Capitolo 61

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Un silenzio più assordante di quello precedente si espanse nel folto del bosco. Neanche il vento faceva rumore accarezzando le foglie degli alberi.

L'odore del ferro, del sangue, del sudore e del pelo delle bestie si mescolava a quello della morte. Odore di carne fresca.

Il corpo magro di Dante giaceva a terra, sotto le grandi zampe di Alberto. La sua gorgiera grigia era intrisa di sangue rosso lucente.

Aurora non pensò, appena Alberto si girò per allontanarsi da quello spettacolo macabro si spinse contro gli altri lupi facendomi cadere. La vidi arrivare dal padre e leccarlo in modo frenetico.

Urlai quando la caviglia malconcia colpì il terreno con violenza. Non mi ero accorta delle lacrime che mi bagnavano le guance.

Luigi fu subito su di me mentre io cercavo di comunicare con Edoardo, ma non riuscivo a passare attraverso il muro che aveva eretto.

Il ringhio dei lupi alleati si fece sempre più forte, la mossa di Alberto era stata stupida, aveva interrotto il combattimento uno a uno ferendo e uccidendo un altro membro del branco.

Ma Edoardo ululò, non voleva che gli altri intervenissero, non voleva che altri si facessero male. Voleva solo porre fine a tutta quella sofferenza.

Mentre salivo sul dorso di Luigi riuscii a vedere che Cole stringeva per la collottola Aurora, nel tentativo di portarla via. Erika si era avvicinata al corpo esanime di Dante per controllare ciò che sapevamo già tutti.

-Luigi, portami vicino a Erika per favore.- dissi con una voce che non sembrava la mia.

Mentre ci spostavamo lentamente nella calca di lupi Edoardo fece la sua prima mossa. Attaccò Alberto cercando di chiudere le sue zanne direttamente sulla testa del lupo grigio ma senza riuscirci.

Dal suo canto l'altro lupo reagì graffiandogli il muso. Edoardo era distratto e distrutto.

-Così non va.- bisbigliai tra me e me.

"Lo so che è difficile, lo so che non volevi che andasse così. Ma ti prego, ti prego, concentrati su quello che devi fare ora, non far vincere la rabbia." Urlai lungo il nostro legame, cercando di ritrovare il contatto con il mio lupo.

Sentii come un lieve calore scorrere tra di noi. Edoardo mi stava ascoltando.

Così cominciò la sfida vera e propria. I due lupi si muovevano come se stessero danzando. Giravano e rigiravano, attaccavano, facevano finte.

Ogni volta che sentivo il secco rumore di zanne che si chiudevano a vuoto mi venivano i brividi.

Luigi mi aiutò a scendere dalla sua schiena e mi avvicinai zoppicante a Erika, senza mai distogliere lo sguardo da quella danza mortale.

Il mio cuore batteva a mille mentre mi inginocchiavo accanto al cadavere di Dante, era caldo e la ferita che aveva sul collo era davvero terribile.

-Dobbiamo spostarlo su un lupo, devono riportarlo al villaggio come con gli altri.- dissi senza calore nella voce.

Erika abbassò la testa e si dileguò alla ricerca di altri che la potessero aiutare. Avevamo perso quattro lupi e tre mezzane dei nostri.

Rimasi seduta a terra, accanto al corpo del padre del ragazzo che stava dimostrando di essere degno del suo titolo.

Ma in quel momento era solo stanco. Si vedeva nei suoi movimenti. Alberto stava cercando di farlo stancare ancora più, un modo per batterlo.

"Basta"

Dissi mentalmente e Edoardo si fermò, smise di attaccare.

Mi guardò, quegli occhi blu che contenevano un dolore profondo. Un mancato addio al padre, il peso del mondo sulle spalle.

"Non sei solo, smettila di rispondere ai suoi giochetti, te sei più forte."

Dovevo infondergli fiducia, perché era quella che gli mancava. Il suo secondo e sua sorella erano chissà dove, suo padre era smembrato in terra.

"Attacca per vincere, e basta. Facciamola finita."

Edoardo si sedette.

Come al solito ogni volta che lo vedevo in quel modo mi veniva da ridere. Quella posa proprio non si addiceva a un lupo della sua stazza.

Erika e altre due mezzane, Francesca e Chiara, alzarono delicatamente Dante da terra, mentre Luigi le aiutava a poggiarlo sulla schiena di un lupo che non riconoscevo, probabilmente Irene.

Vidi Edoardo studiare Alberto con sguardo rinvigorito. Probabilmente stava chiedendo ai suoi di aiutarlo a capire dove colpire. Cento occhi erano meglio di due.

Si alzò e lentamente si spostò alla destra di Alberto, sembrava che volesse ricominciare come prima. Quindi Alberto fece una smorfia simile ad una risata e si spostò all'ultimo come aveva fatto tante volte negli ultimi 10 minuti.

Ma Edoardo questa volta non mirava alla gola o al muso, mirava alla zampa posteriore, che si trovava proprio nella sua traiettoria.

Una volta nella sua bocca strinse con forza inaudita. Si sentì un suono sinistro, mentre Edoardo non accennava a riaprire la bocca nonostante il sangue che sgorgava da essa. Il guaito di Alberto fece smuovere gli alberi.

Alberto cercò di rigirarsi e mordere Edoardo sul fianco ma appena si curvò, il lupo rosso lasciò la presa e in modo fulmineo richiuse quelle fauci sul collo dell'alfa minore.

La freddezza negli occhi di Edoardo mi fece rabbrividire, mentre teneva ben stretto il collo del lupo grigio. Alberto non era morto, non ancora, ma stava perdendo davvero molto sangue.

Immaginavo stesse andando avanti una conversazione tra i due, a giudicare dall' affanno con cui i due lupi respiravano. Edoardo stringeva di più ad ogni secondo, stava cercando di far arrendere il lupo grigio, non voleva ucciderlo.

Dopo pochi attimi di tensione, in cui tutti i lupi della radura avevano cominciato ad uggiolare, Edoardo aprì le fauci, permettendo ad Alberto di liberarsi.

L'Alfa cominciò a ringhiare e scoprire le zanne verso Alberto.

"Inchinatevi a me"

Ordinò mentalmente a tutti i lupi in radura, lo sentii distintamente anche nella mia testa, ma sapevo che per me queste regole non valevano.

Anzi mi alzai e, zoppicando, mi avvicinai a lui. Lentamente tutti i lupi abbassarono la testa. Tutti i branchi si sottomisero al grande lupo rosso, le mezzane si inginocchiarono. Anche Alberto, alla fine, si inchinò ancora sanguinante, di fronte al suo nuovo unico e vero Alfa.

Arrivai accanto ad Edoardo mentre lui, ancora in preda all'agitazione della battaglia, non mi aveva vista avvicinarmi.

Si voltò verso di me con uno sguardo spiritato, fino a che non mi riconobbe e si ritrasformò. Un lungo taglio gli solcava la faccia, ma a parte quello è qualche altra ammaccatura, stava bene. Stavamo tutti bene, era riuscito nel suo intento, aveva protetto il suo branco e la sua famiglia.

Lupo di mareWhere stories live. Discover now