Capitolo 55

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P.O.V. Katherine

Guardo l'orologio, sono le 16. Devo andare dal preside assieme a Beth per chiedere se lei si può trasferire da me. Spero con tutto il mio cuore che mi dica di si. Aspetto la mia amica davanti alla presidenza, posso dire di essere parecchio ansiosa. La vedo arrivare, prendo un bel respiro e busso.
"Avanti!" Sento, apro la porta ed entriamo salutando il signor Thompson. "Prego accomodatevi, a cosa devo la vostra visita?"
"Ecco noi... avremmo una richiesta... se per lei va bene ovviamente..." ma perchè devo sempre andare in pallone davanti al preside?
"Se è possibile, posso trasferirmi da Katherine?" Dice Beth interrompendomi. Oh, grazie amica. Mi chiedo come faccia ad essere così tranquilla e diretta con chiunque.
"Se alla signorina Wood va bene... fate pure" dice
"Davvero?!" Chiedo incredula
"Ma certo, avviserò i bidelli così verranno a spostare i mobili" dice
"Non si disturbi, chiederemo ai nostri amici" risponde Beth
"Bene, domani vi aspetto a fine lezione per firmare dei fogli."
"Grazie mille, a domani allora! Arrivederci" dico alzandomi. Usciamo dal suo ufficio. Ora posso fare i salti di gioia.
"Ha detto di sì!!" Dico felice, abbraccio Beth.
"Ora, compagna di camera, mi dovrai aiutare a fare le valige" mi prende a braccetto e andiamo nella sua stanza. Sarà un'impresa prendere tutta la roba di Beth, in più, dovremo chiedere una mano ai ragazzi. Apre la porta, sul letto c'è William con il telefono in mano.
"C'è ne hai messo di tempo" dice a Beth, si salutano con un bacio.
"Tesoro mio, abbiamo bisogno di voi maschietti. Domani mi trasferisco da Katherine e dovreste aiutarci a prendere tutta la roba"
"Contate pure su di noi, li avviso io. Kat, sei sicura di volere Beth come tua compagna di stanza? Perchè io ci penserei due volte " dice ridendo.
"Ma... come osi!" Risponde Beth tirandogli un cuscino. Mentre loro si fanno la guerra a colpi di cuscino io apro l'armadio di Beth. Pessima mossa. Mi cadono addosso tutti i vestiti, ma quanti cavolo sono?
"Ti devo insegnare a piegare i vestiti" dico guardando il caos che ho fatto. Beth dice a William di prendere le valige, mi aspetta una lunga giornata.

Abbiamo appena finito di sistemare i vestiti, porteremo via tutto domani. Sono coricata sul letto con Beth, William invece è andato a prendere da mangiare.
"Amica ti devo dire una cosa" dice Beth, oh no. Non promette nulla di buono.
"Dopo domani devo partire per New York, ci sono delle cose che devo sistemare con mia mamma"
"Centra tuo padre vero?" Chiedo
"Si. Riuscirai a resistere senza di me per una settimana?" Dice. Oddio, sarà molto strano. Ormai sono talmente abituata alla sua presenza che sono sicura che mi sentirò persa senza di lei. Che tempismo, proprio quando finalmente si trasferisce da me. Vedi che è il destino che c'è l'ha con me.
"Devo hahahaha"
"Inoltre mi serve un favore, dovresti tenermi d'occhio quel signorino, sei autorizzata a picchiarlo se lo becchi con qualcuna" dice ridendo. Io picchiare quel armadio di carne e ossa? La vedo dura.
"Tranquilla, ci penso io. Tu però mi devi tenere aggiornata su quello che succede okay?"
"Ovvio" risponde, sentiamo bussare alla porta. Vado ad aprire
"Madame, la vostra ordinazione. Sempre al vostro servizio" dice William scherzando "Per la mancia dovrò chiedere alla mia dama" guarda Beth e le fa l'occhiolino. Questi due mi faranno diventare matta, però mi piace vederli così. Sono felici, e di conseguenza lo sono anch'io.

P.O.V. Christian

Mi siedo sulla sedia e prendo fiato. È stato un incontro eccezionale, un po' impegnativo. William entra dalla porta con del ghiaccio. Mi hanno tirato un pugno all'altezza dell'occhio, e niente... mi verrà un altro livido.
"È andata bene dai" dice
"Già"
"Fammi vedere l'occhio" chiede, sposto la busta del ghiaccio "Prepara già la scusa da dire a tuo padre, si sta gonfiando"
"Un classico" rispondo vestendomi. Ho bisogno di una doccia e di una bella dormita. Prendo la mia roba e usciamo fuori. Evan ci sta aspettando seduto sulla sua macchina.
"Hanno organizzato una corsa proprio il giorno del tuo incontro, quindi ci saremo tutti" dice. Non mi convincono due eventi la stessa serata. Si attira di più l'attenzione della polizia e sinceramente, non ho voglia di finire in carcere. Quindi combatto e tanti saluti, meno sto sotto i riflettori e meglio è.
"Bello il tuo occhio" commenta Evan
"Se vuoi chiedo a Beth di darti il fondotinta haahhaah" scherza William. Li fucilo con lo sguardo, avessero preso un pugno simile sarebbero finiti subito KO.
"Volete anche voi un occhio gonfio? Giusto per migliorarvi quelle facce da spacconi" Dico
"Permaloso" borbotta Evan. Salgo in macchina, siccome c'è ancora mio padre devo tornare a casa.
"Uh dimenticavo, domani dobbiamo aiutare le ragazze. Beth si trasferisce da Katherine" dice William. Approvo questa scelta, Katherine è sempre stata da sola. E ora che ha trovato un'amica che tiene veramente a lei... questa è la scelta migliore. Però aspetta un attimo... se io volessi andare da lei... ci sarà anche Elizabeth che mi starà sicuramente con il fiato sul collo. No cazzo, fermi tutti, così non va assolutamente bene. Speriamo che rimanga sempre impegnata con mio cugino.
"Io vado, a domani" metto in moto e parto.
Stranamente sono arrivato a casa più velocemente del solito, entro nel vialetto e parcheggio la macchina nel garage. Chissà se mio padre è ancora sveglio. Apro la porta dell'ingresso, la luce del salotto è ancora accesa. È seduto sul divano con un bicchiere di qualche distillato in mano. Mi sembra di vedere me stesso.
"Non è un po' tardi per rientrare?" Dice rivolgendo l'attenzione su di me
"Avevo da fare. Sei ancora sveglio, non è da te"
"È stata una giornata stressante" risponde, alla faccia della vacanza per riposarsi. Mi siedo di fronte a lui "e quello?", sapevo che il mio livido non sarebbe passato inosservato
"Allenamento con Steven" rispondo subito, uso sempre questa scusa perchè è quella più credibile. Mi guarda senza proferire parola, è come se volesse dirmi qualcosa.
"Domani ho bisogno di te. Ho due riunioni alla stessa ora e non posso sdoppiarmi, puoi andare tu?" Mi chiede. Questa non me l'aspettavo.
"I tuoi delegati?"
"Ci saranno, ma vorrei che ci fossi anche tu" risponde
"Sai che non è roba che fa per me"
"Alexander, tutto questo prima o poi sarà tuo, devi iniziare a capire come funziona" dice, non sono fatto per queste cose. Per giunta, non posso presentarmi con un occhio nero. Mi sa che dovrò usare davvero il fondotinta, che palle. Se gli dico di no ci rimane male, e ultimamente lo vedo sempre stressato e giù di morale. Guardiamo il lato positivo, niente scuola.
"Va bene, ma solo per questa volta" rispondo. Il suoi occhi si illuminano per un secondo. Cala il silenzio tra di noi, mi perendo un bicchiere di Whiskey per fargli un po' di compagnia e mi siedo sulla poltrona. Continua a sorseggiare dal bicchiere e fissa il vuoto. È molto pensieroso, distaccato.
"A che pensi?" Chiedo curioso.
"Quando ero giovane, mi sedevo qua e ammiravo tua madre che danzava sotto la luna. Le piaceva molto, pensa che continuava a fare danza classica pure quando era incinta di te. Bei tempi" dice con nostalgia. Mi sento il cuore stringersi, non parliamo spesso di lei. È una ferita che non guarirà mai e ricordare è doloroso. Improvvisamente mi sembra di sentire delle urla, che rimbombano nella mia testa. No non adesso ti prego. Respiro lentamente per calmarmi ma niente, i ricordi affiorano incontrollati. Lei che mi supplica di scappare, le sue urla di disperazione, i suoi occhi privi di vita che mi guardano. Mi sento soffocare. Stringo il bicchiere
"Io vado a dormire, buonanotte" dico alzandomi frettolosamente. Salgo le scale e raggiungo la camera a passo spedito. Una volta chiusa la porta mi metto le mani sulla testa. Dannati ricordi, non smetteranno mai di tormentarmi. Ho bisogno di una bella doccia per calmarmi. Mi svesto velocemente e apro il getto d'acqua, chiudo gli occhi. Cazzo, da quando sono diventato così emotivo? Sono sempre riuscito a controllare la mia mente e si, mi capita di pensare a quel giorno. Ma mi sono sentito travolto, impotente. Come se lo stessi rivivendo. Prendo un bel respiro, torna alla normalità Christian. Lasciati il passato alle spalle. Ho cose molto importanti su cui concentrarmi. Finita la doccia, mi asciugo i capelli ed esco dal bagno per vestirmi. È tardi, domani mi aspetta una giornata piena.

Sento la sveglia suonare, ma che palle... stavo dormendo così bene. Sento bussare alla porta
"Avanti" dico, entra la governante
"Buongiorno, il signor Foster mi ha detto di preparare il suo completo" dice. Ovviamente sua eccellenza non poteva mandarmi ad una sua riunione con i jeans e maglietta. Mi sta passando la voglia di andare.
"Va bene grazie, lascialo pure sulla sedia" rispondo, e ora arriva il difficile "Posso chiederti... ehm... del fondotinta?" Chiedo, che figura di merda. Meno male che non ci sono William e Evan, altrimenti mi avrebbero preso per il culo per il resto della vita. Lei non sembra affatto sorpresa della mia richiesta.
"Il signor Foster ha pensato anche a questo, se posso... lasci fare a me" dice, questa è una cosa che detesto di mio padre. È sempre così preciso, sembra un fottuto androide.
"Si va bene, dammi qualche minuto per andare in bagno"

Mi guardo allo specchio. Sembro mio padre, tranne per i capelli. Col cazzo che li acconcio come un perfettino, li lascio così come sono, ribelli. Per quanto riguarda l'occhio, devo dire che è coperto bene. Okay sono pronto, prendo il cellulare, le chiavi della macchina e scendo giù. Mio padre è li che mi aspetta, mi guarda stupito.
"Si lo so, è strano" dico
"Già, so che avresti preferito metterti altro, però lo sai... per certe occasioni bisogna rispettare il dress code. Dai andiamo" risponde aprendo la porta. Ognuno sale sulla sua macchina, anche se andiamo nello stesso posto preferisco avere la mia auto. Così appena finisco me ne vado via. Usciamo da casa, nel giro di mezz'ora arriviamo davanti all'azienda. Erano secoli che non mettevo piede qui dentro. Hanno cambiato l'arredamento, niente male. Nella zona d'ingresso troviamo tutti i delegati delle altre aziende che ci stanno aspettando.
"Quindi io cosa devo fare esattamente?" Chiedo
"Firmare qualche foglio e mandare avanti il business. Ovviamente ci saranno degli investimenti da decidere, fai quello che pensi sia opportuno"
"Se ti ritrovi con qualche milione in meno non dare la colpa a me" dico, cazzate a parte... io non capisco un cazzo di queste cose, l'unica cosa che so fare è tirare i pugni e gareggiare con le auto. Se un giorno dovessi davvero prendere il posto di mio padre, lascerei fare tutto a Evan. Lui si che se ne intende di marketing e cavolate varie. Guardo  il mio riflesso sul vetro, dai... posso farcela. Salutiamo e dopo un paio di strette di mano ci prepariamo per la riunione.

Finalmente è finita, devo ammettere che è stato interessante. Ho fatto delle scelte che spero vadano bene a mio padre. Lo sto aspettando al bancone del bar.
"Prendo un caffè corretto con la grappa grazie" dico alla barista. Guardo l'orologio, si avvicina l'ora di pranzo. Vorrei tanto tornare a scuola per vedere Katherine. Passano alcuni minuti e finalmente lo vedo arrivare.
"Allora com'è andata" chiede
"Forse sono stato addirittura più bravo di te" rispondo scherzando
"Guarda, non desidero altro. Sono contento che ti sia piaciuto"
"Meglio di due ore di matematica, io dovrei andare" dico
"Ah... non vuoi pranzare insieme?" Chiede, dai suoi occhi capisco che ci sperava.
"Se ti fa piacere va bene, dopo però ho un impegno importante" devo aiutare i ragazzi con il trasferimento di Elizabeth.
"Riguarda per caso una ragazza dai capelli rossi?" Dice, ora mi legge pure nel pensiero
"Può darsi" rispondo restando sul vago. Mi guarda curioso, mi farà sicuramente uno dei suoi interrogatori.
"Allora andiamo cosi non farai tardi"

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