Capitolo 23

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Mi alzai a fatica poggiandomi al tronco di un albero. Per prima cosa mi toccai la testa, niente sangue. Non sapevo se fosse una cosa buona o meno, ma non era quello il momento di pensarci.

I due lupi si stavano ringhiando a vicenda, solo in quel momento mi accorsi che l'intero bosco era immerso nel silenzio. Nessun uccello osava cantare.

Mi resi subito conto dell'enorme disparità che c'era tra Edoardo e Matteo. Il lupo rosso era quasi il doppio di quello nero.

Matteo attaccò, con le fauci aperte puntò dritto alla gola ma Edoardo fu più veloce e lo scansò andando a stringere le sue zanne attorno alla zampa posteriore.

Questo guaì di dolore mentre un fiotto caldo di sangue fuoriusciva dalla ferita. Era come se si capissero, come se si potessero parlare. E forse era così.

Le intenzioni dei due erano bel chiare. Matteo stava cercando di ferirlo a morte puntando sempre al collo o alla pancia mentre Edoardo voleva solo rimetterlo al suo posto, del resto un giorno sarebbe stato l'Alfa dei sette branchi.

Andarono avanti per un po' di tempo in cui il numero delle ferite di Matteo andava crescendo esponenzialmente mentre sembrava che non riuscisse minimamente a scalfire Edoardo.

A un certo punto Matteo fece uno scatto verso di me, era ormai stremato e ebbi paura che potesse fare di tutto pur di ferire Edoardo. Quella mossa fece distrarre l'Alfa che mi guardò allarmato. Un secondo dopo i denti di Matteo erano chiusi sulla sua zampa anteriore.

L'ululato di Edoardo lacerò il silenzio, delle lacrime sfuggirono al mio controllo e cominciarono a rotolarmi sulle guance. Scovolai lungo il tronco dell'albero e mi accucciai a terra, con le gambe rannicchiate e strette tra le braccia. Purtroppo per Matteo quella non fu una mossa intelligente.

Edoardo si lanciò su di lui chiudendo le fauci attorno alla sua gorgiera. Vidi il corpo del lupo nero accasciarsi a terra, esanime. Continuai a fissare la scena senza essermi resa conto che Edoardo si stava avvicinando a me zoppicante.

Le sue orme da lupo lasciarono spazio a impronte umane mente si ritrasformava. Il suo braccio aveva una strana angolazione.

-Dammi il telefono.- disse secco.

In automatico lo presi dalla tasca e lo vidi voltarsi e tornare verso Matteo mentre abbaiava ordini al cellulare. Non avevo idea di chi avesse chiamato.

Si girò verso di me, io ero rimasta immobile vicino all'albero, troppo scioccata per poter fare qualcosa.

-Vai a casa.- urlò lui.

Io scossi la testa e anzi mi avvicinai a lui. Mi tolsi la maglietta rimanendo solo con il reggiseno e gli presi il braccio. Prima che potesse cacciarmi via analizzai la situazione.

L'osso usciva dalla carne ma non sembrava essere frantumato, solo spezzato. Non era realmente una frattura esposta, più che altro era la ferita fatta dal morso a renderla così brutta.

-Stai fermo.- gli dissi evitando accuratamente di guardarlo negli occhi.

Gli fasciai la ferita alla bell'e meglio facendo attenzione a non fargli male stringendola troppo.

-Devi andare in ospedale.- dissi io.

Sentii le sue dita calde e asciutte sotto al mio mento, mi sollevo la testa e questo mi costrinse a guardarlo negli occhi.

-Non è niente, Marghe. Guarisco in fretta non ho bisogno dell'ospedale. Ora puoi andare a casa, per cortesia?- disse con la voce che si usa solitamente con i bambini spaventati.

Io scossi la testa, non avevo intenzione di andare da nessuna parte.

-Perché resti qui? È...è morto?- domandai in un sussurro.

-No, non lo è. Stanno arrivando i ragazzi, lo riporteranno al suo branco. Non sono più tanto sicuro che fossero questi i suoi ordini.- mi diede un bacio sulla fronte e mi fissò fino a che non fummo disturbati da un rumore di passi.

Era sicuramente una scena strana da vedere un ragazzo nudo con un braccio fasciato in piedi accanto a una ragazza senza maglietta, ai loro piedi un grande lupo nero.

I due ragazzi abbassarono impercettibilmente la testa quando Edoardo volse lo sguardo verso di loro, segno di sottomissione.

-Dovete riportarlo da Alberto e fate in modo che capisca che non verrà accettata un'altra scena del genere.- disse secco, impartendo un ordine.

-Si, Edoardo. Resterai solo?- chiese uno dei due, Luigi mi sembrava si chiamasse.

-Si, entro domani sera saremo entrambi al branco.- conclude la discussione Edoardo, prendendomi poi per mano e accompagnandomi verso il giardino.

Mentre stavamo camminando mi voltai e vidi che Matteo era stato ritrasformato e che i due ragazzi stavano cercando di trasportarlo senza infierire sulle sue ferite.

-Non guardare.- mugugnò Edoardo e io non obiettai.

Una volta in casa gli dissi di andare in bagno e farmi dare un'occhiata alla ferita. All'inizio non aveva intenzione di farlo ma io rimasi irremovibile.

-O fai così o domani torni giù da solo.- gli dissi alla fine, non avevo intenzione di discutere con lui, non più.

-Bene.- disse lui e inizialmente pensai che se ne sarebbe andato senza di me ma poi si diresse in bagno dove si mise addosso i suoi vestiti e si mise a sedere sullo sgabello.

Andai a prendere la cassetta del pronto soccorso e lo raggiunsi. Quando tolsi la maglietta, che si era ormai intrisa di sangue, rimasi esterrefatta. La ferita c'era ancora ma era molto meno brutta di prima.

-Visto? Guarisco in fretta te l'ho detto.- disse lui gongolando.

-Te la disinfetto.- assunsi io.

Dopo averla disinfettata bene bene mentre il ragazzo lupo piagnucolava che bruciasse, gliela fasciai abbastanza stretta.

Lui mi guardò e mi mise la mano sui fianchi, invitandomi a scadermi su di lui. Non feci la difficile, felice di rifugiarmi tra le sue braccia.

-Come stai?- chiese lui guardingo.

-Bene.- mentii io.

La botta in testa non sembrava aver avuto conseguenze, niente mal di testa, niente nausea. Quindi effettivamente stavo bene, dal punto di vista fisico.

-Non mentirmi, Margherita.-disse lui sospirando contro il mio collo- sappi che se vorrai Unirti a me saremo in grado di capire gli uni le bugie dell'altro.-.

Io alzai la testa di scatto e fissai il mio sguardo nei suoi occhi.

-Sembra interessante.- dissi sorridendo.

Lui si avvicinò lentamente alle mie labbra, come per chiedere il permesso. Io annullai le distanze e lo baciai.

Lupo di mareDonde viven las historias. Descúbrelo ahora