Capitolo 3 ♠️ Trip

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Gli richiusi la porta in faccia e sospirai, pensando a cosa portare con me mentre sarei stata in viaggio. Camminai fino alla mia camera e mi buttai sul letto.

Allora, devo prendere vestiti, armi–ovviamente– e la cosa più importante di cui avrò bisogno: un tetto sotto cui dormire.

Balzai a sedere, potevo quasi vedere la lampadina luminosa che era apparsa improvvisamente sopra la mia testa.

Mi alzai e corsi all'armadio, lo aprii e presi una decina di magliette, dei pantaloni e delle scarpe. Dovevo decidermi a comprare una stramaledetta valigia. Mi accontenterò di un borsone. Sospirai di nuovo.

Accesi il computer sul letto e andai a spulciare tra le foto della mia famiglia. Le avevo salvate tutte lì per timore di perdere il cellulare chissà dove e rischiare di non recuperarle mai più. Scorrendo le immagini, mi bloccai quando una in particolare attirò la mia attenzione. Eravamo io e i miei genitori, abbracciati in mezzo alla neve. Era stato l'ultimo Natale passato tutti insieme. E, dietro ai nostri volti sorridenti, una casa. Si trattava più di uno chalet, lontano da tutto e da tutti. Ricordavo ancora le camminate interminabili che facevamo nel bosco. All'epoca mi sembravano interminabili.

Quell'immobile era nostro—mio, e se la memoria non mi stava ingannando si trovava proprio nel Québec.

Se questa non è fortuna...

Misi tutta la mia roba in un borsone e presi tutta l'attrezzatura da combattimento e scalata che mi sarebbe potuta servire e la infilai in un altro borsone. Presi il tutto, non dimenticando il computer ed il cellulare, e li sistemai sui sedili posteriori della mia macchina. Mi sedetti dietro al volante e impostai il navigatore.

***

Arrivai a destinazione dopo aver guidato per un'infinità di ore e aver praticamente fatto l'autostrada a zig zag per colpa di certi idioti che andavano alla velocità di un bradipo morto.

Il bosco era quasi come un labirinto. Meglio: sarei stata al riparo da occhi indiscreti.

Scesi dalla mia utilitaria e m'incamminai verso l'abitazione.

Solo entrando notai che le finestre erano grandi quanto le pareti e i muri non trasparenti erano davvero pochi. Un dubbio sorse nella mia mente: anche il bagno era così?

Un'espressione perplessa ed incredula si fece largo sulla mia faccia quando quel mio timore diventò realtà. Avrei dato una gioia agli animali della boscaglia, quello era sicuro.

Andai in camera da letto e mi rassegnai al fatto che evidentemente avevo lasciato la mia privacy a New York.

Presi i borsoni e sistemai la mia roba negli armadi, nascondendo poi le armi sotto al letto. Mi rimase solo un pugnale in mano che decisi di inserire in uno dei miei stivaletti.

Quando aprii l'uscio, presi una grossa boccata d'aria per respirare dell'ossigeno puro, tipico dei boschi. Nonostante i cinguettii degli uccelli rallegrassero l'ambiente, non vedevo alcun segno di vita che non fosse da parte dei merli o dei gufi. Questo era abbastanza inquietante. Camminai fino ad un albero e mi fermai di colpo, annusando l'aria.

C'è puzza di cane bagnato.

Fu voltandomi verso ovest che li vidi. Quattro lupi intenti a spiarmi. Uno solo però attirò particolarmente la mia attenzione. Un lupo nero come la notte con due iridi blu oltreoceano. Improvvisamente nella mia mente balenò una visione: quegli occhi impossibili incastrati in un volto dai lineamenti spigolosi. Non riuscivo a staccare lo sguardo dal suo. Le sue iridi erano due pozzi d'acqua pieni di emozioni, due sole erano dominanti in quel momento: la curiosità e lo stupore.

Vidi il lupo alla sua sinistra digrignare i denti. Occhi Blu si girò verso quello che avevo appena soprannominato Dentone ed emise un ringhio, per poi ripuntare lo sguardo su di me.

Se torno in casa, questi sfondano i vetri.

Senza pensarci due volte, iniziai a correre, guardando gli alberi sfrecciare accanto a me. Sentivo i lupi correre dietro di me nel tentativo di fermarmi, di prendermi, ma era difficile raggiungere un Cacciatore. Ci allenavamo per essere sempre più veloci delle nostre prede. Con le streghe c'era poco da fare: lanciavano incantesimi come semi in un campo di grano.

Udii un ringhio da dietro di me, ma era molto, molto più vicino. Sentivo il fiato caldo sul collo. Aumentai la velocità e gli alberi del bosco divennero una massa informe attorno a me. Non sentendo più nulla, mi girai. Niente.

Tornai a guardare avanti a me e rallentai il passo fino a camminare.

Mi fermai di fronte ad un albero più robusto degli altri, saltai e mi aggrappai ad uno dei rami bassi. Mi sollevai e mi misi in piedi su di esso, per poi iniziare a salire. Saltando da un ramo ad un altro ancora, fino a quando non raggiunsi la cima.

Osservando l'ambiente circostante, vidi un lago poco distante. Come potevo non averci fatto caso? E... Oh, ad abbeverarsi lungo la spiaggetta, c'erano i miei quattro inseguitori.

È ora di fargliela pagare.

Presi un ramo, uno di quelli grossi, e lo tirai addosso a Dentone. Quando quest'ultimo venne colpito, emise un ululato di dolore e si girò verso gli altri. Occhi Blu si guardava intorno, inquisitore, poi alzò gli occhi verso gli alberi ed io mi nascosi meglio tra le foglie.

Lui parve vedermi, non staccava lo sguardo dal punto in cui ero, anzi, aveva anche uno sguardo divertito. Ah sì? Gli tirai un altro ramo ma non beccai nessuno. Il lupo si era già spostato. Emisi un verso che esprimeva tutta la mia frustrazione. Presi un altro ramo. Ero furiosa. Mi inseguiva e poi pretendeva pure di non prenderle? Ora basta, è una questione personale.

Presi un bel respiro e saltai giù.

HunterWhere stories live. Discover now