Capitolo 20 ♠️ Between Dream And Truth

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Tra tutte le persone che avrebbero potuto salvarci, lui era l'ultimo sulla lista. Abbassai lo sguardo verso il mio polso sinistro, era insanguinato e la pelle lacerata. Avrebbe lasciato una cicatrice, poco ma sicuro.
Il lupo davanti a me emise un ringhio.
«È sempre un piacere, Ray.»
Improvvisamente mi ricordai perché avevo avuto bisogno di essere salvata, mi girai di sconto e scorsi Christopher poco distante da me, immobile mentre veniva lambito dall'acqua del lago.
Corsi verso di lui, afferrandolo da sotto la braccia e trascinandolo sulla ghiaia. Mi inginocchi ai accanto a lui e posai le mani sul suo petto, facendo pressione su di esso nel tentativo di rianimarlo.
Continuai per alcuni minuti, ma ad essere sincera mi parvero delle ore.
Fu scosso da un tremito, poi dalla sua bocca sgorgò acqua mista a sangue. Nel panico, portai entrambe le mani sul suo volto e mi avvicinai di più a lui, fissando il liquido rossastro che colava
lungo la mandibola. Lo asciugai velocemente con la manica della mia maglietta. Sentii il suo petto alzarsi e abbassarsi in modo irregolare. «Ray, porta qui un dottore, svelto!»
Mentre il lupo correva via, una mano mi si posò sulla spalla. «Tesoro, vedrai che andrà tutto bene.» Sussurrò mio padre. Mi girai verso di lui, era fradicio. I capelli ormai lunghi restavano incollati al suo viso, e l'acqua aveva reso i suoi occhi ancora poi azzurri.
Non risposi, continuai invece a cullare Christopher tra le mie braccia, in attesa del medico.
Passò un'infinità di tempo prima che l'uomo arrivasse, correndo affannosamente verso di noi. Aveva una ventiquattr'ore nera in mano e la sventolava in aria ad ogni suo passo.
Quando si fermò, aveva il fiatone e la sua fronte era imperlata di sudore. Si trattava di un uomo sulla settantina, con i capelli grigi e una nota di bianco.
Si inginocchiò di fronte a me e mi allontanò da Christopher sgarbatamente. «Allontanati, demonio!» Mi urlò contro, tentando di spingermi con più forza. Caddi di conseguenza all'indietro, ritrovandomi seduta sulla ghiaia.
Lo guardai incredula. «Ma che problemi hai?» Rimasi congelata in quella posizione per qualche istante, fino a quando il "dottore" non tirò fuori un coltello e lo brandi come un'ascia. Superato il momento di stupore iniziale, schivai il fendente con naturalezza, ma questo sembrò alimentare la sua rabbia.
Gridò, alzandosi goffamente in piedi e allungando il braccio verso di me. Intuai che il suo obiettivo era colpirmi la gola.
Scattai in piedi e bloccai il suo attacco con l'avambraccio, colpendo il suo polso per costringerlo a mollare la presa che quelle dita ossute avevano sull'arma. Una volta disarmato, gli tirai un calcio all'addome, rigirandomi poi il coltello che avevo afferrato a mezz'aria. Lui Stramazzò al suolo, tossendo e tenendosi la pancia con le braccia.
«Prova a toccarmi ancora una volta, e vedrai cosa ti succederà.» Avanzai e lui indietreggiò strisciando. «Ora visita il tuo Alfa e vedi di non fare storie.»
Si raddrizzò e mi guardò torvo, avvicinandosi a Christopher.
Iniziò a visitarlo. Tastava e osservava la ferita sulla spalla, verificandone la profondità e la gravità. Tuttavia, quell'idiota non volle dirmi nulla sulle sue condizioni, si limitò ad alzarsi e correre verso la villa principale.
Di nuovo sola con mio padre e Christopher, pensai che dopotutto un altro amico forse era sul punto di morire.
Arrivai alla conclusione che chiunque stabilisse un legame qualsiasi con me, presto o tardi finiva per pagarne le conseguenze. Ero un disastro.
«Tu non sei un mostro come gli altri pensano. Ti piace farglielo credere, questo sì.»
Avevo iniziato a crederci anch'io.
Sappi che tu odio. Pensai, rivolta a Christopher. Perché anche tu, come tutti gli altri, hai trovato una maniera per allontanarti da me.
Anche se avevo ritrovato mio padre, avevo perso anni e anni di rapporto con lui, e mia madre... lei era ancora chissà dove.
Sentii dei passi dietro di me, quindi mi girai. Riconobbi Sean, preceduto da altri due ragazzi, entrambi armati.
Quando quello di sinistra premette il grilletto, mi abbassai quel tanto che bastava per far conficcare una siringa nel tronco dell'albero che avevo dietro di me.
Ma che— sedativi?
«Fatemi capire, non solo volete drogarmi, ma volete farlo sparandomi come se fossi un animale?»
Loro mi guardarono con delle espressioni indecifrabili sui loro volti.
Il ragazzo a destra aveva ancora un colpo da utilizzare, e non sembrava volersi ritirare. Anzi, sembrava ancora più motivato di prima.
E, infatti, non mi sbagliavo. Sparò il colpo all'altezza della coscia destra e, per quanto fossi veloce non riuscii ad evitarlo. Mi infilzò poco sopra il ginocchio e ci rimase il dardo.
Abbassai lo sguardo sulla ferita e notai che aveva già iniziato a prendere Un colorito strano, tendente al viola, mentre rivali di sangue colavano lungo la mia gamba.
Mentre tutto intorno a me si offuscava, sentii mio padre gridare qualcosa, e intranidi i ragazzi puntare le pistole contro di lui.
«Non... toccatelo.» Biascicai feci per muovermi verso di loro, ma i miei e arti non rispondevano più. Le immagini intorno a me si fecero distorte e i volti irriconoscibili. Strizzai gli occhi, ma servi solo a peggiorare la situazione. Gli alberi avevano iniziato ad allungarsi e restringersi a velocità spasmodica. Era una cosa surreale.
In poco tempo caddi a terra, priva di sensi.

***

«Alexys. »
Qualcuno chiamò il mio nome mentre ero persa nell'oblio.
«Tesoro, svegliati.»
Aprii gli occhi con fatica, come se le palpebre fossero macigni impossibili da sollevare.
Quello che mi trovai davanti stranamente non mi lasciò molto sorpresa: ero sdraiata su un letto, il letto che avevo quando ero
bambina, e seduta in fondo ad esso c'era mia madre. Mi stava osservando con occhi amorevoli e un sorriso dolce.
«Mamma? Che ci facciamo qui?» Abbassai lo sguardo sul mio corpo, ero sempre no, non ero una bambina. Non poteva essere un ricordo. «sei qui per mio volere, e perché hai bisogno di trovare una cosa che pena strega è fondamentale. » Rispose lei. «Io non ti posso aiutare in eterno.»
La guardai aggrottando le sopracciglia e lei mi fece l'occhiolino.
«Cosa— quella forza... eri tu?»
«Il mio potere, si. Ti ha fatto da guida. Devi sapere che non c'è modo di sapere fin dove si estende la tua magia. È un'incognita tutt'ora. La percepisco, è un istinto che non sempre devi seguire: è primordiale. E come avere un animale selvaggio racchiuso dentro di sé, che spinge con tutte le sue forze per uscire. L'unica cosa che so sulla tua è che è inesperta. ma non per questo meno potente.»
Cercai di assimilare ciò che mi aveva appena detto mia madre. Nonostante la distanza, era stata fondamentale per la sopravvivenza mia e di mio padre, e sapere che avevo in qualche modo ereditato la sua magia...
Improvvisamente mi si riempirono gli occhi di lacrime.
Non ero più sola.
Avevo smesso di esserlo tempo fa.
«Dove sei stata tutti questi anni, mamma?» Lei mi guardò affranta, il verde dei suoi occhi più accentuato che mai.
«Anche prigioniera di quei mostri, non ho mai smesso di proteggerti»
«Non ho più bisogno di protezione ormai, So difendermi da sola, come papà.»
Il suo sguardo si fece nostalgico. «Di' a tuo padre—»
Un fremito scosse il pavimento.
«Che sta succedendo?»
Mi guardò. «Sta scadendo il tempo.»

HunterWhere stories live. Discover now