Capitolo 10 ♠️ Training & Squirrels

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Avanzò verso di me con passo sicuro. Forse un po' troppo sicuro.

«Finalmente mi degni della tua presenza.»

«Innanzitutto, modera il linguaggio e i toni, non tollero questo comportamento. Fallo di nuovo, e sei fuori di qui.» Ringhiò.

«Sono qui per fare un favore a voi. Sappi che per conto mio potete anche crepare qui e adesso.» Non era vero, ma non serviva che lo sapesse anche lui.

Vidi i suoi occhi colorarsi di un giallo intenso. Oops, l'ho fatto arrabbiare. È fin troppo facile.

-Tu non ti devi azzardare a dire cazzate del genere! Ora sei nel mio territorio, ti conviene capire bene qual'è il tuo posto.»

«Il mio posto in questo momento è molto più vicino a te,» Sussurrai con un sorriso ammiccante. Lo approcciai lentamente, tanto da vedere il suo petto muoversi in respiri affannosi. «così posso reciderti la carotide.»

Emise un ringhio profondo.. Improvvisamente mi strinse le braccia in una presa di ferro, da cui mi liberai con facilità. «Che pensi di fare?»

«Ti porto nella tua stanza, devi sistemare le tue cose.» Il suo tono era freddo e distaccato, tentava di reprimere la rabbia e... qualcos'altro.

«Dopo di te.» Gli feci cenno di proseguire. «Ma tieni giù le zampe.» Senza aggiungere altro, si voltò e si diresse verso la porta sul retro, entrando. Lo seguii in silenzio.

Mi condusse al piano di sopra e attraverso un lungo corridoio, prima di fermarsi davanti a una porta chiusa. Quando la aprì e mi lasciò entrare, trattenni un sussulto. Era bellissima, con un letto a baldacchino e una finestra a oriel, sporgente verso l'esterno. Notai che a destra del letto, a fianco del comodino in legno, c'era una porta dello stesso materiale, il bagno.

Sentii la porta chiudersi dietro di me e, quando mi girai, Christopher non c'era più.

Se n'era andato.

Ignorai l'amaro in bocca e mi buttai sul letto, era una nuvola. D'istinto chiusi gli occhi, ma dopo un paio di minuti decisi che non era il caso di perdere tempo.

Buttai in una cesta dei panni sporchi i vestiti che indossavo, sostituendoli con una camicia a quadri rossa e dei jeans neri. Tenni solo gli anfibi. 

Dopo essermi pettinata, scesi di sotto. Mi bloccai a metà delle scale quando sentii delle voci provenire da una porta chiusa situata lungo un corridoio. Mi concentrai per sentire cosa stavano dicendo.

«È una follia!»

«Non può stare qui! Ora sì che siamo in pericolo!»

«Perché prendi sempre decisioni così affrettate, senza nemmeno consultarci?!»

«Incosciente! Abbiamo sempre organizzato riunioni per questo genere di cose, e ora decidi puntualmente di ignorarle?»

«ORA BASTA!» Un urlo si levò al di sopra degli altri e zittì tutti i presenti.

Christopher.

Se mi trovava qui ad origliare potevo considerarmi morta. Corsi silenziosamente verso la mia stanza, raccattando più armi possibile per andare ad allenarmi nel bosco. Una volta preso tutto, sgattaiolai fuori, superando le scale, il corridoio e lo studio.

Corsi via, verso gli alberi.

Quando arrivai, il silenzio regnava sovrano. Iniziai con una corsa leggera, tintinnando ad ogni movimento per via dei pugnali e pistole che avevo addosso.

Ad un certo punto, sentii di essere vicina al confine massimo del territorio del branco, il quale stranamente non avevo percepito quando ero arrivata casa mia. Mi fermai e tornai indietro, ripercorrendo la strada appena fatta. Saltai sul tronco di un albero e, facendo leva sulle gambe per afferrare un ramo, mi sollevai in piedi su di esso per poi accovacciarmi in attesa di un rumore, un passo falso fatto da qualcuno che, ne ero sicura, mi stava spiando.

Poi eccolo, un sussurro.

«Non dovremmo essere qui.»

«Shh! Hai mai visto un cacciatore allenarsi?»

«No.»

«Appunto. Questa è la nostra occasione.».

Poi il fruscio di foglie calpestate e fu di nuovo il silenzio assoluto.

Li avevo sgamati, ma era il caso di farglielo sapere?

Divertiamoci un po' prima.

Saltai giù dall'albero e ripresi la corsa. Mi fermai e feci qualche esercizio di riscaldamento, flessioni e addominali. Poi impugnai l'arco e incoccai una freccia, tendendo la corda e mirando verso i rami degli alberi.

Spostai il braccio da destra a sinistra in cerca di una preda, un rumore a destra. Scattai in quella direzione e scoccai la freccia.

Il tonfo a terra dell'animale fu ben udibile. Avevo preso uno scoiattolo. Qualcuno inspirò bruscamente.

Ragazzini, così facilmente impressionabili.

«Cosa stai facendo?» Una voce interruppe i miei pensieri, mi girai e lo vidi: Ray.

«A te cosa sembra? Canto con gli scoiattoli.» Risposi ironica, scrutando la sua espressione corrucciata. Qualche risata soffocata arrivò da dietro i cespugli.

«Non puoi stare qui, è territorio di caccia.» Incrociò le braccia al petto. «In ogni caso quello scoiattolo ce lo prendiamo noi, tu non puoi tenerlo.» Un ghigno di vittoria si delineò sulla sua faccia. Lo avrei preso a schiaffi, non tanto per l'animale, ma per principio.

«Non toccare il mio scoiattolo!» Urlai, scandendo bene ogni parola.

Iniziai a correre verso l'animale proprio mentre lui faceva lo stesso. Afferrai lo scoiattolo prima di Ray, ma puntualmente lui mi buttò a terra. Tirandogli un calcio negli stinchi, mi rialzai e recuperai l'arco, dopodiché ricominciai a correre con l'intento di arrivare più vicina al branco.

Mi girai per guardare dietro di me, non vidi niente. Ma pochi istanti dopo un lupo saltò fuori dagli alberi, ringhiante e con la bava alla bocca. Mi ritrovai a correre per le stradine del centro abitato, quindi tutti videro una pazza con uno scoiattolo in mano inseguita da un lupo bavoso.

A un certo punto mi fermai e mi voltai. Sto davvero scappando? Io? Avanzai verso di lui, che nel frattempo mi aveva raggiunta, e gli tirai lo scoiattolo addosso, beccandolo in testa. Un ululato di dolore proruppe dalla sua gola.

Oops... dovevo aver beccato il vecchio bernoccolo. Mi venne da ridere a quel pensiero.

Mi saltò addosso con tutta la sua furia e mi atterrò, ma non appena toccammo il suolo rotolai di lato insieme a lui, ribaltando la situazione. Alzai un braccio per caricare il pugno–

«Ferma!» La voce di Christopher echeggiò fra le stradine, facendomi alzare lo sguardo, il braccio ancora sollevato.

In quel momento non mi importava più di niente, ero stanca di Ray e delle sue continue lune storte.

Veloce come una vipera, calai il braccio verso il lupo con tutta la mia forza, sentendo le sue ossa scricchiolare sotto le mie nocche.

HunterWhere stories live. Discover now