Capitolo 36 ~ Red Riding Hood

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SALVE A TUTTI!
I ritardi con cui pubblico ultimamente sono veramente vergognosi e mi dispiace.

Ho allungato un pochino il capitolo per farmi perdonare, fatemi sapere se vi piace nei commenti!
Mi fa piacere sentire le vostre opinioni, e vedere i vostri voti ahah

Detto questo, vi lascio

⚜️

La brezza di montagna si fece più intensa, scompigliandomi i capelli legati in una coda di cavallo alta. Non avevo forcine con me, quindi i capelli ai lati della testa erano fuoriusciti dalla coda, facendomi sembrare un leoncino. Mi mancava il mio cappuccio, la mia maschera, ma soprattutto il mio arsenale. Tutti i miei coltelli, l'arco, persino la pistola, che non usavo quasi mai. Erano come figli per me, i miei piccoli, adorati bambini.
Sollevai il busto dalla schiena di Gabriel e aprii gli occhi, guardandomi poi attorno. Avevo dormito un bel po', perché riconobbi il piccolo sentiero che avevo percorso la prima volta che ero venuta qui.
Gabriel, essendosi reso conto del mio risveglio, si fermò. Come se non vedesse l'ora di farmi scendere. Appoggiai quindi i piedi a terra, sentendo il terriccio morbido sotto di essi.
In un lampo, il lupo scomparve, lasciando posto ad un Gabriel totalmente nudo. Cercando di non pensarci troppo, gli lanciai i vestiti che mi aveva consegnato all'inizio del nostro viaggio. Li indossò velocemente e mi ringraziò con un lieve sorriso. Fece un po' fatica con i jeans, ma in fondo chi riusciva a infilarli al primo colpo?
Mi chiesi se, senza boxer, sentisse fastidio, magari era abituato... I miei pensieri peggioravano sempre di più. Scossi la testa, cercando di dare un freno alla mia mente.
«Che cosa si fa adesso?» Chiese Joe, rivolgendosi a Mike, che aveva le braccia incrociate sul petto da quando mi ero svegliata. Si guardò intorno, cercando qualcosa per terra, poi a un certo punto si abbassò, staccando un rametto da un cespuglio lì accanto. Iniziò poi a disegnare un cerchio per terra, là dove l'erba non era cresciuta. Sembrava uno di quegli artisti di strada che buttano sull'asfalto una bozza del loro prossimo lavoro.
«Allora, questo è il perimetro del loro territorio,» Disse infine. Poi indicò un piccolo quadratino che aveva disegnato appena prima di ricominciare il discorso. «dovremmo fare attenzione a quest'area. Ci sono guardie ovunque in quel punto.»
«Perchè?» Chiesi.
«L'alloggio dell'Alpha è proprio al centro di quel quadrato. Lo proteggono a costo della vita.» Fu Gabriel a intervenire questa volta.
«E se falliscono?»
«Li finisce personalmente.» Dopo quell'ultima risposta, venne cambiato argomento.
«Sarebbe eglio entrare dal confine a est: ci sono pochi lupi e le possibilità di essere scoperti sono esigue. E' tutto chiaro?»
Annuimmo tutti contemporaneamente, sembravamo delle marionette.

⚜️

Joe rimase con Gabriel (povero lui), ed io con Mike. Ci dirigemmo verso il punto del territorio nel quale non c'erano molte guardie. Con la schiena premuta contro la corteccia di due alberi, sbirciammo da una parte e poi dall'altra per tenere la situazione sotto controllo.
Sollevando un coltello, avevo già immaginato il lupo di turno vicino a noi iniziare ad annusare l'aria attorno a lui, sentendo il nostro odore. Presto sarebbe stato lì. Mentre aspettavo che venisse a controllare in cerca di intrusi, mi girai verso Mike, che non si stava mostrando calmo quanto mi sarei aspettata. Lo capivo, sarei stata nervosa anch'io se fosse stata in gioco la vita di un membro della mia famiglia. Quel pensiero fece scattare qualcosa nella mia mente.

Papà!

Come cazzo avevo fatto a dimenticarmi di lui in quella gabbia di matti? Nella mia mente mi tirai così tanti schiaffi che potevo sentire le guance pizzicare. Pregai che stesse bene e che quel dottore lo stesse proteggendo da quei bastardi. Ora, però, non potevo permettermi distrazioni.
Il suono di un ramo spezzato fece sì che l'adrenalina iniziasse a pompare a ondate nelle mie vene. Stando attenta a non fare rumore, spostai un piede a lato e feci capolino, cercando di vedere il lupo.
Il rumore era provenuto da sinistra, ma il fatto è che qualcuno attaccò Mike da destra. Fu veloce a prendere il braccio di Mike, torcendolo fino a quando non fu dietro alla sua schiena, ma lui era più veloce... e più forte. Si liberò così dalla presa ferrea dell'uomo, girandosi per tirargli una gomitata in gola.
Nel frattempo, da me ne arrivarono due, con le zanne e gli artigli in bella vista. Quando uno di questi tentò di colpirmi all'addome, scattai di lato, ruotando su me stessa ed evitando per poco il pugno. Gli rifilai un calcio all'altezza del petto, provocandogli una perdita di equilibrio.
Lo colpii poi al ginocchio, mentre il suo compare mi afferrava le braccia, tentando di immobilizzarmi.

Oh... ci tieni proprio a morire giovane.

Alzai le gambe per darmi lo slancio, sferrando poi un calcio al suo stinco, il suo urlo risuonò nella notte, spezzando il silenzio che fino ad allora aveva fatto da padrone.
Pregai che nessuno l'avesse sentito...
Prima che me ne rendessi conto, il tizio dietro di me aveva già iniziato a correre via, mentre l'altro giaceva ancora per terra dolorante, quel calcio era stato abbastanza potente da incrinare qualche costola. Di lui non mi preoccupavo, sentivo però una vocina nella mia testa, mi sussurrava che presto l'altro avrebbe dato l'allarme, se non l'aveva già fatto.
Mi girai a guardare Mike, una muta domanda aleggiava tra di noi.

Chi gli corre dietro?

Guardò per qualche secondo l'uomo che aveva messo KO, poi riportò gli occhi su di me, annuendo. Si sarebbe preso lui quella responsabilità. Un secondo, Mike era davanti a me, la postura così rigida da sembrare quasi innaturale, quello dopo non c'era più. Si spostò più veloce del vento, senza darmi il tempo di battere ciglio.

Nei momenti in cui rimasi da sola, mi ispezionai in cerca di ferite. L'adrenalina era solita diminuire la mia sensibilità al dolore, benché non lo rendesse del tutto inesistente. Fortunatamente, non sanguinavo, ed ero stata abbastanza veloce da non subire danni di alcun genere.

Il tizio che avevo buttato a terra rantolava dal dolore, ma sarebbe guarito presto. Mi avvicinai perciò al suo busto, inginocchiandomi a terra e prendendo la sua testa fra le mani. Con un movimento fluido ma deciso, gli spezzai l'osso del collo, non potevo permettere che mandasse a monte il nostro piano e ci facesse uccidere.
Mi passai una mano sul viso, pensando a quanta altra merda ci aspettava, ma non potei fare a meno di sorridere: era la mia natura, cacciare e uccidere, e per quanto questo risultasse crudele alle orecchie degli altri, io lo avevo accettato tanto tempo fa... Ricordavo spesso a me stessa che le mie vittime non erano innocenti, mai, ogni lupo mannaro, ogni vampiro... Chiunque avessi ucciso nella mia vita l'aveva meritato.
Sebbene continuassi a ricordarmi che era questa la verità, da qualche tempo sentivo sulle mie spalle il peso di quelle morti. Ma ogni volta che il pensiero sfiorava la mia mente, lo circondavo con del filo spinato, confinandolo in un angolino del mio cervello, e avrei continuato a farlo. Almeno fino a quando questa storia non fosse finita.

Mi alzai, allungando le gambe con una grazia felina, e non mi resi conto di avere Mike accanto fino a quando non mi ritrovai la sua mano sulla spalla. Mi girai a guardarlo, aveva la camicia sporca di sangue.

Come si dovrà sentire ad avere i vestiti inondati del proprio cibo?

Ebbi la decenza di trattenermi dal dare voce ai miei pensieri.
«E ora che si fa?» Chiesi, di nuovo in preda all'euforia. La mia non era sete di sangue, come molti potrebbero pensare, ma più una necessità di muoversi, di sentire il corpo fremere schivando i colpi dell'avversario. Il sangue pompava nelle vene con una forza inaudita.
«Le prigioni sono da quella parte, » indicò alla sua destra, «La via dovrebbe essere libera.»
Avanzammo nella notte, il rumore delle foglie mosse dal vento era ora l'unico suono percepibile, persino i nostri passi erano abbastanza leggeri da non essere uditi nemmeno da noi.
Giungemmo ad uno spiazzo che ricordavo benissimo: le case sopraelevate richiamavano alla mente l'immagine di una ragazza circondata dai lupi, da Joe e da Gabriel. Quel pensiero mi ricordò quanto fu facile per quest'ultimo tradirmi quel giorno...

Ci vuole una vita per guadagnarsi la fiducia di una persona e un secondo per perderla.

Dai meandri della mia memoria emerse una frase che mio padre mi diceva spesso, per incoraggiarmi a dire sempre la verità. Aveva ragione, Dio... aveva sempre avuto ragione. Peccato che nel mio caso non avevo il tempo di una vita per dare la mia fiducia a quei ragazzi, non avevo proprio avuto tempo. Anche dopo il tradimento, avevo visto di nuovo l'opportunità di un'amicizia e mi ci ero buttata a capofitto. Ma sapevo di non avere commesso errori.
Con solo due parole, Mike mi riportò alla realtà, a quel bosco.

«Ci siamo.»

~~~

AVVISO IMPORTANTE:
Hunter è attualmente in fase di correzione, gli aggiornamenti riprenderanno appena la correzione sarà terminata.
Per sapere a che punto sono con la correzione potete andare a vedere in fondo alla trama oppure chiedere tranquillamente a me (in privato o nei commenti), mi fa sempre piacere parlare con voi
❤️

HunterWhere stories live. Discover now