Epilogo

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Erano passati due anni da quando la mia vita era cambiata. Erano esattamente due anni che sapevo dell'esistenza dei licantropi. Di certo era stata dura, ma nonostante tutto ero arrivata fin lì.

A 24 anni, con un ragazzo-lupo e una sudata e freschissima laurea in medicina, me ne stavo sdraiata sul letto color crema di casa sua.

Ma a farmi compagnia non c'era lui, assolutamente no. Gli era stato proibito di passare la notte con me. A quanto pare le tradizioni si devono rispettare, da entrambe le parti.

Per questo ero attorniata da Erika, Aurora, Michela e Lucia, in quello che loro definivano il giorno più importante della mia vita. Non ero pronta a replicare una giornata come quella di meno di due anni prima, non era passato abbastanza tempo. Ma nonostante le mie lamentele, non c'era stato verso.

Dopo la battaglia era stata dura per il branco, a causa delle perdite e della mancata fiducia nei branchi nemici. Ma se volevamo ricostruire qualcosa di duraturo non potevamo cercare vendetta.

L'aveva dimostrato per primo Edoardo, risparmiando la vita ad Alberto nonostante le regole del combattimento prevedessero la morte di uno dei due.

Il patto dei sette era stato siglato e aggiornato poche settimane dopo, i sei alfa minori e Edoardo si erano incontrati in riva al mare, qui. Anzi meglio, sullo scoglio piatto che mi aveva mostrato una delle prime sere passate insieme.

Edoardo aveva necessitato la rimozione di Alberto in qualità di alfa minore ed era stata riassegnata ad un altro lupo, un giovane di nome Gabriele, che sembrava avere molto più sale in zucca del suo predecessore.

Per il resto erano state fatte lievi modifiche, come lo scioglimento di quelle definite Mezzane. Era diventato un termine troppo antiquato, anche i ragazzi necessitavano di fare parte di qualcosa.

Per questo io, la Grande Luna, accompagnata dalle Lune degli alfa minori, ero diventata la presidentessa di una nuova strana setta. Gli Essenziali. Perché era così, eravamo essenziali per i nostri compagni, nonostante fossimo semplici naturali, eravamo il fulcro dei nostri lupi.

Il rapporto tra Aurora e Edoardo si era ricucito in fretta, nonostante lo avesse colpevolizzato per ciò che era successo al padre. E io ed Edoardo eravamo riusciti a tornare in città abbastanza a lungo da permettermi di tornare in paro con gli esami, uscire con gli amici e vivere una vita normale.

-C'è nessuno?- chiese la dolce voce di Aurora.

La piccola lupa aveva compiuto 16 e aveva già riconosciuto il suo compagno. Un bellissimo ragazzo di un paesino vicino con folti capelli color rame e un sorriso impertinente, aveva da subito cominciato ad allenarsi con noi anche se Edoardo non aveva ancora permesso la loro Unione.

-Mmmh, si scusa. Che c'è?- chiesi annoiata, sapevo che avevano in mente di farmi passare una giornata infernale così mi ero svegliata con il mal di testa.

-Andiamo a fare colazione al bar, poi una passeggiata sul lungo mare e poi qui, dobbiamo prepararti!- disse Michela entusiasta.

Effettivamente mi aspettavo molto peggio da quel giorno.

******

Mi batteva il cuore all'impazzata. Non riuscivo a respirare, il vestito mi si stava appiccicando addosso a causa del sudore. Non ero certa di voler fare quel passo.

Mio padre mi prese per mano e mi guardò negli occhi.

-Siamo arrivati fin qui, non penso che tu voglia gettare tutto via no?- mi chiese con gentilezza mentre io annuivo poco convinta.

Aveva ragione, non dovevo avere paura. Avevo vissuto di peggio, molto peggio, non poteva andare così male. Ero sopravvissuta a una guerra, all'esame di anatomia patologica e ad interventi in cui si vedevano i visceri della gente aperta su un tavolo.

Così feci quel passo, e poi ne feci altri.

Camminavo instabile nella passerella che era stata montata sulla spiaggia, mentre passavo in rassegna i volti delle persone che avevo accanto. I lupi di Edoardo e gli Essenziali erano lì, ma anche alcuni lupi di altri branchi, gli alfa e le Lune minori.

In prima fila mia mamma, che aspettava con ansia di mettermi in imbarazzo, era in piedi accanto a Rebecca e Guido. Dalla parte opposta Bianca stringeva forte la mano di Aurora. Vidi anche mio fratello accanto alla sua ragazza, sulle sue guance vidi delle strisce lucide.

Ma chi aveva attirato il mio sguardo per primo era lui, era sempre stato lui. Edoardo, con un completo blu come la notte, mi attendeva di fronte all'officiante.

Io, nel mio abito bianco, lungo e vaporoso, cercai di non inciampare mentre mi avvicinavo a lui. Era necessario che fosse lungo, avevo la necessità di coprirmi la caviglia. Nonostante non dessi abitualmente peso al mio aspetto fisico non volevo che quelle foto fossero rovinate dalla cicatrici che mi solcavano la caviglia sinistra.

Ci stavamo sposando, saremmo stati marito e moglie. Ma non sarebbe stato di certo meglio che essere Compagni per il resto delle nostre esistenze.

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