Capitolo 30 ~ Really Pissed Off

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Lo sentii caricare ancora l'arma, così mi preparai a ricevere il colpo.

Ma improvvisamente il fucile gli scivolò di mano, cadendo a terra con un tonfo sordo. Un rumore strano arrivò alle mie orecchie, così come strano fu il modo in cui sussultò subito dopo, il petto spinto in fuori. Dopodiché collassò a terra, privo di vita. Da dietro di lui emerse una figura maschile, ferma e risoluta, con una mano a mezz'aria. Da quella distanza si poteva notare qualcosa in quella mano, ma irriconoscibile al buio.

Ignorai il dolore alla spalla e mi diressi verso di lui, lentamente, vedendo che anche lui si stava muovendo. Ormai a pochi metri dal ragazzo, afferrò un oggetto dalla sua cintura, puntandomelo addosso. Una luce abbagliante m'investì, accecandomi.

-GESÙ CRISTO SANTISSIMO IDDIO!! Che cosa sono, i cancelli del paradiso?!?!- Mi coprii gli occhi con un braccio per preservare le mie povere retine. Sentii una risatina e la luce si spostò di lato, permettendo ai miei occhi di fissare in malo modo il tipo davanti a me.

Iniziai a riconoscere dei tratti del suo volto, erano familiari. Fu allora che lo riconobbi.

-Cosa ci fai qui? E che cos'hai nella mano?- Alle mie parole, puntò la torcia sul suo braccio, rispondendo silenziosamente alla mia domanda. Dopo aver visto cos'era, diversi conati mi scossero dall'interno, facendomi quasi rigettare tutto ciò che il mio corpo conteneva, organi compresi.

Gabriel stringeva nella sua mano sinistra un muscolo pulsante, rosso e grondante di sangue. Quest'ultimo colava a goccioloni sul pavimento.

Il cuore della guardia.

-Oh mio Dio!! Buttalo via!!- Lui rise, lanciando quel coso di lato, confinandolo in un angolino.

-Scusami per i miei modi, ma non c'è molto tempo per la gentilezza.-
-Perché mi stai aiutando?- Faticavo a fidarmi; in realtà, l'istinto di ficcargli un calcio in quel posto era stata la prima cosa che aveva fatto 'pop' nella mia testa. Proprio come avevo fatto non Joe.
"Joe!"
-Cos'è successo a Joe?-
-É scappato prima che potessi toccarlo. Sicuramente sarà andato dall'Alpha a fare il lecchino, dicendogli che gli sei sfuggita, e bla... bla... bla...- Esordì lui, roteando gli occhi. Eppure mi aveva detto che era stato torturato, quindi perché gettarsi così nelle braccia del nemico, sapendo di dover portare una notizia che sicuramente non sarebbe stata gradita?
"Bah, tutti matti."
-Ma perché mi stai aiutando?-
- Me l'hai già chiesto.-
-Però tu non mi hai risposto.-
-Ne parliamo più tardi.- Sbuffò, girandosi a controllare se l'aveva seguito qualcuno, quando fu sicuro che nessuno ci stava spiando, mi afferrò un braccio e iniziò a condurmi attraverso il corridoio. Mi faceva un male pazzesco alla spalla, ma cercai di ignorarlo, comportandomi come se niente fosse. Ma ad un certo punto vide in lontananza tre guardie di pattuglia camminare avanti e indietro, così mi trascinò con forza in un tunnel secondario.
Così facendo, mi causò una fitta più intensa, che fece spuntare nel mio campo visivo dei puntini neri. Sbattei più volte le palpebre, cercando di schiarirmi la vista. Fermai Gabriel, appoggiandomi al muro.
-Ehi, ti senti bene?- Si posizionò piú vicino a me, una mano sulla mia spalla sana e l'altra sul mio fianco.
-Sì, sto benissimo. Mi gira solo un po' la testa.- Mentii, non mi serviva un Gabriel più agitato del normale.
-Sicura? Sei pallida come un cadavere.-
-E tu come fai a saperlo? È tutto buio qui.-
-Vista notturna.- Mi diedi mentalmente una pacca sulla fronte per aver dimenticato una cosa del genere, dovevo essere ancora stordita dal morso di Joe, oppure il dolore mi stava offuscando la mente e i pensieri.

-Sì, hai ragione.- Mormorai, sbattendo ancora una volta le palpebre, inutilmente.

-Tu non stai bene.- Constatò lui, muovendosi in avanti per controllare il mio stato di salute, non potei evitare di sottrarmi al suo tocco: mi confondeva ancor più di quanto non facesse la ferita.

Gabriel sbuffò sonoramente, poi alzò una mano, chiedendomi: -Quante dita sono queste?-

-Tre. Dove vuoi arrivare?-

-E queste?-

-Sono sette. Possiamo piantarla con questo gioco infantile?-

-Tu non stai affatto bene: la prima volta le dita erano quattro, la seconda sei.-

Nascosi la sorpresa dietro a una maschera di indifferenza. –Pff, ti stavo assecondando.-

-Dimmi solo che cos'hai! Finiscila con tutta questa testardaggine!-

-Non sono testarda, si chiama sincerità.-

-Sì, certo.- Mi prese un braccio e fece per tirarmi verso di lui con l'intenzione di controllare di persona. Mi divincolai dalla sua stretta e lo guardai male.

-Smettila, sto bene!- Lui si ritirò improvvisamente, alzando le mani in segno di resa. Si fece da parte, come per dire "Dopo di te".

Feci solo qualche passo, prima che lui mi desse una poderosa pacca sulla spalla. Quella ferita.

-Porca pu*****!!!!!- Mi scappò un'imprecazione da Oscar.

Gabriel si bloccò di colpo, spostandosi dietro di me e facendo luce sul mio punto dolente.

-Sanguini, e anche tanto.-

-Grazie per la scioccante novità dell'anno. Sto bene.-

-Quindi se io provo a inserire un dito nella ferita...- Disse, eseguendo. -...tu non senti male, giusto?- I puntini neri aumentarono incredibilmente, e così anche il dolore.

-Togli subito quelle zampe dalla mia spalla o giuro che te le stacco via a morsi!- Sbottai, mentre la sua risata mi faceva innervosire ulteriormente.

-Ho appena strappato il cuore di una guardia dal suo petto senza battere ciglio, pensi davvero che mi faccia schifo estrarti un proiettile dal corpo?-

-Fallo e basta, allora! Tirami fuori quell'aggeggio prima che ti ammazzi!- Urlai, e lui eseguì. Ci mise un'eternità, l'avrei ucciso in quell'istante.

-Non riesco... a prenderlo...- Non risposi, se avessi aperto bocca avrei sputato fuori parolacce persino in giamaicano.

-Ecco, ci sono!- Esclamò, tirando fuori le dita dalla mia ferita, poi mi vece voltare verso di lui, mostrandomi l'affare di ferro.

-Come va?-

-Meglio.-

-La tua espressione non rispecchia molto le tue parole.- Scossi la testa, evitando di replicare.

-Senti, hai perso molto sangue e ne stai perdendo ancora...-

-Quindi? Come avete fatto con il morso di Jason?-

-Ehm...- Si passò una mano sul collo, indeciso sulla risposta da darmi. –Ecco... non sapevamo come guarirti, Jason è imprevedibile e, se provocato, anche impulsivo...-

-Vuoi andare al punto?-

Prese un gran respiro e si buttò. –Ti ho dato il mio sangue.- Quando vide che non accennavo a rispondergli, iniziò a dire: -Al...-

-Tu non hai idea di quanti schiaffi ti darei in questo momento.-

-Preferivi morire?- No, quello no. Però lo avrei preso a sberle lo stesso.

-Appunto.-

Si avvicinò a me ed estrasse un coltellino a serramanico dalla tasca dei suoi jeans. Feci un passo indietro, molto squilibrato. Lui passò la lama sull'interno della sua mano, provocandosi un taglio sanguinolento.

Mi afferrò la nuca e spinse il palmo contro la mia bocca.

*****

Ehilà! Finalmente ho pubblicato! Lo so che avevo detto 2-3 giorni, ma le cose si sono complicate, ho avuto verifiche su verifiche ogni giorno e non sono riuscita ad aggiornare presto come volevo, scusate.

Beh, che ne pensate del capitolo??

Fatemelo sapere nei commenti!!

Chiara ∞




HunterWhere stories live. Discover now