Capitolo 22

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Nonostante fosse poco tempo, quei due giorni che passai con Edoardo mi permisero di conoscerlo meglio. Era molto scherzoso e divertente e questa cosa mi faceva impazzire ma mi piaceva anche, sapeva essere serio quando era importante ed era estremamente gentile.

Mi aveva aiutato a preparare una valigia per scendere giù ed era tutto pronto per la partenza, che sarebbe avvenuta il giorno seguente una volta arrivati a casa i miei genitori. Quel pomeriggio mi ero decisa ad invitare a casa Michela e Lucia che non avevano fatto altro che importunarmi e chiedermi di lui.

Con Edoardo non avevamo definito il nostro rapporto ma penso fosse difficile dire alle mie amiche che essere la Compagna di un licantropo rendeva il nostro rapporto indissolubile.

Eravamo tutti e quattro seduti al tavolo della cucina a mangiare dei biscotti che avevo fatto quella mattina stessa. Avevamo parlato fino a quel momento del più e del meno ed Edoardo si era dimostrato molto carino con loro.

-Allora siete già andati a letto insieme?-.

Spurai tutta la mia aranciata sul tavolo, sia dalla bocca che dal naso, mentre cercavo di fulminare con lo sguardo Lucia. Michela si alzò velocemente per prendere dei tovaglioli per pulire il casino che avevo fatto mentre Edoardo aveva stretto la mano, che fino a un momento prima era sulla mia coscia, a pugno. Non un buon segno.

-Lucia ma che diavolo di problemi hai?- dissi io arrabbiata dopo essermi ripresa dallo shock iniziale.

-Beh mi informavo, devo dedurre che sia un no?- disse lei con voce innocente.

-Già.- rispose secco Edoardo prima di alzarsi e andarsene.

-Lucia, hai esagerato.- le disse Michela.

Io mi alzai lasciando le ragazze li e andai a cercare Edoardo. Okay che Lucia aveva esagerato ma non avevo capito la sua reazione, si era imbestialito e avevo paura che l'avesse fatto nel vero senso della parola.

Mi confortai quando lo trovai in camera mia, seduto in terra con le spalle al muro e le mani chiuse a pugno che gli tappavano le orecchie.

-Edo.- dissi io, avevo paura di coglierlo di sorpresa anche se ero abbastanza certa che non potesse avvenire.

Lui alzò lo sguardo su di me e lo vidi ferito.

-Che c'è?- gli chiesi gentilmente mentre mi inginocchiavo davanti a lui e gli poggiavo le mani sulle braccia.

-Con quanti sei andata a letto?- chiese lui apparentemente calmo, ma sapevo che non era così. Aveva una gelosia smisurata che a volte mi spaventava. Il giorno prima aveva reagito male quando il commesso mi aveva sorriso gentilmente e  mi aveva toccato la mano per farmi il resto.

Rimasi interdetta e lo fissai, non ero andata a letto con nessuno ma non avevo intenzione di dirglielo.

-Hai reagito così a quel commento perché sei geloso degli ipotetici ragazzi con cui sono andata a letto prima di conoscerti?- dissi esterrefatta.

-Dammi un numero.- disse lui evitando la mia domanda, cosa che mi diede conferma della mia teoria- ci sei andata con quello che ho visto in montagna? Quello che tenevi a braccetto?-.

Sembrava disgustato.

-Allora, te lo dirò una sola volta e solo perché mi stai spaventando. Non voglio dover giustificare ogni singola cosa che faccio o che io abbia fatto in passato per questa tua stupida gelosia. Non sono mai stata con nessuno, mai.- lo dissi guardandolo negli occhi, mentre i miei si velavano di lacrime, non ero mai stata in grado di arrabbiarmi senza piangere.

-Non ti credo.- disse incassando la testa nelle spalle.

Esasperata lo lascia nella sua gelosia è andai dalle mie amiche per dire loro che sarebbe stato meglio se fossero tornate a casa. Lucia si scusò, sicuramente opera di Michela, e se ne andarono.

Dopo avere sistemato la cucina andai in camera per controllare il ragazzo scorbutico e non lo trovai. Lo chiamai per tutta casa ma sapevo già dove fosse andato.

Uscii e trovai il cancellino che dava nel bosco aperto e i suoi vestiti (suoi nel senso di mio fratello) piegati e poggiati sulla rete.

Eravamo stati davvero bene quei due giorni da soli, avevamo chiacchierato a lungo e avevamo fatto delle straordinarie sedute di baci. Arrossii ripensando alla sera prima, seduti sul divano, io sopra di lui. Mi aveva baciata senza riprendere fiato ed era stato un momento magico. Era stupendo vedere il potere che avevo su di lui.

Il sole stava tramontando e io volevo solo che tornasse, mi stavo un po' preoccupando. Il problema nell'avere un "ragazzo" che si trasforma in lupo è che non risponde al cellulare.

Uscii nel bosco e cominciai a chiamarlo a gran voce. Dopo un po' udii un fruscio tra gli alberi e mi tranquillizzai, era tornato.

-Non ci provare mai più a fare una cosa del genere, hai capito?- dissi io voltandomi verso il rumore.

Mi aspettavo di vedere un bellissimo lupo dal manto rosso ma invece me ne ritrovai davanti uno con il pelo nero.

Mi balzò il cuore in gola, cercai velocemente la presenza di una collana che brillasse su quel pelo ma non la vidi, il bagliore proveniva dall'orecchio, un bagliore azzurro.

Riconoscevo quell'orecchino, era Matteo.

-Matteo, che ci fai qui?- dissi io, ben conscia di non poterlo sentire rispondere dato che non avevo alcun legame con lui.

Lui inclinò la testa interrogativo, si stava chiedendo come facessi a sapere che era lui?

Indietreggiai lentamente, nella speranza di poter raggiungere casa mia ma sapevo bene che non ce l'avrei mai fatta.

Mi inquietava non sapere nulla delle sue intenzioni ma da quello che mi aveva detto Edoardo non dovevano essere delle migliori.

In pochi secondi cambio tutto, vidi le orecchie abbassarsi e i denti scoprirsi, un basso ringhio usciva dalla sua gola. Non sapevo assolutamente cosa fare, lo vidi balzare come a rallentatore.

Le sue zampe gigantesche mi atterrarono mentre un urlo di terrore mi sfuggiva di bocca. Il suono che fece la mia testa mentre cozzava contro il terreno non fu incoraggiante.

Sentivo tutto il suo peso, aveva un zampa poggiata sul mio petto e il muso a pochi centimetri dal mio viso. Continuava a ringhiare con i denti scoperti e a far schioccare la lingua quando si asciugava la saliva. Stava pregustando il pasto?

Non avevo la più pallida idea di cosa fare anche se mi dava l'impressione che lui stesse aspettando, ma non capivo cosa.

Lo capii un attimo dopo quando senza alcun preavviso il grande lupo nero rotolò via da me. Appena mi alzai per vedere cosa fosse successo vidi l'inconfondibile manto rosso del mio enorme lupo.

Edoardo era tornato.

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