2.7

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era incredibile quante volte al giorno taehyung si fermasse a pensare alla fortuna che aveva avuto nella vita.

per diversi anni aveva sempre e costantemente pensato di aver fatto qualcosa di male nella sua precedente vita, tanto da non meritarsi di meglio.

taehyung era sempre stato una brava persona, oggettivamente.
se qualcuno avesse chiesto di lui ad un suo qualsiasi conoscente, loro avrebbero senza dubbio affermato che era un bravo ragazzo, una povera anima sfortunata che non meritava affatto tutto quello che gli era capitato.

ma da quando jeongguk era entrato a far parte della sua vita, gliel'aveva stravolta.

sua madre gli aveva sempre raccomandato: "comportati bene, taehyung. la luna sa distinguere le brave persone; un giorno la tua bontà verrà premiata, in un modo o nell'altro".

ogni anno che passava, taehyung ci perdeva la speranza. sembrava che la luna si fosse dimenticata di lui, che non riuscisse a vedere la sua bontà, che non sarebbe mai cambiato nulla, ma sua madre continuava a ripetergli le stesse parole, e ora finalmente poteva verificarne la veridicità.

il sole della sua vita che era rimasto imbottigliato tra le nubi era finalmente riuscito a farsi vedere grazie ad un vento forte e rigenerante che prendeva il nome del suo compagno.

-sei sexy quando guidi- bisbigliò con tono più basso possibile, cercando di non farsi sentire dal bimbo accomodato sul suo seggiolino nei sedili posteriori.

era un nuovo acquisto di jeongguk, che aveva pensato fosse necessario vista la situazione, e questi suoi piccoli gesti non risparmiavano a taehyung un enorme sciame di farfalle nello stomaco.

-dai, sta' zitto, c'è storm- sussurrò in risposta, non nascondendo però un tenero sorriso che fece arricciare il suo naso nel modo più adorabile possibile.

-allora mi limiterò a dire che sei carino quando sorridi- alzò le spalle in risposta, per poi ammirare il colore roseo di cui si tinsero le guance dell'altro tutt'un tratto.

osservò il braccio destro di jeongguk, la manica della felpa arricciata lasciando scoperto l'avambraccio e quindi i disegni in inchiostro che gli tempestavano la pelle. la mano, anch'essa macchiata di nero, stringeva saldamente il volante.

il suo sguardo risalì fino alla mascella dell'alfa, ora serrata, la pelle nivea del suo viso, il piccolo neo che risposava all'ombra del suo labbro inferiore, pieno e roseo, luccicante di quel burro cacao alla ciliegia che ormai taehyung aveva avuto la gioia di assaggiare più volte; l'altra mano si alzava frequentemente per scompigliare quelle ciocche scure che gli ricadevano sulla fronte giusto per scoprire di quel poco i suoi occhi per tenerli fermi e fissi sulla strada. occhi scuri come la pece, quasi che incutevano timore, ma che quando si puntavano su di lui sembravano affrontare una totale metamorfosi: dallo sguardo minaccioso da alfa agli occhietti dolci e curiosi di un tenero cerbiatto, occhi che già gli gridavano parole che era ancora troppo presto per pronunciare.

era così bello e taehyung si sentiva così dannatamente fortunato.

diede un'occhiata a storm che se ne stava comodamente seduto ad osservare le goccioline di pioggia fare a gara sul finestrino, troppo stanco per fare altro, e poi tornò a girarsi per adagiare il capo sulla spalla di jeongguk, assicurandosi di non dargli troppo fastidio.

inspiró, socchiudendo gli occhi e rilassandosi anch'egli al suono della pioggia che colpiva ripetutamente il tetto dell'auto, mischiato al ritmo costante dei tergicristalli che ripulivano il parabrezza dalle goccioline ed espirò.

oh, se quello era la sua ricompensa per la sua benevolenza, come gli raccontava sua madre, allora taehyung se la sarebbe tenuta bella stretta, perché era tutto così dannatamente perfetto che non se lo sarebbe mai lasciato sfuggire.

slow hands ; kvWhere stories live. Discover now