Capitolo 17

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Lo fissai negli occhi per un tempo che mi parve infinito. La violenza di quel colore mi riportò subito ai miei incubi. Mi ritrassi istintivamente, ma la sua mano stringeva la mia spalla con forza. Non aveva alcuna intenzione di lasciarmi scappare.

Mi venne l'istinto di gridare ma lo repressi, non volevo farmi prendere per pazza.

-Che ci fai qui, Edoardo?-sibilai a denti stretti, ben sapendo che avrebbe comunque sentito le mie parole.

-Marghe, per favore, fammi spiegare.- i suoi occhi limpidi scavavano profonde ferite dentro di me,- qui non sei al sicuro.-.

-E con te invece sarei al sicuro, ci scommetto!- evitai di aggiungere che se poteva trasformasi quando voleva in una macchina da guerra con artigli lunghissimi e denti affilati, non mi sentivo così tanto al sicuro in sua compagnia.

-Per favore, vieni con me e poi puoi fare quello che vuoi, ma usciamo di qui.-.

Gli strinsi una mano attorno al polso nel vano tentativo di liberarmi. Quel gesto attirò l'attenzione di Matteo che stava ballando con Michela pochi passi più in là.

Appena si avvicinò notai il suo sguardo mutare sotto i miei occhi. Non era più il timido ragazzo della biblioteca, ora sembrava qualcosa di più pericoloso.

-Toglile le mani di dosso!- urlò Matteo, spaventando qualche ragazzo che ballava vicino a noi.

-Stai al tuo posto.- sussurrò Edoardo facendomi venire i brividi. I suoi occhi diventarono scuri e sentii il sangue gelarsi nelle mie vene.

Osservai Matteo, pregando che non fosse così stupido da insistere. Si avvicinò a noi e lo spinse indietro con tanta forza che riuscì a staccarlo da me.

Non feci in tempo ad accorgermene che Edoardo tirò un pugno dritto alla mascella del mio amico. Si sentì un rumore sordo, poi Matteo contrattaccò.

La situazione degenerò e io corsi a dire a Michela di chiamare qualcuno perché li separassero prima che Matteo si facesse veramente male. Avevo visto di cosa fosse capace Edoardo e Matteo non aveva davvero alcuna speranza.

Mi avvicinai a loro nello spazio che si era ormai creato tra la folla, cercando di capire come fermarli. Edoardo fece cadere a terra il suo sfidante e poi si butto su di lui continuando a dargli pugni sul volto.

Senza pensare mi gettai su di lui e gli avvolsi le braccia attorno alle spalle. Non riuscii a smuoverlo di un solo millimetro perciò mi misi a urlare.

-Smettila! Smettila! Che diamine stai facendo, Edoardo!-sentivo il mio corpo tremare.

Assolutamente senza alcun preavviso i colpi si arrestarono permettendomi di vedere il volto insanguinato del mio accompagnatore.

Edoardo si alzò e, serafico, disse:
-Di a Alberto di stare alla larga dalle mie proprietà, altrimenti sa cosa accadrà.-.

Mi prese per mano proprio mentre stavano arrivando i buttafuori che spinsero Edoardo verso l'uscita mentre io riuscii a sgattaiolare verso Matteo per assicurarmi di come stesse.

-Margherita!- sentii urlare il mio nome da Edoardo così lo guardai e compresi che mi avrebbe aspettato fuori.

Tremante cercai di scostare le braccia di Matteo dal suo volto per vedere i danni provocati dalla tremenda forza di Edoardo. Ma lui mi mandò via, mentre uno dei buttafuori lo aiutava ad alzarsi e lo accompagnava in bagno.

-Marghe ma che è successo?- mi disse Michela una volta che mi ebbe raggiunto. Io scossi la testa incredibilmente stanca e confusa.

-Io devo...devo andare.- le dissi,-tu stai bene?-.

-Certo, ma te?- rispose lei visibilmente preoccupata.

Le mie mani tramavano ancora per questo le avevo strette a pugno lungo i fianchi, annuii e le diedi un rapido bacio sulla guancia prima di dirigermi verso l'uscita.

Attraversai la porta velocemente e subito individuai la figura scura di Edoardo in disparte. Non pensai, semplicemente mi misi a correre e mi abbattei su di lui spingendolo con tutta la forza che avevo.

-Ma che problemi hai?-gli urlai addosso.

Lui mi strinse delicatamente i polsi tra le sue enormi mani e sospirò.

-Sarei davvero felice di spiegartelo se tu volessi smettere di comportarti come una bambina.-.

A quelle parole mi infuriai ancora di più e, liberando un polso dalla sua stretta battei nuovamente un pugno sul suo torace.

-Non darmi della bambina...tu, tu non sai cosa ho passato!-rabbrividii involontariamente al pensiero della mia ultima settimana. Le notti insonni, l'ansia, le unghie mangiate fino alla carne.

Non replicò, semplicemente si dondolò sui talloni tornando per un momento ad essere il ragazzo che avevo cominciato a conoscere, quello che mi aveva fatto fare una passeggiata sulla sabbia di notte. Sembravano passati mesi quando in realtà erano passate poco più di due settimane.

-Hai la macchina?- mi domando senza guardarmi.

Io annuii e mi diressi verso quella. Lui mi seguì senza dire una parola. Entrammo in auto e lui mi chiese se potevamo andare a casa mia. Così misi la radio al massimo volume e ignorai la sua presenza fino al nostro arrivo a casa.

Ci mettemmo circa una ventina di minuti data l'assenza di traffico durante la notte. Aprii il cancello con il telecomando e parcheggiai la macchina difronte alla porta.

Entrai in casa e lo condussi in salotto in modo che potesse parlare liberamente di qualsiasi cosa volesse. Lo fissai senza dire niente in attesa che il mio mondo crollasse nuovamente.

-Ecco- si portò una mano dietro la nuca e si grattò i capelli, agitato-credo di doverti delle spiegazioni, no?-.

Io non risposi, ero stanca. Tutta la forza che avevo usato quella sera per staccarlo da Matteo, le notti insonni, gli incubi mi avevano lasciata prosciugata. Mi sedetti sul divano e lo guardai.

-Dato che sei scappata via senza che io potessi spiegarmi ho deciso di venire qui.- la compostezza di prima aveva lasciato posto al suo tipico tono accusatorio.

Questo non potevo sopportarlo assolutamente così mi alzai, sperando di recuperare un po' sulla differenza di altezza ma senza riuscirci minimamente.

-No, no. Non ti ho portato qui per permetterti di accusarmi. Io voglio solo sapere perché hai picchiato a sangue Matteo.- al solo pensarci sentii tremare la mia voce.

-Ah, sei preoccupata per il tuo nuovo ragazzo?-mi chiese lui, con la voce offesa.

-Ma che stai dicendo! Non è il mio ragazzo e poi a te che ti frega?-risposi stizzita dal suo comportamento esasperante.

-Forse non te ne sei accorta ma Matteo non è il ragazzo che credi te, lui non è di qui!- mi disse lui come se il fatto che non fosse della mia città giustificasse la rissa.

-Lo so, si è trasferito da poco, e allora?-.

-E allora il caro ragazzo è meno ragazzo di quanto pensi.- si passo frustrato una mano tra i capelli e si sedette sul divano.

Io rimasi interdetta non capendo a cosa si stesse riferendo.

-Margherita se mi lasciassi spiegare, tu non sei più al sicuro qui. Matteo è un licantropo.-.

Mi sembrò come se il pavimento si mettesse a tremare e il sostegno del suolo mancasse all'improvviso.

Lupo di mareWhere stories live. Discover now