1 - prima parte

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Il sangue gli ribbolliva nelle vene per la collera. Come il suo respiro era affannato, il suo cuore era in corsa.

Draco era arrivato negli spogliatoi ma andava di fretta.

Si portò due dita sulla fronte e chiuse gli occhi, il suo petto si rempiva d'aria e poi si svuotava. Aprì gli occhi ma una smorfia gli comparve sul volto, quando realizzò che non sarebbe riuscito a calmarsi.

«Malfoy!» Black arrivò nello spogliatoio. «Non puoi andartene dal campo durante una partita-» Draco non rispose, era concentrato sul suo stesso respiro. «Draco, respira.» il tono del coach appena realizzò che stava succedendo; ora era più premuroso, più gentile. Si avvicinò a lui, gli appoggiò una mano sulla spalla.

«Sto già respirando-»

«Allora smetti!» Draco alzò lo sguardo, intento nel mostrargli tutta la sua irritazione. «Senti... ascolta.» gli mise l'altra mano sull'altra spalla, lo sguardo di Draco era puntato sul pavimento. «Respira con me. Respiri profondi. I tuoi occhi sono ancora normali, ce la facciamo, va bene?» Draco annuì e Sirius inspirò e, così, anche Draco permise all'aria di entrarsi nei polmoni; poi espirò. Inspirò ed espirò più volte. Sentiva il suo cuore rallentare, la sua rabbia dissolversi.

«Sto bene.» Black annuì e Draco con lui, i due si staccarono.

«Non puoi davvero fare in quel modo, però.» dopo un istante di silenzio, Black ricominciò a parlare.

«Perché non te la prendi con Potter? Mi ha spinto lui.» Draco era più calmo, anche se restava irritato. Si sedette su una delle panche; negli ultimi mesi aveva imparato vari metodi di meditazione, vari modi per liberarsi della sua rabbia e aveva anche scoperto che la meditazione era una cazzata, quindi era sempre molto arrabbiato. «Lui bara.»

«Lui non bara, sei tu che non sai perdere. È solo un'amichevole!» Draco era convinto che il coach facesse preferenze, non solo per Potter ma in generale per i Grifondoro. Questa cosa non gli andava bene. «Ora torna fuori. O non farlo se... se non te la senti. Non voglio incidenti in campo, tanto mancano meno di 10 minuti.» continuò, lasciandogli una pacca sulla spalla.

Anche se il suo respiro si era calmato e se il suo cuore aveva rallentato, la sua rabbia si era solo dispersa; se qualcuno fosse accorso a raccoglierne i pezzi, si sarebbe arrabbiato tanto quanto prima — qualcosa gli diceva che Potter sarebbe potuto centrarne qualcosa. Decise che non sarebbe tornato sul campo. Se l'avesse fatto avrebbe sbranato quell'arrogante di Potter.

Draco si alzò dalla panca, non riuscì a trattenere un grugnito. Con la destra, diede un pugno a uno degli armadietti, provocando un trambusto metallico e un'ammaccatura; non era certo perché l'avesse fatto, forse si era anche leggermente pentito.

«Sul serio? Ti ho dato una cazzo spallata! E non era nemmeno tanto forte!» Draco, appoggiato all'armadietto, con gli occhi chiusi, li riaprì con un grugnito. Avrebbe riconosciuto quella voce, così irritante e così fastidiosa, a chilometri di distanza.

«Mi hai spinto. Sono quasi caduto!»

«Lo dici come se tu non avessi mai spinto me!» rispose. «Poi sei un lupo mannaro! Al massimo ti rompi un braccio e guarisci!»

Draco distolse lo sguardo e poi sospirò. «È il gesto il problema. Non si spingono gli amici, hai detto tu che lo siamo? Non lo siamo?! E allora perché ti comporti di merda?!» era meno arrabbiato di prima, anche perché sentiva dell'imbarazzo crescere in lui in quel momento.

«Okay, ascolta. Noi siamo amici ma non quando giochiamo a quidditch! Lo spirito di competizione è necessario, sul campo siamo nemici.»

«Queste cazzate te le scrivi a casa oppure ti vengono sul momento?» Draco fece due passi indietro, e quando capì che Harry non aveva intenzione di rispondore niente, si levò la maglietta. «Mi faccio la doccia, magari nel frattempo ti rendi conto di quanto sei coglione.»

Draco si allontanò. Harry non poté fare a meno di ripercorrere con lo sguardo le cicatrici che aveva sulla schiena; alcune gliele aveva causate lui, con il Sectumsempra ma altre gliel'aveva procurate Greyback.

La cicatrice più lunga gli percorreva quasi tutta la schiena, dalla scapola al bacino.

«È solo sport!» esclamò senza muoversi dal posto.

***

«Gesù, mi perseguiti.» appoggiato al muro, davanti alla grande finestra del bagno, c'era Maloy. Harry roteò gli occhi; era andato in quel bagno per stare da solo e, ovviamente, ci doveva essere lui.

«Voglio solo fumare, non iniziare a fare il melodrammatico.» Harry si appoggiò ad un lavandino, finì faccia a faccia con Draco.

«Non sono melodrammatico.» Harry accennò un sorriso e annuì, poi prese il pacco di sigarette che aveva in tasca, e lo aprì. Ne erano rimaste tre. Ne prese una e la mise tra le labbra, per poi accenderla con la punta della sua bacchetta che si illuminò per mezzo secondo. «Senti,» iniziò; ancora aveva la sigaretta in bocca e non riusciva a scandire le parole. Fece un tirò e poi gli uscì il fumo dalla bocca, la prese tra l'indice e il pollice. Draco assottigliò gli occhi, curioso di ciò che Harry aveva da dire. «lo so che non eri arrabbiato per la spallata.»

«Non sono affari tuoi.» lo interruppe Draco.

«Okay... ma-»

«Sei un cazzo di impiccione.»

«Sì! Lo sono!» confessò. «Poi Remus mi ha dato il compito di evitare che tu faccia qualcosa di stupido-»

«Qualcosa di stupido?»

«Sì, perché sei una cazzo di bomba a orologeria! E Remus non può occuparsi adesso dei tuoi problemi di gestione della rabbia!» Draco gli lanciò un occhiataccia.

«Scusami se la luna piena mi sta rendendo pazzo!» esclamò, Harry sospirò, si era decisamente pentito di quello che aveva detto. «Non è colpa mia. Non ho chiesto tutto questo. Non volevo tutto questo.» Draco distolse lo sguardo. Buttò la sigaretta a terra, si era spenta da sola, una volta arrivata al filtro. Il silenzio regnò tra i due per un istante, quando Harry notò gli occhi di Draco cambiare colore; lui li sbarrò. Dal freddo azzurro che avevano normalmente, divennero di un giallo brillante.

«Draco, devi calmarti.» disse Harry, con tono cauto.

«Non mi dire di calmarmi, peggiori solo le cose!» esclamò Draco e si avvicinò al lavandino vicino a quello in cui era appoggiato Harry. Strinse le mani attorno ai bordi di porcellana di questo e si guardò allo specchio, i suoi occhi ormai smisero di cambiare colore, rimanendo però del giallo brillante. Gli spuntarono gli artigli sulle mani; se prima erano curate e in forma, ora erano appuntite, rovinate e ingiallite. «Sta succedendo...» disse strizzando gli occhi per provare a calmarsi. Harry spalancò gli occhi. Buttò a terra la sigaretta e gli mise una mano sulla spalla, lui respirava di nuovo affannosamente.

Gli era già capitato. Harry sapeva cosa fare. No, no, no. Non lo sapeva. Ogni volta, lui provava qualcosa e sperava andasse bene; non aveva uno schema.

«Draco, hey... girati.» lui fece come ordinato, aveva ancora le mani appoggiate al lavandino dietro lui ma era voltato verso Harry, che era ancora indeciso su cosa avrebbe fatto, poi, però, gli venne un idea. «Scusami.»

«Per co-» Draco non ebbe il tempo di completare la frase che Harry gli diede un pugno dritto sul naso. «Ma che cazzo!» esclamò mettendosi una mano sul naso e iniziando a premere dove gli faceva male.

Harry si rese conto che probabilmente era lui quello ad essersi fatto più male, ma almeno Draco si era calmato. Infatti i suoi occhi erano tornati blu ghiaccio e le sue unghie erano tornate di una lunghezza normale. «Non guarisce?» Draco sospirò e si scrocchiò il collo prima di rispondere al castano.

«Sì... è guarito. Grazie.»

«Lo faccio per Remus, non per te.» disse, poi iniziò ad andarsene.

Just the Two of Us - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora