Capitolo 26

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Julia

"Ragazzi andate via, la festa è finita! Forza, smammate, su!"

Lamenti. Urla. Insulti. Passi. Saluti. Bestemmie. Scomparti che si aprivano e chiudevano senza sosta. Rumore dell'acqua. Sgocciolio. Scricchiolio di scale.

Aprii gli occhi di scatto e mi sorpresi ancora sveglia, ma, come in un sogno, il mio corpo non rispondeva ai miei comandi.

La stanza in cui mi trovavo aveva un'aria familiare e, dopo poco tempo, mi accorsi di essere in camera di Tom.

Come mi aveva trovata? O, meglio, come ero arrivata fino a lì?

Poi tutto tornò più o meno chiaro e mi ricordai del tradimento, dell'incendiario, delle ginocchia che cedevano, della disperazione e della tristezza e il mio cuore saltò un battito.

Mi venne il capogiro, quando ebbi la brillante idea di alzarmi e pregai di non averlo fatto.

Barcollando, mi diressi verso la Sala Comune e trovai Tom intento a ripulire la stanza, razziata da quella che doveva essere stata una festa.

"Ehi, ehi ehi, come ti senti? Non ti ho mai visto tanto ubriaca! Tu non eri quella che non beveva?" Disse lui con uno sguardo serio.

"Io... non lo so... come sono arrivata qui, volando su una scopa?" Mi stropicciai gli occhi.

"Ahah, no, a piedi, non ricordi? Cavolo, sei ancora ubriaca."

"Non... non è vero, daiiiii! Sono sobria praticamente." Cercai di restare in equilibrio, ma invano: ero ubriaca fradicia.

"Non so perché tu sia qui, ma non è affatto un problema: puoi dormire nel mio letto e io dormirò sul pavimento." Mi propose.

"Bubu, settete! Bubu, settete!" Urlai, saltandogli addosso, senza sapere quello che stavo facendo.

"Tu stai male! Sei impazzita!" Rispose, facendomi il solletico e alleviando il nodo che mi attanagliava lo stomaco.

"Vorrei dirti tante di quelle cose, perché è strano, ma ora mi sento coraggiosa, non temo più il tuo giudizio!" Urlai.

"In che senso? Io ti faccio paura?" Divenne scuro in volto.

"Ho paura per il modo in cui mi fai sentire e per quanto i tuoi occhi mi intrigano." Dissi tutto d'un fiato, prima di coprirmi la bocca per aver detto ciò che, in realtà, pensavo soltanto e che non mi sarei mai sognata di dirgli.

"E come ti senti quando sei con me?" Chiese.

Rimasi in silenzio. Avrei voluto aprire bocca, ma le mie labbra sembravano cucite da un filo invisibile.

Silenzio.

Silenzio.

Silenzio.

"Sai una cosa? Io ci assomiglio – indicai il cervo imbalsamato che troneggiava appeso sopra al caminetto – siamo uguali ahahah!"

"Ma cosa stai dicendo, sicura di stare bene? Quanto hai bevuto?" Aveva la fronte aggrottata e il respiro accelerato.

"Qual era la prima domandaaa? Vuoi sapere perché sono così? – feci una pausa – Beh, perché si dà il caso che il mio ragazzo, nonché quello stronzo del tuo fratellino, mi ha tradito e ora sono ubriaca e non so nemmeno io come sia successo tutto questo!" Iniziai a ridere, nervosa.

"Cosa... cosa cavolo...? Ma com'è possibile!? È davvero un coglione, se ti ha messo le corna! La prossima volta lo riempio di botte, te lo giuro!" Proseguì, stringendo i pugni.

"Perché, scusa?" Chiesi.

"Perché sì!"

"In che senso "perché sì?", voglio saperlo!"

"Sei fastidiosa quando sei ubriaca!"

"Non cambiare discorso, su!" Diavolo, la mia voce era proprio quella di un'oca strozzata.

"Va bene, mi arrendo, è un vero e proprio coglione, perché si è fatto scappare te!"

"Non si è perso granché..." Stavo facendo la vittima, Dio, se la stavo facendo, ma il cervello non voleva saperne di tornare in sé e di riprendere il controllo.

"Smettila di dire così!" Protestò.

"Potresti essere sincero con me? Almeno tu." E, come se non bastasse, mi ero anche messa a piangere.

Ridevo e piangevo. Piangevo e ridevo. Cosa ne sarebbe stato di me? Mi sentii vuota e priva di vita, ma allo stesso tempo una scossa di energia sembrava essersi impossessata del mio corpo.

"Mi chiedi tanto, sai? Non so da dove iniziare, ma sappi che ti parlo con il cuore – si schiarì la voce roca – Tu sei... sei bellissima e smettila di dire di no, perché nel profondo sai benissimo di sbagliarti! Ma la bellezza non è niente, senza il cervello e tu mi hai dimostrato cosa vuol dire essere davvero belli... Sei intelligente e, non mi vergogno di dirlo, sei una vera secchiona, ma non una di quelle noiose nerd con gli occhiali che non parlano a nessuno, tu sei tu... simpatica... divertente... dolce e stronza al punto giusto... ridi per ogni battuta, anche se non ha un minimo di senso... e sei speciale proprio per questo, perché sei spontanea e niente risulta ridicolo, se lo fai tu, anzi, ogni cosa che fai è così interessante, che spingi anche gli altri a farlo e, alla fine, la tua felicità è anche la loro..."

Gli tremava la voce.

"Io... io... perché mi stai dicendo tutto questo ora?" Ero confusa.

Mi ignorò.

"Quando ti arrabbi fai scassare, perché increspi le labbra in una specie di sorriso inquietante che mi fa ammattire... sei troppo gentile con tutti e troppo spesso finisci per farti carico dei problemi e delle sofferenze degli altri, perché sei di indole comprensiva e sensibile... credi di essere debole, ma non lo sei, non lo sei affatto, anzi, sei una delle persone più forti che io conosca... nessuno può meritarti, perché sei troppo perfetta per appartenere a qualcuno... con il tuo sorriso illumini le giornate di chiunque... e basta un tuo abbraccio per sollevare il morale di qualsiasi persona... sono felice di dirti tutto questo adesso, sai? Perché domattina, quando ti sveglierai e la sbronza sarà passata, non ricorderai più niente."

Rividi la scena a rallentatore e il mio cuore prese a battere all'impazzata... Davvero pensava questo di me? Davvero mi vedeva in quel modo? Davvero?

Tom

"Io..." Ma non finii nemmeno la frase, perché mi gettò le braccia al collo e iniziò a baciarmi con forza. La passione si accese nel mio cuore, mista alla sorpresa e sentii bruciarmi il petto: pensai di non aver mai desiderato così tanto una persona.

"Che... che stai facendo?" Chiesi confuso, con le mie labbra ancora sulle sue.

"Sssh, zitto e baciamiii!" La ragazza di cui ero innamorato voleva baciarmi? Mi sembrava un sogno, eppure sapevo che non poteva durare, perché lei non mi amava, non nel modo in cui amava mio fratello, non nel modo in cui avrei voluto che mi amasse.

"Sei ubriaca e arrabbiata, è come se mi stessi approfittando di te!" Cercai di farla ragionare e di riconnettere il mio cervello.

"Non è vero, ti sembrerà strano, ma il tuo discorso mi ha reso improvvisamente lucida." Era sincera?

"Sì ma... perché ci siamo baciati? Perché sei venuta qui? Perché dovrei credere che vuoi me e non lui?" Ecco la domanda tanto attesa a cui sapevo già che non avrebbe dato una risposta.

"Io... so solo che Mattheo mi ha tradito... poi ho fatto pensieri assurdi... poi ho sentito la tua voce e mi sono sentita protetta... poi ho visto i tuoi occhi e non avevo mai notato quanto fossero blu, di un blu così profondo... poi quel velo di imbarazzo che provo sempre, quando sei accanto a me, si è dissipato... poi mi hai detto quelle bellissime cose... poi ti ho baciato... poi ho mentito, perché sono ancora ubriaca... poi..." Ma la interruppi con un bacio mozzafiato: al diavolo tutto, ci avrei pensato la mattina seguente, per quel momento volevo solo godermi quel meraviglioso bacio.

Le mie braccia erano strette intorno ai suoi fianchi morbidi, le sue mani mi strattonavano i capelli in modo selvaggio, ci stringemmo, ci cullammo, ci guarimmo e, poi, andammo di sopra e dormimmo insieme, incastrati alla perfezione e ubriachi l'uno dell'altra.

*Ehi, come state? Che ne pensate? Fatemi sapere! 

Love me, Riddle | Mattheo & Tom RiddleWhere stories live. Discover now