potter.>>, esclamò allegra Jemma buttandosi sui cuscini insieme a lui.

Hunter era convinto che lei sapesse anche se non aveva detto nulla, proprio per quello era lì, per questo la ringraziò silenziosamente con un sorriso mentre lei apriva il libro e iniziava a leggere a voce alta, come facevano sempre. Dopo la prima riga, la scena svanì.

Hunter si ritrovò in mezzo a un campo da football. Era buio, eppure le intense luci agli angoli del campo facevano quasi pensare che fosse giorno, così come la vitalità delle persone intorno a lui: urla negli spalti e giocatori agitati che correvano per il campo buttando i caschi per terra. La partita era appena finita e la squadra di Hunter aveva vinto eppure il ragazzo non era felice. Non capì perché stesse rivivendo quel ricordo fino a quando non individuò la chioma bionda di Celeste che scendeva dagli spalti. Ora si ricordava, capiva il motivo di quel poco entusiasmo, si era rassegnato al fatto che il padre non ci fosse (dopo il divorzio sparì dalla sua vita così come ne era entrato) e non era quello a preoccuparlo.

𝗜 𝗚𝘂𝗮𝗿𝗱𝗶𝗮𝗻𝗶 𝗗𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗘𝗹𝗲𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶Where stories live. Discover now