Capitolo 36

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Mi sentivo sballottare, avevo un forte mal di testa e tanta nausea. Aprii gli occhi ma non vidi niente inizialmente, poi mi abituai al buio pesto.

Ero sdraiata sui sedili posteriori di una macchina che proseguiva piuttosto lentamente. Sentivo un forte ronzare nelle orecchie quindi ci misi un po' a capire che sui sedili anteriori c'erano due persone che stavano ascoltando della musica.

Volevo alzarmi a sedere ma al tempo stesso non volevo che sapessero che mi stavo riprendendo dallo stordimento. Il punto sul braccio in cui mi avevano iniettato quella sostanza bruciava senza sosta.

Sentii che la macchina rallentava sempre di più e poi prese un strada sterrata sulla quale dovevano esserci dei sassi belli grossi date le botte che stavo dando sullo sportello.

-Se continui così le spaccherai la testa e non ci servirà più- disse una voce scura e profonda.

Speravo che fossero dei normalissimi umani ma sapevo bene che non poteva essere così. La forza del ragazzo era innaturale e aveva il tipico odore pungente dei licantropi appena ritrasformati.

-Se non avessimo preso questo catorcio non sarebbe successo.- disse una seconda voce, una ragazza probabilmente.

-Non potevamo trasportarla in altro modo, Alberto ci ha dato un ordine e questo dovevamo eseguire.- disse il ragazzo.

Dopo pochi secondi la macchina si fermò e le portiere si aprirono.

-Sveglia principessa!- disse il ragazzo, dandomi una forte pacca sul sedere.

Io tentai di tirarmi a sedere ma con scarsi risultati.

-Wo oh, principessa, pensavi che non sapessimo dei tuoi addestramenti? Sei davvero una ragazza ingenua.- disse lui.

-Lasciatemi!- gridai quando mi misero in piedi, solo allora mi accorsi di avere le mani legate da una fascetta stringicavi che mi scavava nella tenera pelle dei polsi.

-Forza, vedi di fare meno casino. Anche se è stato estremamente semplice prenderti.- disse la ragazza ridacchiando in modo sgraziato.

-Lui doveva aspettarsi una cosa del genere, ha marcato una naturale, stava per Unirsi a lei. In barba a tutte le nostre regole. Perché il nostro branco dovrebbe accettare di sottostare al grande Branco del Sole?- disse il ragazzo, sputando in terra alla fine della frase.

-Edoardo mi starà già cercando.- dissi io a denti stretti, arrabbiata, mentre i due mi scortavano dentro un edificio fatiscente.

-Si si, lo sappiamo. Questa sarà la tua camera per stanotte, principessa.- disse la ragazza.

Scostarono un cancello cigolante e mi fecero entrare. All'interno c'era un odore nauseante, marciume, ruggine e qualcosa di aspro.

Chiusero subito il cancello dietro di loro e mi salutarono con la mano, sprezzanti.

Io vagai a tentoni, con i piedi scalzi sul pavimento zozzo. Quando mi infilai un vetro rotto sotto la pianta del piede cercai di non urlare. Alla fine mi arresi a stendermi in terra, pregando che Edoardo si sbrigasse anche se non mi piaceva giocare a fare la principessa in pericolo.

******

Mi svegliai dopo poche ore, una mano calda e grande mi toccava il piede indolenzito. Inizialmente non capii ma poi ricordai tutto.

Quando aprii gli occhi vidi un volto che non mi sarei mai sognata di vedere. Il padre di Edoardo mi fissava con circospezione.

Io mi feci ancora più piccola e strisciai via da lui, che aveva in mano un fazzoletto insanguinato.

Lupo di mareWhere stories live. Discover now