Capitolo 13

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Eravamo arrivati alle 16 in un altro rifugio molto carino, dove avevamo deciso di fare una sosta per far bere i cavalli e per mangiare qualcosa noi. Nel bosco purtroppo il mio cellulare non aveva campo e non ero quindi riuscita a chiamare Edoardo per capire cosa fosse successo.

-Marghe, te che prendi?- mi disse Simone, toccandomi con una gentile spallata.

-Mmh, credo il panino con il prosciutto cotto e la provola.- dissi io soprappensiero.

Sentii il mio telefono vibrare nella tasca posteriore dei miei pantaloni, così compresi che in quel luogo avevano guadagnato qualche tacca di segnale.

Sbloccai il telefono semplicemente guardandolo e visualizzai i messaggi di mio fratello che mi diceva che erano arrivati e mi mandava le foto della nostra bellissima Athena.

-Scusate ragazzi, esco un attimo.- dissi io strisciando la sedia sul pavimento in cotto e avviandomi all'uscita.

Scorso la rubrica alla ricerca del numero di Edoardo e inviai la chiamata.

Nessuna risposta.

Riprovai per un po' di volte arrivando ad inveire contro la sua stupida segreteria telefonica. Come al mio solito stavo camminando in cerchio, cosa che facevo sempre quando dovevo parlare al telefono, e mi ero avvicinata al limitare del bosco.

-Stupido, stupido, stupido!- continuai all'ennesimo beep della segreteria.

-Ti riferisci forse a me?- chiese con voce cupa dall'ombra degli alberi.

Quella risposta mi fece sobbalzare dalla paura.

-Edoardo!- dissi avvicinandomi a lui per premergli le mani sul torace- dove diavolo ti eri cacciato?-.

-Ehi, tranquilla ragazzina, facevo un giro.- disse con voce malinconica posando una delle sue enormi mani sulle mie.

-Oh beh, scomparire in mezzo al bosco lo chiami fare un giro? Mi ero preoccupata scemo.- replicai io.

-Non sei tu quella che si deve preoccupare. Ma poi che ti importa, non eri con il tuo ragazzo?- replicò lui, con una nota ferita nella voce.

-Io...io- cominciai confusa- non è il mio ragazzo!-.

-Beh, da come ti stringevi a lui non si direbbe proprio.- disse lui con sufficienza.

-Davvero, non stiamo insieme.-.

Lui si avvicinò e mi poso una mano sulla guancia carezzandomi i capelli che erano sfuggiti alla mia coda. Sospirò pesantemente fino a smuovermi le ciglia, data la vicinanza tra i nostri volti.
Poggio la sua fronte alla mia e mormorò.

-Non te ne rendi neanche conto.-.

Alzai lo sguardo nei suoi occhi serrati, il volto corrucciato come se stesse cercando di controllarsi.

Aprii la bocca per replicare ma non feci in tempo a dire niente che una voce adirata ci interruppe.

-Chi cazzo è questo!- una mano mi strattonò dalle spalle fino quasi a farmi cadere.

Gli occhi di Simone ci squadravano furiosi mentre quelli di Edoardo da azzurri erano diventati quasi neri mentre osservavano la sua mano stringermi violentemente la spalla.

-Lasciala immediatamente!- sibilò tra i denti Edoardo.

La sua stretta si fece ancora più forte fino a farmi male, allora intervenni io.

-Lasciami subito, Simone!-.

La sua reazione fu repentina, stacco la mano da me come ferito a morte dalle mie parole e diresse quella stessa mano, chiusa a pugno, verso il volto del mio amico.

Trattenni il respiro quando vidi impattare le sue nocche contro la mano aperta di Edoardo che si strinse attorno al lungo di Simone, torcendogli il braccio.

-Non ti conviene.- bisbigliò vicino al suo volto.

La tensione era davvero alta, entrambi respiravano con forza. Si stavano trattenendo a stento, mi rendevo conto che si sarebbero potuti fare davvero male.

-Ragazzi, basta!- mi intromisi io cercando di frenare quel gioco di sguardi.

Edoardo lasciò lentamente andare la mano di Simone e poi si girò voltandogli le spalle per scrutare il bosco. In quell'istante Simone decise di ritentare ma gli assestò un violento pugno all'altezza dei reni che fece emettere a Edoardo un sibilo tra i denti.

Questo si voltò e spinse Simone indietro violentemente, facendogli perdere l'equilibrio fino a farlo cadere a terra. Edoardo fece per avvicinarsi e avventarsi su di lui ma, probabilmente avevo qualche problema di testa, mi misi in mezzo a loro.

In quel momento le parole che mi ripeteva sempre mia madre mi balenarono in testa, "mai mettere le mani in mezzo a due cani che litigano", e compresi di aver fatto un enorme cazzata.

Edoardo interruppe all'istante il suo moto e Simone ebbe il tempo di rialzarsi.

-Ora smettetela!- urlai io.

Un grugnito furioso di Edoardo precedette la sua scomparsa in mezzo al bosco, così mi ritrovai da sola con un Simone davvero molto alterato, che però optó per rientrare nel rifugio come se non fosse successo niente.

Io, sconsolata dal non aver capito quello scambio, mi sedetti sull'erba fino a che non mi raggiunse Michela per dirmi che i panini erano arrivati.

******

-Cosa ti metti?- mi chiese Lucia, dato che erano tipo 5 buoni minuti che stavo fissando la mia sacca con i vestiti dentro.

Stavo pensando alle razioni di Edoardo e Simone che non riuscivo a comprendere. Quando ero rientrata per mangiare non mi aveva più rivolto neanche uno sguardo. Edoardo invece non mi aveva risposto nonostante io gli avessi scritto numerosi messaggi.

-Non saprei.- risposi con aria assente.

Lei mise le mani nella sua valigia e tirò fuori un fantastico abito lungo di uno strano materiale impalpabile. Era nero ma allo stesso tempo presentava delle sfumature rossastre, come se stesse per andare a fuoco. Era lento, con delle semplici spalline larghe e una scollatura a V abbastanza profonda.

Me lo passò assieme ad un paio di coulotte nella stessa tonalità facendomi l'occhiolino.

-Ma è bellissimo.- dissi io toccando il tessuto.

-Mettilo te, l'ho portato apposta.-.

La guardai confusa e lèssi nei suoi occhi una punta di orgoglio. Aveva sempre adorato darmi consigli sugli abiti da mettere, anche se spesso facevo di testa mia.

Lentamente infilai le coulotte e poi, con l'aiuto di Lucia, infilai il bell'abito lungo. Capii immediatamente la necessità delle coulotte dato che il vestito presentava uno spacco ben poco casto che partiva dal fondo fino ad arrivare al bacino.

-Stai benissimo!- disse lei saltellando. Aveva sempre insistito perché io mettessi abiti più femminili- Ora tocca al trucco.-.

Si diresse verso la sua trousse e tirò fuori una quantità indeterminabile di ombretti, mascara, matite e eye-liner che mi spaventarono alquanto.

-No Lucy, davvero. Ti ringrazio per il vestito ma non c'è davvero bisogno del trucco.- nonostante le mie parole mi prese per mano e mi trascinò in bagno per farmi sedere sulla tazza del water.

Dopo pochi passaggi, mi mostrò il suo risultato facendomi specchiare. Un leggero trucco che virava dal nero al rosso rispecchiando il colore del vestito era stato applicato sulle mie palpebre. Lo esaltavano una sottile linea di eye-liner e il mascara. Aveva leggermente modellato i miei zigomi che ora sembrava leggermente più pronunciati e aveva steso un poco di rossetto color mattone sulle mie labbra.

-Wow.- esalai io, dovevo dire che il risultato non era per niente male.

-Lo so, sono davvero un'amica stupenda.- disse lei, richiudendo tutti i trucchi all'interno della loro borsina e mostrandomi un paio di tacchi neri che avrei dovuto mettere.

In quel momento la maledissi, pensando che non fosse poi un'amica così tanto speciale.

Lupo di mareWhere stories live. Discover now