Capitolo 36

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Julia

"Mattheo!" Gridai nel corridoio, dopo aver lasciato la lezione di Difesa Contro Le Arti Oscure, sotto lo sguardo accigliato dell'intera classe.

Si fermò di scatto, dandomi la schiena.

Feci un respiro profondo e mi avvicinai lentamente, ma lui prese a correre di nuovo prima che potessi raggiungerlo.

"Mattheo!" Lo chiamai ancora, seguendolo e mi accorsi che si stava dirigendo verso la Torre di Astronomia.

"Mattheo, giuro che è l'ultima volta che ti inseguo!" Ormai eravamo arrivati in cima alla scala a chiocciola e finalmente si fermò.

Chiusi gli occhi per qualche secondo: dovevo riordinare i miei pensieri, ma averlo così vicino non mi aiutava per niente, quindi, lo oltrepassai e mi appoggiai alla ringhiera della torre, ammirando la pioggia che cadeva incessante sul paesaggio.

"Cos'è, prima mi chiedi di fermarmi e poi te ne vai tu?!" Gli tremava la voce tanto era arrabbiato.

Scossi la testa.

"Smettila." Dissi a denti stretti.

Strinse i pugni.

"Non ho fatto niente." Si difese con lo sguardo incollato al pavimento.

Mi morsi le labbra per non piangere.

Iniziai a pentirmi di averlo seguito.

"Cosa sono venuta a fare qui?!" Parlai più a me stessa che a lui.

Tirò un pugno al muro.

"Non lo so, so solo che devi sparire immediatamente dalla mia vista." Le sue parole mi colpirono ancora, aprendo quella ferita che credevo fosse ormai rimarginata, ma che non avevo mai davvero curato, in attesa che un giorno lo facesse lui.

"È quello che vuoi?" Chiesi, sapendo già la risposta.

Restò in silenzio.

Potevo sentire la pioggia abbattersi sulle tegole del tetto, accompagnata dai battiti accelerati del mio cuore.

"Qui è iniziato tutto." Parlò di punto in bianco.

Mi ammutolii, in attesa che proseguisse la frase e, per un attimo, temetti che non lo avrebbe fatto.

"Qui è dove ti ho baciato per la prima volta – gli si incrinò la voce e potei sentire i miei occhi diventare sempre più lucidi, fino ad appannarmi la vista – da quel momento, non sono più riuscito a toglierti dalla mia testa. Da quel momento, eri ovunque, anche quando non c'eri. Eri presente nei miei pensieri, nei miei sogni, nelle mie aspettative per il futuro – fece una pausa, strattonandosi i ricci corvini – inventavo le scuse più stupide pur di vederti e amavo tormentarti, perché volevo che tu provassi qualcosa per me. Perché volevo che tu provassi quello che provavo io. Perché volevo che tu mi amassi."

Mi si mozzò il fiato in gola.

"Mi dispiace, ma tu non mi amavi, non mi hai mai amato e non mi ami. Mi hai fatto del male, Mattheo, mi hai ferito e io ti ho sempre perdonato perché ti amavo, ma, poi, mi hai tradito, hai tradito le mie aspettative, la mia fiducia, la mia persona... l'amore che io provavo per te, ma che tu non provavi!" La rabbia stava prendendo il sopravvento sulla tristezza.

Lui scosse la testa e mi prese il volto tra le mani, procurandomi il batticuore e la pelle d'oca: aveva gli occhi arrossati, le guance più scavate del solito, le occhiaie scure, il viso pallido e le labbra screpolate, ma restava pur sempre il più bel ragazzo che avessi mai visto.

"Smettila di parlare di noi al passato, perché non è passato niente!" Sussurrò, ferito.

Feci dei respiri profondi, cercando di trattenere le lacrime.

Love me, Riddle | Mattheo & Tom RiddleOù les histoires vivent. Découvrez maintenant