Capitolo 28

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Ero sdraiata sul divano con un braccio sugli occhi, mi era venuto un mal di testa tremendo. Durante il giorno avevo evitato l'argomento con Edoardo che era rimasto in attesa di una mia risposta.

Il problema era che la risposta non c'era, avevo bisogno di tempo, avevo bisogno di capire i miei sentimenti. Erano tre settimane che ci frequentavamo e cinque giorni che avevamo cominciato a conoscerci sotto altri aspetti.

Unirmi a lui era un passo estremamente importante che non ero sicura di voler fare. O meglio, se lasciavo la mia decisione a una parte di me, quella impulsiva, era assolutamente d'accordo. Non ero mai stata così bene e così a mio agio con qualcuno. Ma se ci pensavo meglio venivo assalita dall'ansia e sentivo che mi serviva più tempo.

-Non ci riesco, ho bisogno di tornare a casa.- dissi ad alta voce, una volta presa la decisione.

Sentii il letto cigolare e delle dita poggiarsi sul mio gomito per farmi scoprire gli occhi. Il volto di Edoardo era corrucciato e offeso.

-Non guardarmi così, ho bisogno di capire, ho bisogno di tempo. Devo dare un esame tra sei fottutissimi giorni e con tutto quello che sta succedendo...- mi ricoprii gli occhi e respirai piano, non era il momento per lasciarsi andare ad un attacco di panico.

-Quindi hai deciso?- chiese Edoardo con una falsa voce distaccata.

-No, non ho intenzione di rinunciare a te e al tuo strano mondo Edoardo. Ho solo bisogno di tempo, tempo per capire che cosa voglio.-.

-Bene.-disse soltanto.

Lo sentii alzarsi dal divano e aprire un cassetto, mi tirai a sedere e vidi che stava prendendo un lenzuolo e un cuscino.

-Che fai?- chiesi.

-Dormirò sul divano stanotte.- disse lui evitando di guardarmi.

-Edoardo non è necessario.- dissi io, cercando di avere una reazione da parte sua.

-Credo di sì, invece.- continuò lui, avvicinandosi al divano e aspettando che io mi alzassi, sempre senza incrociare il mio sguardo.

-Ci dormirò io allora.- dissi piccata.

-Non se ne parla.- replicò lui, degnandosi finalmente di abbassare il suo sguardo per fissarmi.

Passarono alcuni secondi in cui non accadde niente, ci guardammo e basta. Azzurro contro verde. Anche se come aveva detto Rebecca il lupo rosso era testardo, non mi sarei fatta intimidire, anche io sapevo esserlo.

Mi alzai di scatto e gli strappai dalle mani il lenzuolo. Mi misi a stenderlo sul divano mentre Edoardo prese a camminare in tondo, nervoso.

-Margherita ti prego smettila di fare così. Mi stai facendo uscire di testa.- disse frustrato, passandosi una mano tra i capelli riccioli.

-Non mi sembra di star facendo niente di strano. Casa tua, il tuo letto. Io dormirò sul divano.-dissi io con voce supponente.

-Perché devi fare così?- mi sentii urlare addosso.

Trasalii e mi allontanai di scatto. Sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male ma mi spaventai comunque.

-Così come?- chiesi con voce ferma.

-Come se stessi bene, sempre bene. Tutto sempre perfetto per te. Perché non puoi rendere gli altri partecipi di ciò che provi?-mi chiese sempre urlando e avvicinandosi a me.

Io indietreggiai ancora, stavo cominciando ad avere veramente paura, non sapevo che cosa avrebbe potuto fare se avesse perso il controllo. In fin dei conti poteva trasformarsi in un lupo grande quanto un cavallo.

-Se proprio lo vuoi sapere in questo momento ho paura, di te.- precisai io, con le spalle al muro.

Lo vidi cambiare sguardo. I suoi occhi dal colore del ghiaccio diventarono blu scuro, lui si voltò e uscì di fretta facendo sbattere la porta di casa. Mi affrettai a raggiungerlo per vedere dove stesse andando ma sapevo già che non lo avrei trovato.

Bene avrei potuto dormire sul letto, pensai. Mentre sistemavo la mia valigia mi resi conto che potevo anche tranquillamente andarmene. Erano appena le 18 e potevo arrivare a casa prima che fosse troppo tardi. Data la piega che avevano preso gli eventi era meglio che me ne andassi al più presto.

Così scrissi un biglietto ad Edoardo. "Sono tornata a casa, ho bisogno di pensare. Non, e ripeto, non ho rinunciato a noi ma ho bisogno di staccare per un po'. Ti prego di non venire da me, se vuoi scrivimi."

Avevo paura che pensasse che io non mi sarei mai Unita a lui, ma non potevo evitare di andarmene prima di prendere una decisione della quale poi mi sarei pentita. Scrissi a Lucia che avrei passato un paio di giorni a casa sua, di modo che la copertura con i miei reggesse. Dopo pochi minuti ero già alla guida con musica a palla che riempiva l'abitacolo.

******

-Ehi, tesoro, che cosa è successo?- mi chiese Lucia quando mi vide entrare nel suo appartamento.

-Qualche problema, ma niente di irrisolvibile.- commentai io.

Presi il telefono in mano e vidi l'assenza di messaggi. Mandai la buonanotte ai miei e per sicurezza scrissi a Edoardo di essere arrivata a casa sana e salva. Non avevamo assolutamente alcuna intenzione di ritrovarmelo in città.

-Grazie per farmi restare qui per queste due notti.- le dissi mentre entravo nella camera degli ospiti del suo bell'appartamento.

-Figurati, tesoro, domani viene anche Michela. Così ci facciamo una bella serata tra amiche che non guasta mai.- mi disse dandomi un bacio- io sto uscendo, non aspettarmi alzata.-.

-Anche se volessi non ce la farei, sono distrutta.- risposi io ridendo.

Una volta sistemate le poche cose che mi servivano, lo spazzolino, il dentifricio e il pigiama mi stesi a letto e presi il telefono dal comodino. I miei genitori mi davano la buonanotte, per il resto niente. Chiusi il telefono e smisi di rimuginare.

Mi svegliai a causa di un suono sordo. Qualcuno stava bussando alla porta di casa, pensai subito che potesse essere Edoardo e rabbrividii. Quando aprii la porta mi trovai davanti Lucia e Tommaso intenti a limonare, mezzi ubriachi.

-Grazie amica, non trovavo le chiavi.- disse Lucia biascicando.

Io non risposi, sarebbe stato inutile. I due piccioncini continuarono a baciarsi nel corridoio andando verso la camera. Li seguii piano piano per andare a chiudere la porta e sperai che avrebbero fatto abbastanza silenzio. Una speranza che però venne spezzata.

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