Capitolo 21 ♠️ Umbelievable Is Possible

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Il tempo stava scadendo.
«Com'è possibile?» Chiesi a mia madre, che nel frattempo si era alzata in piedi.
«Stai per svegliarti.» Fu la sua risposta.
Fui presa dal panico. «Aspetta! Come trovo il grimorio?»
«Usa i tuoi ricordi!» Gridò, prima che la mia casa d'infanzia crollasse in mille pezzi.
Poi tutto divenne buio.

***

Percepivo dei movimenti intorno a me, poi qualcosa mi pizzicò l'interno del gomito. Non riuscivo ad aprire gli occhi, era come se mi trovassi in uno strano stato di coma.
Dal braccio si propagò una strana sensazione, un dolore che irrigidiva i muscoli, raggiungendo la spalla, lo sterno e le gambe. muovermi era ormai impossibile. Mi sentivo una statua di marmo, ferma e muta.
«Allora, a che punto sei?» Una voce cinica e fredda come il ghiaccio interruppe il flusso dei miei pensieri. Veniva dal lato destro del letto sul quale ero stata messa.
«Non credo sia possibile eseguire l'ordine che mi avete dato, signore.» Rispose una voce femminile, era giovane e pacata.
«E perché mai?»
«Le cellule del suo sangue si rigenerano velocemente, ma non abbastanza da riuscire a prelevare la quantità che mi ha commissionato senza ucciderla.» Disse la ragazza.
«Dovrò seriamente riflettere su quanta importanza merita effettivamente la sua vita. » Mormorò il bastardo in risposta. «Dalle un altro dei tuoi sedativi. La terremo qui dentro per un po', o almeno finché non finirò la pazienza.» Decretò.
Sentii la porta sbattere mentre se ne andava. «Okay, adesso ti tolgo l'ago e ti somministra un altro sedativo...» Parlò con voce lenta e bassa, mentre i suoi passi si allontanavano e si riavvicinavano.
D'un tratto le mie palpebre si fecero più leggere, tanto da riuscire finalmente a sollevarle. Mi guardai attorno, soffermando la mia attenzione sulla ragazza in camice bianco che teneva, stretta nelle sue mani, una siringa piena di liquido trasparente. Quando avvicinò il suo ago al mio braccio scattai, afferrandole la gola e stringendo quel tanto che bastava per farla esitare.
«Stai alla larga da me.» Dissi, scandendo ogni parola. Mi sentivo più forte, improvvisamente riuscivo a muovermi e a parlare anche se con voce tremante.
Con il collo stretto ancora fra le mie dita esclamò, «Ma tu guarda! Ritardo di...» Si fermò, controllando l'orologio appeso al muro. «esattamente tre minuti dall'orario della puntura, e tu ti riprendi in meno di trenta secondi.»
«Sta' zitta e allontanati.»
Lei mi osservò con un sorriso a trentadue denti.
«Ora!» Persi la pazienza e la ragazza rimase ferma sul posto.
«Lo farei, se tu fossi così gentile da lasciarmi andare.»
Mi resi conto che le stavo ancora stringendo il collo, molla la presa su di lei e finalmente si scostò.
«Devo andarmene di qui.» Mormorai.
«Negativo. Nessuno esce di qui fino a quando Hector non dà l'ordine. Bisogna seguire le regole o finisci come Luna.»
«Luna?»
«Sì, è morta stecchita non più di due settimane fa. Ha provato a scappare.» Rispose come se ciò desse una spiegazione logica a quello che era capitato a questa "Luna".
«Direi che è il caso di sorvolare sulla questione per il momento.» La guardai bene. «Che cosa sei tu?»
«Sono una Guaritrice. » Rispose tranquillamente, ed io aggrottai le sopracciglia. Non era solito incontrare un Guaritore vicino ad un branco di licantropi: erano solitari, tendevano a concedere favori solo in cambio di un tornaconto personale.
Vedendo la mia espressione poco convinta, aggiunse: «Hector mi ha ricattata tempo fa, meglio che tu non sappia con cosa.»
«Ah.» Non avrei commentato, decisi. «Saresti così gentile da dirmi perché sono qui?»
«Beh...»
«E molla quella siringa, Cristo!» Aggiunsi. Aveva recuperato silenziosamente quell'affare mentre io parlavo.
Lei trasalì, mollando immediatamente l'oggetto sul comodino accanto al letto. «Scusami, è che se Hector torna e ti trova così, io sono morta.» Iniziò a giocherellare con le sue dita come una bambina.
«Prima di tutto, se provi a sedarmi, sarò io a ucciderti.» Sorrisi, sarcastica. «Secondo, ti ringrazio.»
Il suo sguardo si fece confuso, ma non le diedi il tempo di fare domande. Saltai in piedi e afferrai la siringa, infilzandola all'altezza del petto. Premetti lo stantuffo mentre lei si dimenava nel tentativo di liberarsi da me.
«Buonanotte.» La sussurrai all'orecchio.
Quando si accasciò su di me, la trascinai fino al letto e la misi dove poco prima ero distesa io.
Non volevo che restasse incosciente al suolo.
Recuperai i miei vestiti, abbandonati sullo schienale di una sedia lì vicino. Gettai a terra il camice in cui mi ero risvegliata e li indossai. Mi guardai attorno, esaminando l'ambiente che mi circondava.
C'era una sola, grande finestra a lato del letto, da lì potevo chiaramente vedere che era notte inoltrata. Le stelle illuminavano il cielo come mille lucciole, creando costellazioni magnifiche delle quali, però, io non conoscevo i nomi.
Avvicinandomi, scorsi il mio viso riflesso sul vetro. Le mie labbra erano screpolate, segno evidente della mia disidratazione, e gli occhi erano contornati da un'aura scura.
Ero distrutta.
Tornando ad osservare i miei occhi, notai che il verde e l'azzurro erano diventati iridescenti. Mossi la testa nel tentativo di vedere le sfumature che andavano a crearsi.
«Ma che diavolo...?» Sbattei le palpebre, cercando di capire se fosse solo un' allucinazione dovuta ai sedatoni che mi avevano dato. Mi avvicinai al vetro.
«Che mi sta succedendo?» Sussurrai. «Devo trovare mio padre e Christopher.» L'ultima cosa che ricordavo prima di perdere i sensi era mio padre che tentava di difendermi.
Non potevo abbandonarlo.
Mi girai verso la porta, decisa a terminare l'incubo in cui eravamo precipitati.
Uscendo dalla stanza mi ritrovai in un corridoio che terminava con una scala. La raggiunsi velocemente, scendendo due gradini alla volta. Quando arrivai al piano di sotto, non persi tempo e mi misi a cercare.
Arrivai ad un salotto ben poco arredato, con un divano grigio e qualche soprammobile messo lì giusto per riempire un po' gli spazi.
Era tutto deserto, non c'era anima viva.
Alla mia destra, una porta socchiusa scricchiolò, attirando la mia attenzione. Mi diressi verso di essa, appoggiando le mani sul legno e spingendo per aprirla completamente.
Quello che mi ritrovai di fronte mi spezzò il cuore.

HunterWhere stories live. Discover now