Capitolo 57

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San's pov

In buon tempo, ed organizzazione completa, sia io, che il procrastinatore biondo, eravamo riusciti ad ultimare i lavori del corso entro la data da noi stabilita, per avere una piena settimana di vacanze, da lui.
Non è che non mi facesse piacere, passare così tanto tempo insieme, avevo paura soltanto di creare qualsiasi condizione di imbarazzo o non saperla gestire.
Del resto, ormai, avevo già accettato.

Mi ritrovai a dover firmare degli ultimi documenti di autorizzazione, per il quadro appena finito, prima di consegnare definitivamente la tela e uscire dalla stanza, in pieno e splendente ultimo-pomeriggio a scuola.

"Veloce, veloce, o domani non possiamo andare da nessuna parte."
Spronavo, appoggiato allo stipite della porta, sapendo di volerlo lasciare solo, tra poco.

"E resta qua!"
Chiese in un capriccio, verso la mia direzione.

"Sono una persona impegnata. Non ho tempo da perdere."
Risposi fintamente serio, per vederlo imbronciarsi in un labbruccio annoiato.

"E cosa devi fare di più importante, che guardarmi mentre sono un artista?"
Domandò in smorfia retorica, mentre si alzava, non interrompendo il contatto visivo.

"Devo uscire con un amico, ti inviterei, se solo tu avessi finito... Ma, siccome non mi hai dato ascolto ed hai procrastinato, eccoti, col culo rotto ed il lavoro in mano. Ciao biondino."
Salutai con un cenno della mano, non trattenendo l'espressione morbida da presa in giro.

"Sei una stronza Choi San, proprio una vecchia puttana. Sparisci!"
Asserì acido, verso il povero Choi San innocente.

Alzai il terzo dito, insieme alle sopracciglia.

"Choi San!"
Urlò innervosito e divertito, allo stesso tempo.

"Devi dirmi qualche parolina dolce, o me ne vado?"
Chiesi, fintamente triste.

"Il cazzo che ti farà smettere di parlare così tanto, Choi San, sarà il mio, al momento non ne penso di più dolci. Così dal tuo amico ci vai muto e con le stampelle."
Ricambiò il terzo dito, completamente distratto dal lavoro, mentre il ghigno gli colorava il viso, in sfumature lucenti.

"Gelosia? Hai bisogno di marcare il territorio?"
Incrociai le braccia, ancora appoggiato allo stipite in legno chiaro, ridacchiando.

"Non si capisce il livello della tua autostima, dalla frase, sai? Vuoi farmi tante cose, quindi si direbbe alto... Ma vuoi farmele per il secondo fine della passeggiata a cui non puoi partecipare? Non è decisamente un'autostima alta, e sai che fine fanno con me, questi tipi di maschietti."
Indicai il basso, convintamente.

"Vattene."
Prese di nuovo posto nella sedia, stavolta davvero innervosito.

"Come vuoi, parolina magica~."
Checché lo negasse, si vedeva stesse impazzendo per la mia impertinenza, ed era divertente arrivare al limite, ogni santo secondo, in cui ci era possibile farlo.

"Per favore ti togli dalle scatoline per l'eternità? Grazie."
Gesticolò, come in modo formale e ben posato.

"Come vuoi."
Sfilai il cellulare dalla tasca, intenzionato a lasciarlo veramente solo a lavorare, considerando quanto avrebbe dovuto ancora fare, per darsi una mossa e portare tutto a termine.

"Choi San!"
Urlò, poi, quando ormai stavo chiudendo la porta.

"Che vuoi?"
Chiesi, facendo soltanto capolino con la testa, a guardarlo.

"Assicurati che io non ti manchi, per tutta l'eternità..."
Nel tono fintamente timido e posato, rilanciò, facendomi sorridere e perdere, al gioco dell'ultima parola.

At School // WoosanWhere stories live. Discover now