Capitolo 50

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Il mio cuore si mise a battere all'impazzata. Lui era lì, senza camicia. Aveva dei pantaloni di un materiale tipo pelle marrone che gli stavano da dio.

Sul suo volto si disegnò un sorrisetto malizioso. Io alzai gli occhi al cielo in risposta.

Notai che Cole era sparito e che in quel prato non c'era un singolo lupo. Riconoscevo delle Mezzane e dei Compagni e li vidi muoversi come se facesse tutto parte di una strana messa in scena.

Si formò un cerchio largo formato dagli "spettatori". Erica agguantò Michela e Lucia per tirarle indietro e farle entrare nel cerchio.
Io mi aggrappai con forza al braccio di Rebecca, sperando che lei mi sostenesse per l'intera serata. Ma quella speranza fu vana.

-Vai da lui.- mi bisbigliò all'orecchio, un secondo prima di allontanarsi e uscire dal mio campo visivo.

Guardavo quella luce rossa brillare sul petto del mio Compagno mentre cercavo di non tremare troppo.

Era stato uno stronzo, un vero stronzo a non dirmi niente di quello che dovessi fare. Camminai lentamente ripetendo mentalmente un mantra: "non cadere, non cadere, non cadere".

Il terreno era ricoperto da erba morbida, nonostante l'inverno il tempo restava sempre abbastanza mite da permetterlo.

Quando mi trovai a circa dieci passi da Edoardo, sentii un rumore strano, come di tamburi. Però non era un ritmo regolare quello che risuonava attorno alla radura e si insinuava anche nella terra sotto di me.

Mi fermai guardandomi intorno, alla ricerca della fonte che produceva quel rumore. Un ululato squarciò il buio della notte e ad esso se ne aggiunsero altri, molti altri.

La radura venne invasa da decine di lupi che cominciarono a girare intorno al cerchio formato da Mezzane e Compagni.

Rallentarono la loro corsa giusto per passare in mezzo a quelle persone e cominciare a girare attorno al falò, disegnando un cerchio che univa me ed Edoardo.

Un lupo rosso, con una sfumatura leggermente più grigia rispetto a quella che conoscevo bene, si staccò dal branco e si affiancò a Edoardo, che chinò la testa in segno di rispetto.

Un lupo nero mi affiancò, sulla sua gorgiera risplendeva una luce bianca e pura proveniente da un diamante. Cole.

Scortò i miei ultimi passi fino a che non individuai, accanto a Guido, la Grande Luna. Teneva una mano sulla spalla del Compagno, immersa nel suo morbido pelo.

Cercai di tenere a bada i battiti del mio cuore, anche se sapevo che ogni lupo presente in quella radura potesse fiutare la mia paura.

Cole si spostò dietro di me e mi spinse gentilmente verso Rebecca, lasciandomi una nasata umida dietro la nuca.

Mi fermai davanti a Rebecca, che mi sorrideva dolcemente come al solito, e osservai la radura vedendo che i lupi si erano tutti stesi in terra, assumendo una posizione da sfinge.

Cole, invece, si spostò accanto a Edoardo e si sedette in terra. Repressi una risata pensando al fatto che Athena si sedeva nello stesso modo quando qualcuno aveva in mano un biscotto.

Guido fece un ululato armonico e lungo. Tutti i lupi, compreso Edoardo, si unirono a lui andando a creare una sinfonia davvero bellissima. Non avevo mai pensato che quegli ululati potessero essere tanto belli insieme.

Appena Guido terminò, la radura cadde in un silenzio spettrale. Guardai Edoardo fisso negli occhi, quell'azzurro in cui si rispecchiavano le fiamme del falò era l'unica cosa che mi tratteneva lì con la mente e con il corpo.

-Vi ringrazio di essere venuti tutti qui stasera- comincio Rebecca a parlare -per partecipare all'Unione di questi Compagni.-.

La luna risplendeva alta nel cielo, donando una luce bianca ed eterea alla radura.

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