Capitolo 8

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-Come mai hai portato qui una naturale?- chiese suo padre con disprezzo- Per di più lei-. Aggiunse additandomi scuotendo la testa, deluso.

-Padre, per favore, non è proprio il momento. Parliamone dopo.- disse lui affrontandolo, anche se la sua voce era un po' titubante.

Il diretto interessato rimase in un silenzio di tomba, che il figlio interpretò come segno di assenzo.

Da parte mia non mi sentivo così tanto sicura di voler entrare in quella casa. Come faceva a disprezzarmi a tal modo se neanche mi conosceva? Dei brividi mi percorsero la colonna vertebrale quando sfiorai con lo sguardo la collana che che anche lui aveva appesa al collo, ancora una volta simile a quella del figlio.

-La mamma è in casa?- chiese Edoardo avvicinandosi al padre e tenendomi ancora per mano. Quel contatto sembrava stabilizzarlo ma soprattutto se non mi avesse stretto così forte la mano probabilmente sarei scappata a gambe levate, ignorando il dolore alle costole.

L'uomo fece un veloce segno di assenzo e si scostò dalla porta per farci entrare, senza neanche degnarmi di uno sguardo.

La mia attenzione venne subito attirata dall'ambiente all'interno. Eravamo in un salottino davvero grazioso. Un piccolo camino si trovava di fronte a noi, attorno ad esso due poltrone in legno scuro alloggiavano dei cuscini ricoperti da federe color amaranto. Tra di esse era presente un tavolino nello stesso legno sul quale era poggiato un vaso di vetro smerigliato con dei bellissimi girasoli freschi.

Sulla parete si trovavano dei ritratti di due persone. Il padre di Edoardo sulla destra e sulla sinistra un signore che non avevo mai visto ma che gli somigliava.

Voltai lo sguardo verso sinistra quando sentii un rumore di posate cadere a terra. Una bellissima donna sui 40 anni si stava piegando per raccogliere delle forchette che probabilmente aveva appena finito di lavare, visto lo strofinaccio che aveva in mano. I suoi lunghi capelli color cioccolato erano raccolti in una disordinata crocchia sulla nuca ed era vestita con una semplice tuta verde pisello.

Io mi sentii tremendamente in imbarazzo dato che era praticamente nuda. Edoardo mi aveva fatto togliere il salvagente per scaldarmi meglio e quindi indossavo solo il costume bianco e blu a fiori. Lo sguardo della signora, la madre dovetti immaginare dal fatto che il suo naso era esattamente identico a quello del figlio, mi squadrò una volta da capo a piedi e, senza darci il tempo di aprire bocca corse alla poltrona per prendere una morbida coperta grigia di un color marrone rossiccio.

-Che cosa è successo?- chiese preoccupata raggiungendomi e avvolgendomi con la coperta.

-Dovresti controllarle le costole, appena puoi- disse Edoardo scoprendo la parte interessata del mio corpo e indicandola.

-Mi...mi scusi per il disturbo- dissi io, incredula per essermi presentata in quel modo.

-Figurati tesoro, vieni con me che così ti visito. Intanto spiegami cosa è successo, vuoi?- la sua voce dolce mi restituì un po' di coraggio.

-Io, io sono uscita con il gommone con dei miei amici. Poi si è gonfiato il mare- parlavo mentre mi faceva salire le scale tenendomi per un gomito per darmi stabilità- e io ho fatto scendere i miei amici in modo che raggiungessero la riva. Non potevo entrare nel porticciolo. Fortunatamente tuo figlio è arrivato.- finii la spiegazione.

-Si, tiene molto all'incolumità delle persone a cui è legato- si lasciò sfuggire mentre apriva la porta di una stanza da letto.

Non capii a cosa si riferisse. Non ci conoscevamo neanche a momenti.

-Non mi hai detto come ti sei fatta questo- disse spingendomi dolcemente sul letto e scostando la coperta per vedere il mio torace.

-Un'onda ha colpito il gommone violentemente e io ho sbattuto contro una panca di metallo...-

-Mmmh, okay allora dimmi quando ti fa male- mi disse poggiandomi le mani sul torace e avvicinandosi lentamente al livido viola che si era formato.

-Ahi!- trillai subito io.

Continuò a tastare ignara dei miei mormorii. Si allontanò poi dicendomi che sarebbe andata a prendere del ghiaccio e dell'alcol per disinfettarmi il taglio dal quale era uscito del sangue che era poi colato lungo il fianco facendo un disegno davvero sinistro.

Sentii bussare timidamente alla porta poco prima che la maniglia si abbassasse e lasciasse intravedere il viso preoccupato di Edoardo. Gli occhi erano fermamente chiusi, lo scosse un lieve fremito prima di aprire bocca.

-Posso?- chiese a voce bassa.

Mormorai un leggero si in risposta. Aprì dunque gli occhi lasciando che il suo sguardo vagasse sul mio corpo soffermandosi poi sul torace.

-Che ci fai qui? Fila via!- disse sua madre entrando, infastidita dalla sua presenza.

Lui indugiò appena, lasciando scorrere i suoi occhi sul mio viso fino poi a voltarsi sulla madre e scuotere la testa caparbiamente.

-Lo sai che non posso.- rispose. Io non riuscivo a capire come un ragazzo che mi aveva sempre ignorata si era ora dimostrato così attaccato alla mia incolumità.

La madre allargò gli occhi esterrefatta ma poi assentì, come orgogliosa dal figlio. Mi si avvicinò e mi medicò comunicandomi che secondo lei non avevo nulla di rotto, solo una brutta botta che però ci avrebbe messo un po' a guarire. A quella notizia mi sconfortai. Saremmo dovute andare in montagna di li a breve e non volevo assolutamente perdermi quella gita, così le comunicai i miei piani.

-Assolutamente no.-fu la risposta categorica di Edoardo.

Mi voltai verso di lui estremamente confusa.

-Come scusa?- chiesi mentre la madre lo fissava a sua volta.

-Lei può andare, ma deve fare attenzione a non sforzarsi troppo- lo corresse gentilmente ma alzando leggermente la voce.

Lo sguardo di Edoardo si incendiò. Letteralmente vidi i suoi occhi mutare dall'azzurro ghiacciato al grigio. La madre gli poggiò una mano sulla spalla e gli disse:
-Ora puoi andare, Margherita sarà da te tra qualche minuto così che tu possa riaccompagnarla in piazzola.-

Senza degnarla di una risposta si alzò di scatto dal letto e se ne andò, sbattendo la porta.

-Ma che...? Non ho...- neanche mi venivano le parole da quanto era incredula. Era tutto il giorno che accadevano cose che non avevano senso e io odiavo non capire quello che mi stava succedendo intorno.

-Immagino che Edoardo ti spiegherà tutto a tempo debito, non preoccuparti. Presto saprai tutto quello che c'è da sapere.- disse incoraggiante e con un filo di aria da mamma.

Mi diede una pomata da passare due volte al giorno e si raccomandò di non sforzarmi troppo, di non dormire da quel lato e di non fare il bagno per qualche giorno.

Io la ringraziai vivamente e alla fine mi scusai per non essermi presentata prima e tesi la mano per stringere la sua.

-Piacere Margherita, io mi chiamo Bianca.- disse lei porgendoli la sua mano.

-Vorrei che ringraziasse anche suo marito per l'ospitalità e si scusasse da parte mia per l'intrusione.-dissi guardando il pavimento, ricordando alla perfezione le parole che mi aveva rivolto appena poco prima.

-Oh tesoro, scusalo per i suoi modi. Capirà, prima o poi capirà anche lui...-

La salutai e scesi lentamente le scale chiedendomi cosa dovesse capire il marito di quella gentilissima signora. L'unica cosa che invece avevo compreso io era che se avessi voluto saperne di più avrei dovuto chiedere al diretto interessato.

Edoardo mi prese per mano e senza più una parola mi accompagnò alla piazzola come un perfetto gentiluomo.

Lupo di mareWhere stories live. Discover now