Capitolo 48

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P.O.V. Christian

Esco dalla mia stanza per andare a prendere William. Mi ha chiamato dicendomi che avrebbe tardato un po' perciò ne ho approfittato per cambiarmi i vestiti. Non posso presentarmi alla cena di famiglia con i jeans strappati e una felpa, mio padre è molto fiscale su queste cose. Vado verso il campo da basket, le luci sono spente quindi William ha finito di allenarsi. Proprio quando sto per arrivare, davanti a me trovo Katherine che pare stia guardando o meglio spiando qualcuno. Mi appoggio al muro e rimango a osservarla, d'un tratto inizia a saltellare penso dalla felicità... che bel modo di festeggiare. Mi sto trattenendo dal ridere, non credo di averla mai vista cosi.
"Che stai facendo qui?" Decido di parlare, e dato che non si era accorta della mia presenza si spaventa.
"Ehm... io..." il suo viso si colora di rosso, adoro quando si imbarazza. Lei si sposta leggermente e finalmente posso vedere chi stava pedinando. E sono proprio le ultime persone che mi sarei aspettato: mio cugino e Elizabeth che si stanno baciando. Bravo William, per una volta ha davvero ascoltato il mio consiglio. Sono contento per lui, era da tanto che non gli piaceva qualcuno. Forse dovrei lasciargli ancora qualche minuto, non mi sembra il caso di interromperli. Decido allora di accompagnare Katherine in camera e strada facendo penso ad un modo "accettabile" per chiederle di uscire. Non voglio rovinare tutto e non voglio che pensi male, non so neanche se accetterà perciò... è difficile.
"Venerdi hai da fare?" Chiedo fermandomi, devo ammettere di essere nervoso, cosa che per me è del tutto nuova. Io sono molto diretto e spontaneo, non mi faccio problemi con le persone e non sono per niente timido ma con lei... mi sento diverso. 
"No, non ho nulla" risponde
"Allora tieniti libera per il pomeriggio, ti porto in un posto" ho già qualche idea in mente.
"Si va bene" accetta facendomi un sorriso, sento il mio corpo scaldarsi. Come se dentro di me si fosse attivato qualcosa. Sospiro, una vocina nella mia testa continua a ripetermi di lasciar perdere e di allontarmi ma per una volta sento che sono sulla strada giusta quindi... fanculo la coscienza, è arrivato il momento di cambiare. Arrivati nel dormitorio, le auguro la buonanotte e ritorno da William. Lo trovo da solo e ha un sorriso da ebete stampato sulla faccia.
"Non puoi capire" dice "è stato pazzesco", alzo gli occhi al cielo, ce la farà a riprendersi?
"Ti sei dato da fare" commento
"Aspetta... come fai a... ci hai visti vero?"
"Già..." vorrei però sapere una cosa "cosa le hai detto?" Chiedo entrando in macchina
"Non lo so neanch'io com'è successo" risponde ridendo "lei era arrabbiata con me e pensava la stessi prendendo in giro. Cavolo, non mi ha nemmeno lasciato il tempo di spiegare allora ho fatto prima a baciarla rischiando tutto. E devo dire che ha funzionato più che bene. Quella ragazza mi farà impazzire cugino" dice sistemandosi la camicia. Ha agito impulsivamente però gli è andata bene, avessi io questa botta di fortuna ogni tanto. Picchietto il dito sul volante, sono leggermente nervoso. Non so come sarà l'uscita con Katherine... siamo già rimasti soli qualche volta ma ora è diverso. Non voglio farle capire il mio interesse fin quando non riceverò qualche segnale da lei.
"Sei pensieroso. Che succede?" Chiede William. Mi fermo al semaforo, sospiro e rispondo
"Ho chiesto a Katherine di uscire" lui mi guarda incredulo.
"Meglio tardi che mai, chi è che ti ha convinto?"
"Steven, ma anche la tua ragazza che ficca il naso dove non deve. Buona fortuna con lei" rispondo.
"Avrei fatto lo stesso con te lo sai. Ci tiene molto a Katherine"
"Mmhhh... dato che sei molto vicino a lei... hai qualche consiglio da darmi?" Non sapete quanto mi è strano fare questa domanda, però voglio fare le cose per bene quindi devo mettere da parte l'orgoglio e la testardaggine.
"COSA?! Stai bene? Sei scuro di essere tu? Davvero mi stai chiedendo un consiglio di tua spontanea volontà?", stringo il volante. Eccolo che torna il cretino di sempre
"Se non la smetti di fare il coglione ti appendo al muro e ti uso come sacco da boxe"
"Okay okay, sei tu. Questo che ti sto per dare, è il miglior consiglio di sempre: sii semplicemente te stesso. Perchè è questo quello che conta. Lei deve scoprire il vero te, non le tue maschere che indossi ogni giorno" dice William, essere me stesso... fosse facile. Il guardiano apre il cancello ed  entro, il viale è occupato dalla macchina dei genitori di William quindi mi tocca parcheggiare la mia dentro il garage. Apro la porta con le chiavi, la domestica arriva subito a darci il benvenuto.
"Buonasera, vado ad avvisare del vostro arrivo"
"No tranquilla, facciamo noi" rispondo. Lasciamo le giacche all'ingresso e andiamo in salotto.
"È una cosa inammissibile! Come diavolo si fa pensare in questo modo!?" Questa è la voce del papà di William. Ci fermiamo davanti la porta, non ci hanno ancora visto.
"Sebastian, promettimi che farai il possibile per fermarlo" dice mia zia, ha la voce che trema. Ma di che diavolo stanno parlando?
"Fosse anche l'ultima cosa che faccio, non la passerà liscia" risponde mio padre.
"Gliel'hai detto?"
"No... e..." mio padre mi vede e si ferma subito "ragazzi! Non vi avevamo visto", ci avviciniamo a loro. Salutiamo e ci sediamo a tavola
"Di cosa state parlando?" Chiede William.
"Oh, solite cose... problemi di lavoro... nulla di che" risponde la madre, noto che ha gli occhi lucidi e arrossati. Stava piangendo. Riprendono a parlare coinvolgendo anche noi. Sono tutti tesi e nervosi, mio padre in particolare. È da stamattina che è cosi, detesto essere all'oscuro. Spero non mi costringa ad indagare da solo perché se scopro che mi sta mentendo su qualcosa di importante mi arrabbio seriamente.

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