Capitolo 25

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Julia

Entrai nel locale e mi stupii del numero di persone che c'era al suo interno: sembravano tantissime piccole formiche schiacciate le une contro le altre e creavano una massa deformata di sorrisi, baci, puzza di sudore, alcool, fumo, abbracci, profumo... Ero arrivata da pochi minuti e già non vedevo l'ora di andarmene, perché l'aria minacciava di soffocarmi, le luci troppo colorate di accecarmi e la musica troppo alta di assordarmi.

Chi me l'aveva fatto fare di venire fino a lì?!

Solo per cercare lui.

Solo per andare da lui e fare pace.

Feci un respiro profondo e mi addentrai nell'ammasso di persone che ballava in modo scoordinato e che minacciava di schiacciarmi con la sua forza: dovevo raggiungere i divanetti, il solito posto in cui stava lui con la sua compagnia di amici.

Mi feci forza e iniziai a spingere le persone per aprirmi un varco, barbottando qualche finta scusa e qualche "permesso" a cui nessuno fece caso.

Avevo i nervi a fior di pelle ed ero arrabbiata con me stessa per aver scatenato l'ennesimo litigio, perché, se non fosse stato per il nostro carattere impulsivo, in quel momento saremmo stati in camera o, perché no, al ballo e io non sarei stata lì a cercarlo come una pazza maniaca.

Mi stava venendo il mal di testa, tanto la musica era alta e quello schifo di canzoni non riuscivo proprio a sopportarlo.

Mi convinsi che dovevo continuare ad avanzare tra la folla per lui, perché lui avrebbe fatto lo stesso per me, no?

"Non ho mai amato nessuna come amo te." Aveva detto.

"Ti prego, non andartene mai." Ripeteva ogni sera, prima di addormentarsi sul mio petto.

"Odio litigare con te, piccola." Diceva poche ore dopo le nostre solite sfuriate.

Mi perdonerà mai questa volta? Non potei fare a meno di domandarmi.

Perché dovrebbe esserci qualcosa di diverso dal solito?

Di punto in bianco un brivido mi attraversò la schiena, correndo lungo la mia spina dorsale, ma cercai di ignorarlo.

"Ah e così ti sei rimesso a fumare!?" Avevo sbraitato quel pomeriggio.

"Sì, hai qualche problema!?"

"Non fare il finto tonto, odio il fumo!"

"Quindi odi anche me, giusto?"

"No, io non ti odio... non ti odio per niente... io..."

"Tu cosa, eh? Non riesci neanche a dirmi in faccia che mi ami! Forse perché non è così!!!" Aveva urlato, prima di sbattersi la porta alle spalle.

Una gomitata di una ragazza mi distolse da ogni pensiero, mentre finalmente intravedevo i divanetti. Come mi sentivo realizzata!

Sovrappensiero accettai il drink che un ragazzo mi aveva gentilmente passato e lo scolai tutto d'un fiato: avevo bisogno di una piccola carica per affrontare lui.

Mi guardai intorno, spostando il mio sguardo da un divanetto a un altro: di lui nessuna traccia.

Quando avevo ormai perso la speranza, scorsi un divanetto in un posto un po' più appartato, ma non riuscii a distinguere le varie persone, per via della nuvola di fumo che le circondava... peggio che fosse l'Olimpo!

Come in trance mi diressi verso quella nuvoletta e pregai di vederlo, ma di punto in bianco un volto familiare mi oscurò la visuale.

"Goyle, sai dov'è lui?" Chiesi.

Love me, Riddle | Mattheo & Tom RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora