Capitolo 33 ~ Just Married

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Mi dispiace non avrei mai voluto farlo. La rabbia ribollí nelle mie vene. Joe. Quel bastardo. Ed ero anche stata gentile con lui! Ecco perché Gabriel si comportava da maleducato e stronzo.
-Cos'hai detto?- Chiesi inferocita. Non rispose, non aspettandosi quella frase. Gabriel mi guardò come se avesse appena capito cosa stava succedendo. Si era appena trasformato in umano. Joe, al contrario, aveva un'espressione confusa. Feci un passo avvicinandomi a lui, minacciosa.
-Hey cosa stai facendo?- Urlò indietreggiando.
-Penso ti stia per uccidere. Scappare sarebbe inutile: ti prenderebbe.- Disse Gabriel, sembrava divertito, nonostante tutto. Lui lo odiava.
-Non riuscirebbe mai a prendermi, e tu lo sai. Ma non capisco perché si comporta in questo modo.-
-Sei serio? Mi hai stesa due giorni fa! Te ne sei già dimenticato?- Gridai. I suoi occhi scioccati incontrarono i miei, ardenti di rabbia.
-Credi che abbia voluto farlo? Sento un senso di colpa nello stomaco, e mi sta opprimendo. Credi davvero che mi piaccia questa situazione? Non puoi pensarlo seriamente.- Rispose.
Non volevo credergli. Lavorava per loro, quelli che cercavano di torturarmi e uccidermi. Non mi sarei sorpresa se si fosse rivelato una minaccia per noi.
-Quindi cosa farai adesso? Ci tradirai? Ci ucciderai? Perché vorresti andartene lontano quando puoi vivere in questo Paradiso di montagna dimenticato perfino da Dio? Eh?- Io sarcastica! Finalmente ero tornata in me! Joe mi guardò come se avessi avuto tre teste. Forse le avevo davvero.
-Tu sai che non intendevo fare niente di tutto ciò. Voglio venire con voi due perché li odio, erano troppo protettivi per il branco. Andiamo! Che tipo di persona creerebbe una regola del genere: vivi nel branco o muori! Come se loro fossero più speciali e nessuno avrebbe dovuto sapere della loro esistenza, a parte i suoi membri!- Urlò. Non mi ero sbagliata. Onestamente volevo solo allontanarmi da quella montagna, chiedevo forse troppo? Come potevo aiutare Christopher a guarire?
Puntai i miei occhi su di lui -Se provi a fare qualcosa, qualsiasi cosa che si possa rivelare pericolosa per qualcuno di noi, o la mia famiglia, non esiterò a farti a pezzi. Sono stata abbastanza chiara?- lo avvertii.
-Sì, lo sei stata. Mi dispiace per quello che ho fatto.- Rispose, sembrava sincero.
Io non replicai, limitandomi a rivolgere I'm mio sguardo verso Gabriel, il quale capì subito quello che pensavo. Si trasformò in lupo e aspettò che io salissi sulla sua schiena per continuare il percorso.
-Penso che te possa andare da solo con il tuo lupo. Dovrebbe essere guarito adesso.- Lui annuì e iniziò a togliersi i vestiti. Non avevo le energie per lottare per non guardare, quindi mi girai e basta. Il lupo di Gabriel mi si avvicinò e mi toccò la mano con il suo muso. Gli sorrisi e lo guardai negli occhi, non volendo interrompere il contatto visivo. Le sue iridi dorate guardavano dentro di me, come se potessero vedere la mia anima.
-Hai finito? Siamo di fretta.- Dissi rivolgendomi a Joe.
Accarezzai la sua pelliccia, facendogli capire che poteva andare.
****************
Arrivammo ad un fiume dopo ore di corsa ininterrotta, ma non lo potevamo attraversare. Joe si fermò alla nostra destra e poi saltò in acqua. Nuotò più veloce di quanto pensassi, forse io non sarei riuscita a farlo, la corrente era troppo forte. Scesi dalla scuena di Gabriel, pensando ad un modo per attraversare quel maledetto fiume.
Potevo sempre saltare come Joe, ma non ero così sicura dipoter stare a mezz'aria per abbastanza tempo. Tentar non nuoce è quello che pensai poco prima di saltare nel fiume. Sentii un urlo alla mia destra. Ma era troppo tardi. Ero già a mezz'aria, sperando di sopravvivere. Anche se non ero in me, non avrei mai dovuto sperare di vincere, io avrei vinto in qualsiasi modo. Mi allenavo da una vita, non avrebbe dovuto servirmi la speranza in questi casi. Arrivai alla conclusione che ero più debole di prima. Atterrai sull'erba della riva opposta del fiume. Rotolai a terra automaticamente, attenuando la caduta. Rimasi in posizione prona per qualche minuto, respirando pesantemente. Percepivo l'adrenalina scorrermi nelle vene il cuore pompava sangue con scatti così veloci che sentivo la pulsazione persino nelle punta delle dita delle mani.
Il braccio sinistro mi era finito sotto il busto, la mano stretta a pugno. Tuttavia non provavo dolore, anni di allenamento permettevano di sviluppare un'alta soglia del dolore. Se quest'ultimo era di natura il minimo, quasi non lo sentivo. Percepii una presenza alle mie spalle, ma i suoni arrivavano leggermente ovattati alle mie orecchie, come se non fossi davvero lì. Qualcuno mi stava scuotendo per le spalle con molta foga. Alzai lo sguardo e l'unica cosa che vidi fu Gabriel, nudo, inginocchiato davanti a me. Aveva preso la brutta abitudine di evitare i vestiti. Mi concentrai sui miei sensi, affinché si stabilizzassero. Misi a fuoco l'immagine davanti ai miei occhi. Lo sguardo preoccupato di Gabriel occupava tutto il mio campo visivo.
-Stai bene? Come ti senti?- Sentivo le sue mani dappertutto, sulle mie braccia, sul mio viso, come se volesse accertarsi che fossi ancora intera.
-Sto bene, ma... Cos'è successo?- Sussurrai.
-Devi aver battuto la testa.- Rispose lui, -Ti aiuto ad alzarti.-
-Posso farlo anche da sola. Grazie.- Risposi, alzandomi e iniziando a camminare.
-Aspetta, ti porto sulla mia schiena da lupo, non provare a fare un altro passo.- Lo ignorai e continuai a camminare. Sentii due mani sulla mia vita che mi sollevavano.
-Che stai facendo? Idiota, lasciami!- Mi dimenai con tutte le mie forze, senza risultati. Un altro ringhio da parte sua. Dovetti trattenere un'imprecazione quando mi caricò sulla sua spalla.
-Mettimi giù!- Non rispondeva più, si limitava a camminare, con Joe che ci fissava attonito. -Capisci questa lingua? O devo ripetertelo in arabo!? Posso farlo, sai?- Ancora nessuna risposta da parte sua. Senza preavviso, iniziò a correre velocemente. Mi sorprendeva il fatto che Joe riuscisse a starci dietro. Sentivo l'aria sferzarmi la schiena, dato che eravamo controcorrente. Rinunciai a combattere per quel momento. Improvvisamente gli alberi finirono, lasciando il posto all'asfalto della strada.
Mi mise giù quando ci ritovammo davanti ad un albergo. Ci nascondemmo nel retro di questo, dove gli tirai uno schiaffo.
-Ahi!- Si portò una mano alla guancia, coprendo il bellissimo segno delle mie cinque dita.
-Te lo sei meritato, non mi ascolti!-
-Tu non mi ascoltavi!- Ribatté incredulo. Aveva gli occhi spalancati.
-E ti sembra una scusa? Tu non mi prendi in spalla!- Il suo viso s'irrigidí, si girò dall'altra parte e contemplò l'ambiente circostante.
-Mi servono dei vestiti.- Fece infine. Joe annuì, anche lui ne aveva bisogno.
-E dove li prendiamo?- Chiesi.
-Non lo so, potremmo andare a scippare una vecchietta.- Replicò Gabriel, grattandosi il mento mentre pensava. -Alexys, laggiù dovrebbe esserci un negozio di vestiti, vai a comprare qualcosa per noi?- Disse lui, porgendomi delle banconote e indicando un punto in fondo alla strada. Eravamo vicino a mezzogiorno, il sole era molto alto nel cielo. Non mi chiesi neanche da dove avesse tirato fuori quei soldi, non ero sicura di volerlo sapere. Afferrai i soldi e mi diressi verso il negozio.
Il tintinnio provocato dal campanellino della porta d'ingresso avvertì la commessa del mio arrivo. Me la ritrovai accanto in un secondo.
-Buongiorno, ha bisogno di qualcosa?-
-Ehm... Mi servirebbero due paia di jeans da uomo e due magliette semplici, sempre da uomo.- Risposi, mi sorrise subito, interpretando la mia richiesta in un modo un po' strano.
-Un regalo, eh?- Annuii, sorridendo a mia volta.  -Mi segua, mi sono arrivati dei nuovi capi molto carini ed economici.-
-Niente di sfarzoso o... appariscente, per favore.- Anche se un piccolo scherzo se lo meriterebbero entrambi, quei due. La seguii in un angolo dell'enorme stanza, dove dominava quell'azzurro tipico dei jeans.
-Questo è uno di quelli meno costosi, semplice, ma non troppo banale.- Descrisse un paio di pantaloni, erano normalissimi jeans, non capivo cosa intendesse per non troppo banali.
-Sono perfetti, potrebbe darmi due taglie medie dello stesso modello?- Chiesi, mi guardò in modo strano, quindi sollevai le sopracciglia. Allora? Lei sembrò risvegliarsi dai suoi pensieri, porgendomi subito dopo i vestiti che le avevo chiesto.
-Poi vorrei un paio di magliette, anche quelle molto semplici. Può fare un po' più in fretta? Mi stanno aspettando.- La sollecitai, non potevano stare nudi molto a lungo quei due. Di lì a poco sarebbe passato qualcuno dal retro dell'Hotel.
-Ma certo, mi segua.- Fece strada fino al settore del piccolo negozio dedicato alle T-shirt con stampa unica. Me ne diede due, una bianca e una grigia, dicendo che erano rimaste solo quelle, almeno con la taglia media. Le sorrisi in risposta, portando il tutto alla cassa. Mi comunicò il prezzo è non potei fare a meno di sgranare gli occhi. Le diedi tutte le banconote che avevo e mi arrivarono di resto solo pochi centesimi.
Me ne andai in tutta fretta e percorsi la strada a ritroso, tenendomi le buste strette al corpo, come se potessero cadermi. Il sole era ancora alto nel cielo e mi stava bruciando le retine. Raggiunsi l'Hotel poco più tardi, dirigendomi subito verso il retro. Fu proprio in quel momento che un uomo uscì dall'ingresso e mi vide.
-Posso aiutarla, signorina?- La sua voce aveva una nota preoccupata racchiusa in sé, ma il mio cervello aveva captato anche un pizzico di sospetto. Mi bloccai sul posto, guardandomi intorno in cerca di quei due deficienti, me li stavo immaginando a correre nudi per strada, un'immagine della quale avrei fatto volentieri a meno.
-No, no. Nessun problema, posso farcela da sola, la ringrazio. Stavo cercando una persona, ma a quanto pare se n'è andata. Comunque stavo per entrare, se non le dispiace.-
-No, assolutamente! Venga pure.- Si fece subito da parte per lasciarmi passare.
-Grazie.- Entrai e notai subito un cartello appeso alla parete della Hall.
Recitava "GRANDE OFFERTA! CAMERA DOPPIA GRATIS PER NOVELLI SPOSI!"
Una lampadina si accese improvvisamente nella mia testa.
-Oh! Mio marito sarà così felice per la nostra luna di miele, in questo albergo così raffinato!- Esclamai d'un tratto, -Sa, non sapevamo dove andare, e io ho proposto: "Perché non in montagna?"-
-È in luna di miele, signorina?- Chiese il direttore, che si era già posizionato dietro al bancone della reception.
-Oh sì, mi sento in pace con il mondo!- In pace un corno, siamo pure in guerra. Ironia della sorte.
-Non porta la fede al dito, vedo.- Osservò lui, sospettoso.
-È stata una cerimonia molto veloce, solo io e lui, capisce? Non abbiamo comprato gli anelli, a noi non servono.- Mi sentivo la più grande bugiarda del mondo, e non mi stavo nemmeno sforzando!
-Ah sì, capisco. Dovrebbe darmi un certificato che attesta il vostro matrimonio, così posso darvi la camera...-
-Dovrebbe averlo mio marito, adesso starà parcheggiando da qualche parte, intanto pensa sia possibile farmi riposare un po'? È stato un lungo viaggio.- Tentai di convincerlo, probabilmente ci avevano già provato anche altri, per questo non abboccava a nessuna delle mie scuse. Dovevo nascondermi, in un certo senso ero una ricercata, e anche Gabriel e Joe lo erano.
Una fitta lancinante attraversò le mie tempie e vi si stabilizzò, mi afferrai la testa con le mani, gemendo dal dolore. La mia vista si offuscò, poi tornò normale, o così mi era sembrato. In realtà ci fu un susseguirsi di immagini, in cui vidi il direttore dell'albergo davanti a me, sorrideva e con fare gentile mi consegnava le chiavi della stanza che desideravo; poi un'altra scena, il direttore che si ritirava nelle cucine e l'ascensore che si apriva. Era come guardare una vecchia videocassetta, tutte le immagini erano scollegate tra loro, tuttavia molto veloci. Avvenivano con una velocità tale che mi era impossibile essere consapevole di ciò che accadeva intorno a me.
Quando il dolore passò, riuscii di nuovo ad aprire gli occhi. Alzai lo sguardo verso l'uomo che avrebbe dovuto darmi le chiavi, ma non vidi nessuno. Era scappato? Aveva chiamato qualcuno? Solo allora mi accorsi delle chiavi che avevo in mano e delle porte già aperte dell'ascensore, lì ad aspettarmi.

Spero che il capitolo vi piaccia, vi chiedo scusa per l'enorme ritardo con cui pubblico. Sono 2000 parole di capitolo, l'ho allungato per farmi perdonare un pochino, gli aggiornamenti riprendono con il solito ordine, una volta a settimana!
Fatemi sapere nei commenti se vi piace o se c'è qualcosa che non vi torna e che dovrei cambiare, ogni consiglio è ben accetto!!
Un abbraccio,
Chiara

HunterWhere stories live. Discover now