Capitolo 62

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Wooyoung's pov

Da qualche ora, sfogliavo pagine di fumetti sul cellulare.
Probabilmente fuori, segnavano le nove del mattino, io invece ero nel letto e rinchiuso in stanza da circa quattro giorni.
Non che avessi voglia di uscire, ma neanche che mi piacesse star dentro; semplicemente non potevo far altro, perché mi sentivo impresentabile a chiunque.

Avevo tentato in tutti i modi di non lamentare troppo.
Wooyoung, passa avanti, ti abituerai e finirà tutto, proprio come è iniziato.
Ma non era facile, non era affatto facile accettare di essere stato la causa di tutto, ecco perché evitavo di presentarmi ad altre persone e di guardarmi pure allo specchio.
Mi facevo pressoché schifo.

Non sapevo se Yeosang stesso fosse disgustato dall'avermi vicino, essendo così tanto amico di Choi San.
Si rivolgeva gentilmente e forse anche troppo più del solito tentando di farmi parlare, ed io ci stavo, ma avevo il timore potesse detestarmi.

Seonghwa stava per ore ed ore a distrarmi, e gliene ero fortemente grato, seppur non riuscissi mai a mostrarmi triste, quanto sapevo di essere, con lui vicino.

Dovevo farmene una ragione.

Quel giorno, volente oppure no, sarei comunque dovuto uscire dal posto sicuro, perché si sarebbe tenuta la dimostrazione scolastica del mio indirizzo.
Non ne avevo la minima voglia, ma nonostante la situazione, l'autostima per quanto fosse stata intaccata, non era scesa a tal punto da far vincere la codardia.
O prima o poi, mi sarebbe servita una svegliata. Ne avevo bisogno.

"Vuoi scendere a colazione?"
Domandò in tono spensierato, Yeosang.

"Sì, stamattina scendo."
Risposi, tirando giù le coperte, ed uscendo di là.

"Bravo, fai bene, mangia qualcosa in più... Sei dimagrito."
Constatò preoccupato.

"Cosa? Davvero?! Ma se ho mangiato soltanto ieri due pacchi di brioches, e tutto il cibo che mi ha portato Seonghwa...!"
Era vero, mi stavo ingozzando, e credetti Yeosang stesse affermando soltanto per negare l'evidenza che se fossi rimasto in stanza ancora per altri tre giorni, sarei morto di qualche patologia cardiovascolare.
Ce l'avevo come abitudine, quella di divorare per il nervosismo, zuccheri, non verdure, zuccheri, tra l'altro.

"Dico davvero."
Sostenne, aggiustandosi poi i capelli, per rivolgermi infine uno sguardo.

"Ti aspetto, se vuoi scendiamo insieme."
Propose, alzando le tapparelle e spostando le tende.

"...Mi chiedevo... Se p-per caso al tuo t-tavolo..."
Azzardai, non dando nomi ma soltanto luoghi, fidandomi della sua mente e ben sapendo che potesse capire.

"No, lui... Era con Mingi. Quindi non ci sarà a quest'ora."
Rispose tranquillamente, per poi acchiappare il cellulare ed aspettare che mi dessi una rinfrescata.

Sembravo uno zombie, ma non che non me lo aspettassi, per cui la reazione allo specchio, alle occhiaie e pelle di strano colorito, passò in secondo piano.
Decine di minuti dopo, eravamo per le vie della scuola, e mi vergognavo profondamente di farmi vedere dagli altri studenti, con la costante ansia che San potesse casualmente spuntare.
Non mi riconoscevo più, assolutamente.

Sguardi, sguardi, occhiatacce, parole e mormorii.

"Y-yeosangie... Prendiamo l'altro corridoio... è più, cioè meno praticato-"
Abbassai lo sguardo, mentre quasi mi pentivo di esser uscito fuori.

"Sto diventando un idiota, tirami uno schiaffo."
Corressi poi, chiedendogli di nuovo, sempre implicitamente, di ignorare la richiesta precedentemente fatta.
O prima o poi sarebbe passato.

At School // WoosanWhere stories live. Discover now