Capitolo 54

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Sentii la porta aprirsi lentamente. Edoardo stava cercando di essere il più silenzioso possibile.

Aveva passato tutta la giornata e parte della sera a parlare con i suoi lupi di cosa fare con il padre e come organizzare le battaglie.

Io la mattina ero stata al campo, poi avevo salutato le mie migliori amiche e infine avevo passato l'intero pomeriggio e la sera a confortare Aurora, fino a che non si era addormentata tra le mie braccia sul divano.

Con non poca fatica l'avevo spostata sul letto e ci eravamo addormentate entrambe.

"Fai piano, tua sorella dorme"

"Che ci fa qui?"

Rispose un po' stizzito. Io lo fulminai con lo sguardo. Non doveva permettersi di trattare male sua sorella, ne aveva passate già troppe. Poi il fatto che lui avesse il doppio dei suoi anni non giustificava il fatto che non si ricordasse come fosse essere appena adolescenti.

"Lasciala in pace"

Sibilai io, attraverso la nostra Unione.

Lui alzò le mani in segno di resa e poi fece cenno all'orologio posto sopra la mensola. Erano le 23 passate, sarebbe dovuta essere a casa.

Invece di svegliarla o sbuffare per la situazione, si infilò a letto dalla mia parte, abbracciandoci entrambe e baciandomi il collo.

Era distrutto, lo sentivo fin nelle ossa e mi dolevo di quella situazione.

Cercai di inviargli dei pensieri rassicuranti e avvolgerlo nella serenità per fare si che riuscisse ad addormentarsi. Ne aveva davvero bisogno.

Così, in mezzo ai due fratelli, passai metà notte insonne. Occupata a confortare Aurora ed Edoardo sia fisicamente che mentalmente, quando mi addormentai lo feci di botto.

******

Mi svegliai al rumore delle posate che tintinnavano, aprii gli occhi e vidi Aurora ed Edoardo che stavano apparecchiando la tavola per tre. Non si parlavano né incrociavano lo sguardo, entrambi imbronciati.

"Da lei me lo aspetto, ha 14 anni. Ma te che scusa hai?"

Dissi facendogli mentalmente una linguaccia.

Lui alzò subito il suo sguardo su di me e vidi una punta di divertimento uscire dagli occhi stanchi.

-Aurora- disse lui con voce calma -oggi io, Cole e Margherita parleremo con nostro padre. Per capire.-.

Aurora non diede segno di averlo sentito, ed Edoardo si voltò verso di me come per sottolineare che non fosse colpa sua.

"Prova a spiegarglielo con calma ma senza farla sentire stupida"

Lui mi guardo confuso ma poi si strinse nelle spalle.

-È che...non so come spiegartelo. Per me sei sempre stata la sorellina da proteggere, non riesco a vederti come un lupo del mio branco a tutti gli effetti. Quello che voglio dire è che gli ho dato il tempo di riprendersi, le mezzane si sono prese cura di lui. Ora ho bisogno di sapere cosa sia successo, ho bisogno che me lo mostri. Il mio dovere come Alfa è proteggere l'intero branco, mi capisci?- chiese con gentilezza ma allo stesso tempo esasperato.

Aurora si voltò verso di lui, un po' colpita da quella confessione. Edoardo non era mai stato uno aperto che condivideva le proprie preoccupazioni.

Si rifugiò tra le sue braccia lasciandosi cullare da lui mentre singhiozzava. Era sicuramente un brutto colpo per lei tutto ciò che era successo con il padre, aveva sicuramente bisogno del sostegno del fratello.

Richiusi gli occhi e feci finta di niente, per lasciare loro un po' di privacy. Il mio piano avrebbe funzionato, se non fosse per il fatto che anche Aurora era un lupo e anche lei quindi era assolutamente in grado di sentire i battiti del mio cuore e il mio respiro.

Dopo pochi secondi infatti sentii infossarsi il materasso sotto il suo peso e le sue gracili braccia mi avvolsero.

-Grazie.- sussurrò al mio orecchio.

-La colazione è pronta!- disse Edoardo, nella sua voce sentii una punta di gelosia.

Lo guardai di sottecchi e lo vidi falsamente imbronciato, voleva essere lui quello a stringermi tra le braccia.

"Eh, chi va a Roma perde la poltrona"

Li sbuffò sorridente mentre mi alzavo dal letto portando con me anche sua sorella. Mangiammo tranquillamente, come se non avessimo un pensiero al mondo e ci vestimmo con calma.

I nostri vestiti tradivano ciò che sarebbe successo nei giorni seguenti. Io avevo dei lunghi pantaloni neri e verde scuro aderenti ma elastici, con rinforzi a livello delle ginocchia; maglietta verde con protezioni su schiena e gomiti e sopra una pesante felpa nera in pile; ancora sopra avevo una giacca militare, simile a quella di Edoardo.

I due lupi erano vestiti più leggeri, ovviamente.

Ci saremmo andati ad allenare nel campo delle mezzane. Tutti avrebbero partecipato alla battaglia. Tutte le mezzane, i Compagni e i licantropi che avessero voluto. Che fossero Uniti o meno, non importava.

Eravamo tutti pronti, stavamo solamente aspettando il momento giusto. Dagli altri branchi avevamo avuto notizie confortanti. Tre branchi si sarebbero schierati con noi: il Branco della Sabbia, il Branco del Mare e quello della Luna.
Due avrebbero invece sostenuto Alberto e il suo branco: il Branco del Bosco e quello del Fiume.

Saremmo stati in superiorità numerica, il problema era che non potevamo essere noi i primi a muoverci, altrimenti saremmo stati noi nel torto. Dovevamo aspettare l'attacco di Alberto.

Non sapevamo ne quando ne dove sarebbe avvenuto, avrebbero avuto loro la possibilità di scegliere il campo di battaglia, questo ci metteva ovviamente in difficoltà.

In quel poco tempo che avevamo per organizzarci ci sarebbe stato un via vai allarmante di lupi dei branchi alleati per permetterci di organizzarci come se fossimo un branco soltanto.

Una volta che avessimo vinto la battaglia, se fosse successo, avremmo dovuto riconquistare il patto, Edoardo avrebbe dovuto dimostrare la sua supremazia sugli 
altri branchi.

Una volta finita la guerra, avremmo dovuto ricostruire la fiducia e un patto che fosse più equo per tutti. Qualcosa che ci avrebbe impedito di dover affrontare nuovamente una situazione del genere.

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